Cerca nel blog

lunedì 26 maggio 2025

Il vino nella tradizione cristiana

 Il vino nella tradizione cristiana


Il vino ha un ruolo profondamente radicato nella tradizione cristiana, sin dalle sue origini bibliche fino alla liturgia contemporanea. Esso è ben più di una semplice bevanda o di un prodotto agricolo: è un simbolo vivo, un linguaggio teologico e una presenza sacramentale. La sua ricchezza simbolica attraversa l'intera storia della salvezza, a partire dall'Antico Testamento, culminando nella figura di Gesù Cristo e nella celebrazione, cuore della fede cristiana. Il vino nell’Antico Testamento Nella Bibbia ebraica, il vino è frequentemente menzionato come segno della benedizione di Dio, simbolo della gioia e dell’abbondanza che il Creatore vuole donare all’umanità. Un esempio chiaro si trova nel Salmo 104, dove si loda Dio per aver dato «il vino che rallegra il cuore dell'uomo» (Sal 104,15). In questo versetto il vino è associato alla bontà del creato e alla cura provvidente di Dio per le sue creature. Allo stesso tempo, l’Antico Testamento non ignora i rischi connessi all’abuso del vino: l’ubriachezza di Noè (Genesi 9,20-27) rappresenta una delle prime storie bibliche dopo il diluvio, e rivela che anche i doni di Dio possono essere usati male, con conseguenze dolorose. I profeti, come Isaia e Amos, denunciano la corruzione e la dissolutezza dei ricchi che abusano del vino a scapito dei poveri, mostrando che l'uso sbagliato del vino può diventare simbolo di decadenza morale e spirituale. Tuttavia, il vino mantiene la sua carica simbolica positiva, legata alla promessa messianica. In Isaia 25,6 leggiamo che sul monte Sion il Signore preparerà un banchetto con vini eccellenti per tutti i popoli, segno del Regno futuro: «Il Signore degli eserciti preparerà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti». Questo banchetto diventa l’immagine del tempo escatologico, della comunione piena con Dio. Il vino nella vita Il vino assume un significato ancora più profondo nel Nuovo Testamento, soprattutto nella vita pubblica di Gesù. Il primo miracolo descritto nel Vangelo secondo Giovanni è la trasformazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana (Gv 2,1-11). Questo miracolo non è casuale: avviene durante una festa di nozze, simbolo dell’unione tra Dio e il suo popolo, e manifesta la gloria messianica di Gesù. La quantità e la qualità del vino prodotto da Gesù – sei giare da circa cento litri ciascuna – indicano la sovrabbondanza della grazia che Egli è venuto a portare nel mondo. Il vino nuovo è simbolo del tempo nuovo, dell’alleanza nuova fondata non più sulla legge, ma sull’amore e sul dono totale di sé. Cana è una profezia silenziosa della Croce: il vino che rallegra la festa anticipa il vino del calice, che sarà versato per amore. Gesù parla spesso del vino nelle sue parabole. Ad esempio, nella parabola degli operai della vigna (Mt 20,1-16), il padrone della vigna rappresenta Dio, e il vino è il frutto del lavoro condiviso nel Regno. Nella parabola degli otri nuovi (Mc 2,22), il vino nuovo è figura della novità del messaggio evangelico, che non può essere contenuto nei vecchi schemi religiosi. L’Ultima Cena Il significato più profondo e centrale del vino nella tradizione cristiana si trova nell’Ultima Cena. Durante quel pasto pasquale, Gesù prende il calice e pronuncia parole che cambiano per sempre il rapporto tra l’uomo, il vino e Dio: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28). Da quel momento in poi, il vino non è più soltanto un simbolo, ma diventa sacramento. Nel calice si compie un mistero di presenza reale: il vino è trasformato nel Sangue di Cristo. Questo è al centro della fede cristiana e della liturgia. Il vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo, si unisce al sacrificio di Cristo, che si offre per la salvezza del mondo. Il calice dell’Eucaristia è anche segno di comunione: i fedeli che partecipano a quel calice entrano in una relazione profonda e vitale con Cristo e tra loro. Come dice San Paolo: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo?» (1 Cor 10,16). Bere dallo stesso calice significa condividere non solo la fede, ma anche la vita stessa di Gesù, la sua passione, morte e risurrezione. Il vino nella liturgia e nella vita della Chiesa Nella celebrazione, il vino viene presentato sull’altare con parole cariche di significato: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo: lo presentiamo a te perché diventi per noi bevanda di salvezza». Qui vediamo l’unione del divino e dell’umano: ciò che è frutto della terra e del lavoro umano viene trasformato in dono di salvezza, in sacramento redentore. Il vino è presente anche nei riti della consacrazione dei sacerdoti, in alcuni sacramentali e nella benedizione delle tavole. Durante i secoli, i mistici e i santi hanno parlato spesso del vino come simbolo dell’amore estatico di Dio: basti pensare al Cantico dei Cantici, dove il vino è metafora dell’unione sponsale tra Dio e l’anima. Il vino come attesa del Regno Infine, il vino cristiano è proiezione verso il futuro, verso la pienezza della comunione con Dio. Gesù stesso, durante l’Ultima Cena, dice ai suoi discepoli: «Io non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel Regno del Padre mio» (Mt 26,29). Queste parole contengono una promessa: il vino bevuto è anticipo del banchetto celeste, immagine della gioia eterna. La celebrazione è, per la Chiesa, una finestra aperta sull’eternità. Il vino come rivelazione del mistero cristiano Nel vino, la fede cristiana riconosce molto più di un semplice elemento naturale: riconosce un dono di Dio profondamente carico di significati, una realtà che racchiude in sé la bellezza, la verità e la profondità del mistero cristiano. Il vino è anzitutto segno della gioia della creazione, simbolo di un mondo che Dio ha voluto buono e abbondante, un mondo in cui l’essere umano può gustare i frutti della terra e provare la letizia di vivere. Quando si guarda alla terra che genera la vite, al sole che matura il grappolo, al lavoro dell’uomo che raccoglie, pigia e custodisce il succo dell’uva fino a farlo diventare vino, si contempla, in quel processo, l’armonia della creazione e la collaborazione feconda tra l’uomo e il Creatore. Infine, il vino cristiano è anticipazione della gioia eterna del cielo. Ogni celebrazione è come un frammento di eternità che si apre nella temporalità: il vino che si beve sull’altare è segno e promessa della festa senza fine che Dio ha preparato per coloro che lo amano. Quando Gesù, nell’Ultima Cena, afferma che non berrà più del frutto della vite fino a quando non lo berrà nuovo nel Regno del Padre, ci invita a guardare oltre il momento presente, a vivere la liturgia come una soglia aperta sull’infinito. Il vino diventa allora attesa, speranza, nostalgia del compimento, sete di eternità. Ogni volta che il calice è alzato, si rinnova davanti agli occhi e al cuore dei fedeli non solo la memoria della Passione di Cristo, ma anche l’annuncio della sua Risurrezione e della vita nuova che ci attende. Il vino ci parla di una salvezza concreta, tangibile, incarnata: ci ricorda che Dio non è distante, ma vicino, presente nella nostra storia. È un Dio che ha scelto di manifestarsi nei segni più semplici, nei gesti più umili, nei simboli quotidiani – come il pane e il vino – per farsi riconoscere. Nel vino, dunque, si beve molto più del frutto della vite: si beve un mistero. Si beve il dolore trasfigurato, l’amore donato, la vita che vince la morte. Si beve la fede in un Dio che si fa nutrimento, in un amore che non teme di diventare sangue. Si beve, in definitiva, il mistero stesso dell’amore divino, che non si limita a promettere, ma si consegna, si versa, si offre interamente, lasciando nel calice il sigillo eterno della speranza cristiana.

Damiano Di Lernia


giovedì 8 maggio 2025

Corso di Esicasmo

Corso di Esicasmo 




 A chi si iscrive, la prima lezione, al fine di rendere più facile la comprensione delle lezioni successive contiene: 
 L'Esicasmo - introduzione 
 Compendio sull'esicasmo 

 Per il Corso chiediamo una donazione di almeno 150 euro 

 A coloro che si iscriveranno verranno mandati i seguenti libri: 



 Attraverso le pagine del libro “Racconti di un pellegrino russo”, immergiti nelle avventure spirituali di un’anima in cerca di Dio, scoprendo la bellezza della peregrinazione interiore e della ricerca della preghiera continua. Con questa donazione, ci aiuti a diffondere la saggezza e l’ispirazione di questo classico della spiritualità, aprendo le porte dell’anima al viaggio verso la profonda unione con Dio. 



L’essenza del silenzio: Esicasmo Trascendentale L’essenza del Silenzio: Esicasmo Trascendentale è un’opera che riflette sulla pratica dell’Esicasmo come un cammino spirituale profondo e universale. Attraverso una serie riflessioni, il libro ci conduce alle radici storiche e alle tradizioni del silenzio interiore, il ruolo della preghiera e della meditazione, e l’importanza della disciplina nella ricerca di unione con il divino. Fra Giovanni invita i fedeli a riscoprire il valore del silenzio come mezzo di conoscenza intuitiva e connessione con l’Essere, offrendo strumenti pratici per integrare l’Esicasmo nella vita quotidiana. Con un approccio accessibile e contemplativo, l’opera si propone come una guida per chi cerca un’esperienza autentica del sacro, affrontando le sfide spirituali del mondo contemporaneo e sottolineando l’importanza della comunità e della condivisione nel percorso esicastico. L’essenza del Silenzio si configura come un invito a immergersi nella profondità dell’interiorità e a vivere la spiritualità in modo rinnovato e significativo. 

Al Corso, che inizierà alla fine di maggio (stiamo creando una apposita piattaforma online sul sito), saranno ammessi soltanto le persone che ne avranno fatto domanda e avranno effettuato una donazione liberale a favore della Chiesa Ortodossa Italiana di almeno € 150 sul conto corrente bancario UNICREDIT BANCA – C.C.B. 103887904 – intestato a Chiesa Ortodossa Italiana – 
IBAN: IT59H0200805218000103887904 
 Oggetto: Contributo Corso Esicasmo 

 Per informazioni e adesioni: 
chiesaortodossaitaliana@gmail.com  
unisangiov.crisostomo@gmail.com 
accademia.ortodossa@gmail.com 

 tel. +39 0621119875 - +39 3917065512



La Confessione di Pietro

  La Confessione di Pietro (Matteo 19:13-20. Marco 8:27-30. Luca 9:18-21) Poi Gesù giunse nella regione di Cesarèa di Filippo e chiese ai su...