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domenica 31 dicembre 2017

EGITTO - Ennesimo attentato contro la comunità ortodossa 



Nell'indifferenza del mondo, e del Vaticano - che più che interessarsi del genocidio dei cristiani in terra islamica s'interessa a difendere i rohingya musulmani della Birmania scacciati dal paese dopo che che hanno preso  le armi per instaurare un sultanato islamico nello stato dello stato del Rakhine - continuano gli attacchi degli estremisti arabi ed islamici per estirpare la popolazione autoctona egiziana (copta) e cristiana (ortodossa) dalla Repubblica Araba d'Egitto. Si sta verificando quanto scritto nel Vangelo di Giovanni (16, 2-3) "verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3 E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me."
Gesù stesso aveva previsto la nascita di religioni protese verso l'odio contro il bene, il giusto e i fedeli del Padre, quando disse, come ci riporta il Vangelo di Matteo (24, 9-14) "...vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nomeMolti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno moltiper il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine."

sabato 30 dicembre 2017

Posizione della Chiesa Ortodossa Italiana su difesa della vita ed Aborto

Posizione della Chiesa Ortodossa Italiana
su difesa della vita ed Aborto

Difesa della Vita ed Aborto

La Chiesa Ortodossa Italiana ritiene che, come da insegnamenti biblici, evangelici e conciliari (*1): “l'uomo è fatto ad immagine di Dio al momento del concepimento" la vita umana deve essere difesa fin dal concepimento.
Fedele agli insegnamenti divini per i quali «Dio non ha fatto la morte, né si rallegra per la fine dei viventi!» (Sap. 1, 13), dei comandamenti “crescete e moltiplicatevi” (Genesi 1,27) e “non uccidere”(Esodo 20) e della Didachè dove è detto chiaramente: «Tu non ucciderai con l’aborto il frutto del grembo e non farai perire il bimbo già nato» (Capitolo II,2) la Chiesa Ortodossa Italiana, nel solco della tradizione vetero e neotestamentaria condanna la pratica dell'aborto procurato e volontario (aborto) come peccato grave contro la morale e la fede cristiana ed equipara l'aborto procurato all'omicidio.
Comma 3) Parimenti sono condannate le pratiche atte a procurare la sterilità, pratiche già condannate da S. Agostino d'Ippona: «Talvolta questa crudeltà libidinosa o questa libidine crudele giungono a procurarsi delle pozioni che rendono sterili. Se il risultato non viene raggiunto, la madre estingue la vita ed espelle il feto che era nelle sue viscere, di modo che il bimbo muore prima d’esser vissuto o, se il bimbo viveva già nel seno materno, viene ucciso prima di nascere» (*2). E' peccato grave, pertanto,sopprimere la fertilità usando anticoncezionali perché viene negato il significato inerente alla sessualità matrimoniale e pregiudicato l'unione della coppia.
Comma 4) I fedeli della Chiesa facenti parte del personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie sono tenuti a sollevare l'obiezione di coscienza e chiedere di essere esonerati dal prendere parte agli interventi per l'interruzione della gravidanza in quanto pratica contraria al diritto alla vita dell'embrione.

Note

(*1) - canone 91 del Concilio Trullano

(*2) - S. Agostino d'Ippona - De nuptiis et concupiscentiis

Sua Eminenza Filippo delle Terre di Roma
(al secolo Filippo Ortenzi)
Eparca del Lazio della Tuscia e delle Terre di Roma

martedì 26 dicembre 2017

dal terzo libro di Ezra
(canonico per gli ortodossi ma apocrifo per i cattolici )

Il potere delle donne

IV – 13, 25
Zorobabele(1) cominciò a parlare così: “Signori, il RE è grande, gli uomini sono potenti, e il vino è forte. Ma chi c'è che li domina e signoreggia tutti? Sono le donne. Le donne hanno generato il Re e tutto il popolo che domina il mare e la terra. E' da loro che sono nati; sono esse che hanno allevato coloro che piantano le vigne, dalle quali viene il vino. Son loro che fanno le vesti degli uomini e rappresentano il loro vanto: gli uomini non possono vivere senza le donne. Se essi ammassano oro, argento e ogni cosa preziosa, quando vedono una bella donna mettono da parte tutto ciò e pensano a lei: a bocca aperta la guardano e la preferiscono tutti all'oro, all'argento e a tutte le cose preziose. L'uomo lascia suo padre, che lo ha allevato, e la sua terra per attaccarsi alla sua donna. L'animo dell'uomo è con la donna ed egli non pensa più né al padre, né alla madre, né alla sua terra. Da questo voi dovete capire che le donne vi dominano; non vi affaticate e penate per consegnare tutto alle donne? L'uomo prende la sua spada e parte per lontane imprese, … per navigare sui mari e sui fiumi: affronta il leone, avanza nelle tenebre e … porta tutto all'amata. L'uomo ama più la sua donna che il padre e la madre. ….

(1) Zorobabele Zorobabèle (Zerubbabel o Sesbassar) è un personaggio biblico, discendente della Casa di David, guidò il popolo ebraico, dopo che l'imperatore persiano Ciro ne consentì la partenza, da Babilonia, dove erano stati deportati a Gerusalemme, dove diventò il nuovo Governatore della Giudea dove sotto l'influenza dei profeti Aggeo e Zaccaria riprese l'edificazione del secondo Tempio.

giovedì 21 dicembre 2017

LA SUCCESSIONE DINASTICA IN CASA SAVOIA: GLI ESECUTORI TESTAMENTARI NON HANNO MAI AVUTO LA FACOLTA’ DI RICONOSCERE DIRITTI SUCCESSORI


LA SUCCESSIONE DINASTICA IN CASA SAVOIA: GLI ESECUTORI TESTAMENTARI NON HANNO MAI AVUTO LA FACOLTA’ DI RICONOSCERE DIRITTI SUCCESSORI

Santuario di Vicoforte (CN)

Come è noto le salme del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena (di fede ortodossa) sono rientrate in Italia e tumulate nel cimitero di Vicoforte (CN). A seguito di questo importante evento ci sono state delle discussioni su chi è il legittimo successore del Re come Capo di Casa Savoia. Il 20 dicembre 2017, sul quotidiano “Il Giornale”, a pagina 10, è stato dedicato un articolo ad un documento, definito “inedito” sul ruolo di Capo della Real Casa di Savoia attribuito a Vittorio Emanuele. Il documento, indicato come “esclusivo”, è arci noto e venne redatto per permettere il ritiro dei Collari dell’Annunziata, custoditi in un caveau di un istituto, ritiro per il quale era necessario un documento con l’indicazione di una persona fisica, che lo qualificasse come soggetto avente la disponibilità degli stessi e potesse quindi adempiere le disposizioni testamentarie del defunto Re Umberto.  Ricordiamo che, secondo le volontà del Re Umberto II, espresse appunto per testamento, i collari dell’Annunziata sarebbero dovuti andare all’Altare della Patria, cosa che non avvenne e che però fu il solo motivo per il quale venne redatto il documento di cui si sta discorrendo. La rievocazione da parte de “Il Giornale” dell’atto scritto, nel dicembre 1983, dagli esecutori testamentari del Re Umberto II, atto al quale viene attribuito valore di conferma del suo presunto "ruolo dinastico quale unico Capo di Casa Savoia" è del tutto inconferente alla sostanza giuridica della cosiddetta questione dinastica.
Il fatto stesso che Vittorio Emanuele si aggrappi a tale documento è rivelatore della sua consapevolezza di non avere più, dal 1969, posizione, diritti e prerogative di carattere dinastico e di non essere successore di suo padre Re Umberto nelle prerogative e nella Dignità Suprema di Capo della Real Casa. Chi è, per l’automatismo proprio della successione - in Casa Savoia come in tutte le Case Reali del Mondo, ovviamente regolato dalle Leggi dinastiche e civili - Capo di una Casa, non ha alcun bisogno di farselo riconoscere dagli esecutori testamentari del defunto Padre e Sovrano.
Gli esecutori testamentari di Re Umberto "dovevano" o, meglio, avrebbero dovuto se ciò gli fosse stato permesso da Vittorio Emanuele, adempiere ai suoi legati testamentari. Va ricordato che il Re lasciò in eredità il proprio patrimonio, alla vedova e ai quattro figli senza alcuna distinzione fra di loro, secondo il vigente diritto di famiglia italiano. Mentre, come è noto, destinò oggetti altamente simbolici e rappresentativi a soggetti esterni alla Famiglia Reale: ad esempio la Sindone al Papa, i Collari dell’Annunziata al Vittoriano, la "Rosa d’Oro" della Regina Elena a San Giovanni Laterano, ecc.
"Dovevano" ma non poterono: infatti, un anno dopo la morte del Re, avvenuta il 18 marzo 1983, gli esecutori testamentari – Re Simeone II di Bulgaria, figlio della Regina Giovanna nata Principessa Reale di Savoia, e il Principe Maurizio d’Assia, figlio della Principessa Reale Mafalda di Savoia, cugini primi e Cugini Dinastici del Re – si dimisero dall’incarico, come risulta dal verbale del Consiglio di famiglia firmato dalla regina Maria José, dai quattro figli e dagli esecutori stessi, per l’impossibilità di adempiere ai mandati ricevuti dal Re Umberto a causa del comportamento messo in atto da Vittorio Emanuele, comportamento di totale ostruzionismo e contrario alle volontà paterne espresse nel testamento dell’ultimo Re d’Italia.
Una realtà ben diversa da quella che “Il Giornale” vorrebbe far apparire, anzi, controproducente per i sostenitori di Vittorio Emanuele.
Quanto agli attacchi rivolti al Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, Prof. Aldo Mola, evidentemente “Il Giornale”, che recentemente ha dedicato spazio ad eventi mondani curati da un’associazione omonima, evidentemente apprezza solo il lato “gossipparo” delle questioni inerenti il monarchismo o, meglio, uno pseudo monarchismo da avanspettacolo, e tralascia la serietà storica e il lavoro svolto in tanti anni, affidando i propri commenti ad “illustri storiografi”, come Pino Aprile, che appare essere più alla fantascienza che alla storia. Contenti loro. 

Sotto una foto dell'europarlamentare Mario Borghezio, unico politico italiano che è andato a Vicoforte per rendere omaggio alle spoglie dei Sovrani
Filippo Ortenzi

sabato 16 dicembre 2017

L'abete addobbato è una tradizione cristiana



L'usanza di addobbare un albero per festeggiare il Natale è una tradizione antica, risalente al 724 quando un Vescovo d’origine britannica, San BONIFACIO, apostolo dei germani (e attuale patrono della Repubblica Federale Tedesca) addobbò un abete sempre verde con candele accese per ricordare la nascita di Gesù Cristo, vera Luce del mondo. Tale tradizione si diffuse rapidamente tra le popolazioni germaniche, prevalentemente tra quelle che in seguito adottarono la riforma protestante luterana (Germania, Danimarca, paesi scandinavi e baltici).
Tallin, capitale dell’Estonia rivendica di essere stata la prima città al mondo dove è stato eretto un albero di Natale nella piazza principale nel 1441, primato conteso da un’altra città baltica, quella di Riga, capitale della Lettonia, che afferma che il primo albero di Natale è stato in realtà ivi eretto nel 1510, tanto che ha posto una targa scritta in otto lingue per affermare quanto sostenuto. Dal baltico dove convivono le chiese luterane ed ortodosse, la tradizione dell’albero di Natale si è estesa anche in Russia e nei paesi dell’Est. Da tempo però, la stampa e la cultura dominante, stanno scristianizzando la valenza dell’albero di Natale, sempre più slegato al significato religioso e associato a mere mode consumistiche, cercano di darne una origine acristiana e se non addirittura pagana. Vero è che nelle religioni pagane antiche, tendenzialmente animiste, quale quella celtica degli antichi Druidi, l’albero era considerato un elemento sacro, come è anche vero che nella religione norrena (germanico-vikinga) era venerato l’albero Idrasil o Albero dell’Universo che congiungeva il regno dei morti (Helheim) con il regno degli Asi o divinità nordiche (Asgard) e che il culto veniva effettuato nei boschi sacri, sotto le sacre querce, ma lì non si festeggiava addobbando l’albero a festa, ma praticando rituali di sangue, denominati blot, a favore delle divinità, sacrifici effettuati in tutti i paesi germanici e del nord Europa.

Sotto le querce sacre, ove venivano consultate come oracoli le maghe veggenti dette volur, i sacerdoti, chiamati godi effettuavano sacrifici di animali, soprattutto cavalli e maiali, le cui carni venivano bollite in grandi pentoloni (vds. il pentolone usato dal druido Panomarix del villaggio gallico di Armorica, nelle storie di “Asterix”) ed il sangue, che credevano contenesse poteri magici, veniva asperso sulle case e sui guerrieri, pensavano desse loro forza. In detti rituali cruenti, conditi con grosse bevute di birra ed altre bevande inebrianti consacrate dai godi che portavano i partecipanti ad uno stordimento e ubriacamento per entrare così in contatto con gli Dei, o con gli Elfi (una sorta di geni che vivono nell’aria e nelle foreste) spesso venivano effettuati sacrifici umani. L’albero pagano pertanto non ha nulla in comune con quello cristiano del Natale, l’uno è collegato a rituali di sangue e di morte, mentre l’altro a rituali di vita e di luce. Le cronache dell’epoca narrano che San Bonifacio San Bonifacio(venerato sia dai cattolici, che dai protestanti, che dagli ortodossi) affrontò i pagani che si erano riuniti presso la “sacra Quercia del Tuono di Geismar” per effettuare dei sacrifici umano al fine di ottenere la benevolenza del Dio Thor – Dio del Tuono e figlio di Odino, Re degli Dei, e di Jord, dea della Terra, particolarmente venerato dai guerrieri germani, gridando: “questa è la vostra Quercia del Tuono e questa la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor” e con una scure colpì l’albero sacro. Un vento si levò all’improvviso facendo cadere l’albero, che cadendo si spezzò in quattro parti. Dietro l’albero stava un piccolo abete e San Bonifacio disse che l’abete, albero il cui legno veniva utilizzato per costruire le case, sarebbe diventato il nuovo albero sacro e, quale albero di pace, avrebbe sostituito la quercia simbolo di guerra e di crudeltà. L’abete, da portare nelle case come simbolo di amore e bontà fu associato dal Santo Vescovo Bonifacio a Gesù Bambino e nella notte di Natale veniva addobbato con candele accese.
L’albero di Natale ha pertanto un’origine e un significato completamente diverso ed opposto a quello degli alberi sacri delle religioni pagane, semmai può richiamare quell’albero della vita posto al centro del Giardino dell’Eden o paradiso terrestre, del quale ci parla la Bibbia nel libro della Genesi (2.9). L’albero di Natale, per i cristiani, ricorda pertanto l’albero del Paradiso e rappresenta simbolicamente la Croce di Cristo, Salvatore dell’umanità, come recitato nella prefazione della liturgia dell’Esaltazione della Santa Croce dove vengono pronunciate le seguenti parole: “Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita , e chi dell’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo, nostro Signore” a significare che Gesù è venuto su questa terra per riconciliare l’uomo con Dio e a tal fine, l’abete, sempreverde e che se anche reciso mantiene a lungo colore e profumo, rappresenta l’albero della vita eterna. Nel medioevo gli alberi di Natale, denominati anche “alberi del Paradiso”, oltre che con le candele, cominciarono ad essere decorati con mele (richiamo biblico all’albero della conoscenza ed al superamento con Gesù del peccato originale), ai quali furono successivamente aggiunte, anche noci, castagne e a porre ai piedi dell’albero, anche dei dolci fatti con latte e miele, quale richiamo biblico alla terra promessa, o altri biscotti e soltanto in epoca successiva anche altri regali. La tradizione dell’albero di Natale in Occidente è più recente di quella del presepe (tradizione iniziata da San Francesco d’Assisi nella città di Greccio nel 1223) e si è sviluppata soltanto nel XIX secolo. In America fu portata dai coloni protestanti già all’inizio della colonizzazione europea, mentre in Austria fu introdotta nel 1816 a Vienna la prima metà dell’ottocento dalla principessa tedesca Enriette Alexandrine Friederike Wilmine von Nassau-Weilburg, moglie dell’Arciduca Carlo, Duca di Teschen, famoso generale austro-ungarico che sconfisse Napoleone nella battaglia di Aspem-Essling e in Francia nel 1840 dalla duchessa di Orléans. Sebbene in Occidente l’albero di Natale, come tante tradizioni reimportate dall’America, è entrato nel costume, spesso più consumistico che religioso, di tutte le popolazioni europee, non molti sanno che la Chiesa Cattolica lo ha visto per molto tempo con sospetto, tanto che è stato definitivamente sdoganato soltanto nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II che ha iniziato la tradizione di far mettere un albero di Natale in Piazza San Pietro. Non molti sanno che l’Italia è stata una delle prime nazioni a maggioranza cattolica dove è stata introdotta la tradizione dell’albero natalizio. Infatti il primo albero di Natale è stato addobbato a Roma nella seconda metà dell’ottocento per volere della Regina Margherita, l'amatissima moglie del Re Umberto I, resa famosa perché in suo onore i pizzaioli napoletani inventarono in suo onore la pizza Margherita (tipica pizza napoletana, condita con pomodoro, mozzarella, basilico, sale ed olio che ha certamente contribuito al riconoscimento della pizza napoletana come patrimonio culturale dell'umanità da parte dell'Unesco) ed il grande poeta Gesuè Carducci dedicò la celebre ode Alla Regina d'Italia.
Filippo Ortenzi
Rettore dell'Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo

martedì 28 novembre 2017


Corso di Formazione Liturgica Pastorale




La Chiesa Ortodossa Italiana al fine di preparare adeguatamente i fedeli che vogliano intraprendere la strada vocazionale per accedere agli ordini sacri di Accolito, Lettore, Ipodiacono e Diacono, oppure fare il Catechista o è un fedele che vuole approfondire la conoscenza delle liturgie e della pastorale propria della nostra Chiesa ha predisposto un Corso di Formazione  Liturgica e Pastorale, al fine della quale verrà rilasciato ai partecipanti il Corso, che viene effettuato per corrispondenza un Diploma di Formazione in Liturgia e Pastorale avente validità canonica per la nostra Chiesa.
Per aderire, inviare a questa email:
a) modulo allegato compilato e firmato;
b) un curriculum viatae dove sono riportati i titoli di studio conseguiti e fotocopia degli stessi (o autocertificazione)
c) fotocopia di un documento di riconoscimento.


Programma del Corso:
- formazione teologica di base
- testi sacri
- ritualistica
- modulistica
- norme di diritto canonico
- pastorale e marketing religioso

email: accademia.ortodossa@gmail.com
Rettore: S.Ecc. Rev.ma Filippo delle Terre di Roma (dott. Filippo Ortenzi)
Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita



Comma 1) L'Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita è la struttura Teologica della Chiesa Ortodossa Italiana  per la preparazione dei propri chierici, monaci e per i fedeli che vogliono approfondire la loro cultura religiosa al fine di curare la preparazione accademica nella conoscenza dell’ortodossia antica e contemporanea, con particolari attenzioni alle tradizioni storiche, liturgiche, teologiche, scientifiche, sociali, economiche, sanitarie, umanistiche e culturali.
Comma 2) Dall’Accademia, che potrà avere succursali in tutte le Eparchie ed Esarchie, dipenderanno a) le Scuole di musica sacra, b) le Scuole d’arte e di mestieri, c) i Seminari teologici per la preparazione dei chierici, dei monaci e dei catechisti.
Comma 3) L’Accademia costituirà Seminari teologici per la preparazione teologica del personale monastico nel settore dell’assistenza sociale, dell’educazione religiosa e del restauro del patrimonio artistico ed ecclesiastico, come anche delle Scuole di Musica Sacra per i cantori ecclesiastici; dei corsi religiosi per catechisti e per la direzione spirituale dei monaci.

Comma 4) L’Accademia è retta da Statuti propri.

giovedì 23 novembre 2017

Non dimentichiamo il prossimo

Non dimentichiamo il prossimo



Circa cinquemila uomini seguono Gesù, instancabili e speranzosi, avendo visto quello che egli sa fare.
Viene il momento in cui tutta quella gente deve pur mangiare.
Si trovano sulla riva del lago di Galilea, in un luogo isolato, e mentre Gesù pensa a dove trovare pane, l’apostolo Filippo si chiede come pagarlo, visto che “duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.
E per il gruppetto degli apostoli duecento denari sono una somma esorbitante, considerando che un denaro era la normale paga giornaliera di un operaio. Il vangelo prosegue con un altro apostolo, Andrea, il quale segnala che un ragazzo ha con sé cinque pani d’orzo e due pesci, rilevando tuttavia l’assoluta insufficienza di una tale risorsa.
Ma ecco il prodigio: Gesù fa sedere la folla sull’erba e fa distribuire quei cinque pani e due pesci, e bastano per tutti, anzi di più: solo con gli avanzi si riempiono dodici canestri. Visto l’accaduto, i beneficiari commentano: “Questi è davvero il profeta!”.
Individuano cioè in Gesù il Messia annunciato da secoli, il liberatore che doveva venire a risollevare le misere condizioni del suo popolo. In realtà non sbagliano nel riconoscere in Gesù il Messia, ma sbagliano la prospettiva, perché si aspettano da lui provvidenze tutte terrene: la libertà dalla dominazione straniera e benessere per tutti.
Sotto questo profilo la moltiplicazione dei pani e dei pesci può risultare ingannevole, perché sembra andare nella direzione delle attese, mentre Gesù ne fa la premessa per annunciare altro.
Tuttavia, anche con questo miracolo Gesù dimostra di usare la sua potenza sempre e solo a beneficio degli uomini, invitando i suoi seguaci ad operare in modo conforme, vale a dire a impegnare le loro capacità e possibilità a beneficio del prossimo.


lunedì 20 novembre 2017

              LA BIBBIA ORTODOSSA

La Chiesa Ortodossa Italiana: "riconosce come ispirata la versione greca dell'Antico Testamento detta dei Settanta o Septuaginta". Indicata con la sigla del numerale romano, LXX o, secondo la numerazione greca, con la lettera Omicron seguita da un apice O'. La Septuaginta è la versione della Bibbia commissariata dal Faraone Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.) alle autorità religiose del Tempio di Gerusalemme per la biblioteca di Alessandria, scritta da 72 eruditi (scribi), 6 per ognuna delle 12 tribù d'Israele. La Bibbia dei LXX costituisce tuttora la versione liturgica dell'Antico Testamento per le chiese ortodosse. Attualmente la Chiesa Cattolica e quelle Protestanti hanno abbandonato la Septuaginta in favore della versione masoretica ebraica, partendo dal concetto che la versione ebraica sia più vera di quella greca. Va ricordato però che la septuaginta fu scritta da eruditi ebrei ad Alessandria d'Egitto, per volere di un Faraone di stirpe greca, città cosmopolita con una numerosa comunità ebraica che parlava greco e che il testo masoretico è stato costituito, in ambito giudaico, molto successivamente (tra il I e il X secolo dopo Cristo, con forma più o meno completa del 300 d.C.). Alla stesura della Bibbia dei LXX vi erano eruditi di tutte le tribù israelitiche e non soltanto di quella di Giuda, ed infatti la Septuaginta probabilmente si basa su fonti premasoretici, come dimostra la vicinanza col Pentateuco Samaritano (per pura curiosità in Palestina ancora esistono) risalente al IV secolo a.C., pertanto è il più antico documenti giudaici adottati dalle Chiese cattoliche ed evangeliche.


mons.dott. Filippo Ortenzi
Rettore dell'Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo. 
email: unisangiov.crisostomo@gmail.com

Attestati Accademici

Attestati Accademici  alla prof. Tiziana Coppola e all'avv. Marco Tarelli La professoressa  Tiziana Coppola , brindisina, diaconessa del...