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domenica 25 agosto 2019

Chiesa Cattolica ovvero la "falsa chiesa delle tenebre"

Chiesa Cattolica 
ovvero la "falsa chiesa delle tenebre"
definizione data dalla Veggente Caterina Emmerich (Beata cattolica)
quando a Roma ci saranno contemporaneamente due papi

la veggente tedesca Anna Caterina Emmerich


Molti conoscono    la veggente tedesca Anna Caterina Emmerich, proclamata Beata della Chiesa Cattolica  il 3 ottobre 2004  da Papa Giovanni Paolo II.  La Emmerich nelle sue visioni vide il matrimonio tra Maria e Giuseppe e narrò, con dovizia di particolari ed episodi non presenti né nei vangeli sinottici che in quelli apocrifi la passione di Gesù. Tra le sue visioni vi è stata anche quella di vedere la casa di San Giovanni Evangelista e la Santissima Maria, madre di Dio, ad Efeso in un luogo, poi effettivamente trovato, alla fine dell'800 da alcuni archeologi tedeschi,  ed oggi oggetto di pellegrinaggi come Casa di Maria. Ma le profezie più inquietanti  riguardano  la fine della Chiesa Cattolica, che ha predetto che  sarebbe caduta in totale eresia e decadenza quando a Roma ci sarebbero stati contemporaneamente due papi (Profezia dei Due Papi del 13 maggio 1820). Profezia ritenuta irrealizzabile,  assurda e impensabile perché anche quando la cattolicità ha avuto due, o anche tre tra Papi e anti-Papi questi non sono stati mai, contemporaneamente, a Roma. Quando a Roma ci saranno due Papi, disse la Emmerich la Chiesa Cattolica sarà finita e sostituita dalla falsa chiesa delle tenebre, Della qual cosa si stanno accorgendo anche molti fedeli cattolici che sempre più numerosi, vedono nella nostra Chiesa Ortodossa Italiana l'ultimo ridosso per difendere la fede e l'unica alternativa alla Chiesa CattoComunista Vaticana.


Che l'attuale Papa rappresenti la liquidazione della fede cristiana se ne stanno accorgendo anche numerosi dei cattolici  come si denota anche da articoli quali: "L'AntiPapa Francesco, la Coena Domini e Stella Macedone: il nuovo stemma di Bergoglio annuncia l'arrivo di Lucifero" apparso sul sito cattolico Escogitur.it. Col suo piacere ai potenti della terra "Il mondo è sedotto e meravigliato dal suo atteggiamento" che, per San Giovanni il Teologo, nel Libro dell'Apocalisse (Ap. 13:3) è uno sei degni distintivi dell'Anti Cristo. E non sarà un caso l'elezione dell'ultimo Papa (il Papa Nero della profezia di Malachia) è stata accolta con entusiasmo dal Gran Maestro del G.O.I. Gustavo Raffi e dalla massoneria ebraica B'nai B'rith? Non sarà certamente un caso che il Maestro massone Vincenzo Bonanno, in un'intervista ad Abruzzoweb individua in Papa Francesco il Capo Ideale della Massoneria o il quotidiano Il Manifesto il leader mondiale della Sinistra? La nostra Chiesa, vieta ai membri del clero di avere ruoli in fratellanze massoniche ma  non fa di ogni erba un fascio e non proibisce ai massoni di frequentare i nostri riti religiosi perché pensiamo che la nostra prima mission sia la salvezza delle anime. Siamo sicuri che nelle Logge di San Giovanni o in quelle di rito scozzese dove permane una certa vicinanza templare, vi sono, conoscendone alcuni anche personalmente, gente di fede ma la maggioranza della massoneria ha una visione iniziatica ed esoterica con componenti gnostiche e luciferine. Se ciò non fosse non si comprenderebbe perché  Fabio Venzi, il Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia (l'unica riconosciuta a livello internazionale dalla Gran Loggia d'Inghilterra) nel suo libro L'ultima Eresia abbia, non a caso, messo in copertina il Lucifero di Franz Von Stuck? Ebbene il Venzi, dopo aver dichiarato che nella massoneria vi sono numerosi prelati cattolici individua nel Papa quel tiranno illuminato da loro auspicato. E perché il card, Gianfranco Rovasi ha tenuto a scrivere una lettera ai "cari fratelli massoni" sul quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore? E il suo messaggio dove afferma che musulmani e cristiano adorano lo stesso Dio (cioè o i cattolici adorano Allah o i mussulmani la SS Trinità) e a Natale faceva l'appello alla fratellanza tra etnie, religioni e per l'accoglienza ai profughi è piaciuto tantissimo alla massoneria, tanto che il Grande Oriente di Spagna ha invitato tutti i massoni ad unirsi all'appello del Papa, Per ultimo l'anello piscatorio il papa lo ha fatto fare allo scultore massone Enrico Manfrini, nello stemma episcopale di Bergoglio è presente il pentalfa massonico o stella a 5 punte (utilizzata anche dalle Brigate Rosse) e nella croce pettorale lo Spirito Santo sembra la colomba della dea Giunone e Gesù, più che al Messia rassomiglia al dio Pan (raffigurazione di Lucifero) e tiene le braccia incrociate come il Dio Osiride, immagini tipiche del culto luciferino. Per finire, ho scoperto sul libro Le confessioni di un Illuminato" dello scrittore itolo-americano Leo Zagami che nella successione apostolica di Papa Francesco c'è il cardinale Mariano Rampella di Tindaro, noto massone appartenente alla setta gnostica-esoterica e libertina denominata Ordo Templi Orientis di Aleister Crowley. Detto movimento magico occultista e satanista che ebbe la sua sede in Italia, e precisamente nell'abbazia Thelema a Cefalù (PA)  ha una derivazione ecclesiale denominata Ecclesia Gnostica Cattolica che si vanta di essere nella successione apostolica bergogliana. Qui habet aures audiendi audiat ossia "chi ha orecchie per intendere, intenda" ci ha detto Nostro Signore Gesù Cristo (Luca 8,8) e pertanto vi invito a riflettere su quanto me scritto in questo blog.


Filippo Ortenzi
Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo

giovedì 22 agosto 2019

Corpus Canonum della Chiesa Ortodossa Italiana

Corpus Canonum 
della Chiesa Ortodossa Italiana


La Chiesa Ortodossa Italiana si è dotata di un nuovo Codice di Diritto Canonico: il Corpus Canonum
Ecclesia Orthodoxa Italica che norma i seguenti argomenti: Titolo I – Norme Generali
Canone 1 – Disposizioni Generali
Canone 2 - Principio di giurisdizione territoriale
Canone 3 – Scopi
Canone  4 – Adesione e Fedeli
Canone 5 - Vocazione Missionaria della Chiesa

Titolo II – L’Organizzazione Centrale della Chiesa
Canone  6 – L’Organizzazione
Canone  7 – Organi Amministrativi Centrali
Canone  8 -  L’Arcivescovo - Metropolita
Canone  9 – Organismi Deliberativi Centrali
Canone  10 – Il Santo Sinodo
Canone 11 – attribuzioni del Santo Sinodo
Canone 12 – Commissioni sinodali
Canone 13  - Il Consiglio Nazionale Ecclesiastico
Canone 14 - Attribuzioni del Consiglio Nazionale Ecclesiastico
Canone 15 – Commissioni del Consiglio Nazionale Ecclesiastico
Canone 16 – Il Cancelliere e la Cancelleria
Canone 17 – Il Portavoce
Canone 18 – Il Camerlengo o  Tesoriere
Canone 19 – L’Avvocatura Apostolica
Canone 20 – La Curia Apostolica

Titolo III – L’Organizzazione Periferica della Chiesa
Canone 21 – L’Organizzazione Locale
Canone 22 – La Diocesi
Canone 23  – Prelatura Apostolica
Canone 24  – L’Esarcato
Canone 25 -   Il Consiglio Diocesano (o Esarchiale o della Prelatura Apostolica)
Canone 26 – La Curia Diocesana
Canone 27  – Il  Decanato (o Vicariato)
Canone 28 – La Parrocchia
Canone 29 – Il Clero parrocchiale
Canone 30 -  Il Consiglio Parrocchiale
Canone 31 – La Missione
Canone 32 – Rettorato
Canone 33 – Cappellania

Titolo IV – Organizzazione Monastica e Vita consacrata
Canone 34 -  il Monastero
Canone 35– Eremo e Lavra
Canon  36  – La Direzione del Monastero
Canone 37  - Società di Vita Apostolica
Canone 38 – Archimandritato o Abbazia Territoriale

Titolo V – Strutture Accademiche e Ministero della Parola
Canone  39 - Apostolato e comunicazione multimediale
Canone 40 – Strutture Accademiche della Chiesa
Canone 41 -  Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita
Canone 42 -   Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo
Canone 43 – Accademia San Nicola  di Myra

Titolo VI – I Chierici
Canone 44 – Clero
Canone 45 – Ordini Sacri
Canone 46 - Incardinazione
Canone 47 – Episcopato
Canone 48 – Sede Episcopale Vacante
Canone 49 – Presbiterato
Canone 50 – L’Esorcista
Canone 51 – Diaconato
Canone 52 – Ipodiaconato
Canone 53 – Lettorato
Canone 54 – Cantore
Canone 55 – Accolitato
Canone 56 - Catechiesta
Canone 57 - Sacrestano
Canone  58 – Elezione e nomina dei membri del Clero
Canone 59 – Doveri dei Chierici
Canone 60 – Escardinazione

Titolo VII – I Religiosi
Canone 61 – Vita Consacrata
Canone 62 – Monaci
Canone 63 – Oblati
Canone 64 – Confratelli
Canone 65 – Esclaustrazione, Espulsione, Dimissione dallo stato religioso

Titolo VIII – Le Associazioni di Apostolato
Canone 66 – Confraternite ed associazioni  di laici
Canone 67 –  Opera Ortodossa Mensa dei Poveri
Canone 68 – Confraternite del Buon Samaritano
Canone 69 –  Fraternità Ortodossa
Canone 70  - Associazione “ Orthódoxi proskýnima ”
Canone 71 – Confraternita Templare San Giacomo de Molay
Canone 72 – Confraternita San Michele Arcangelo

Titolo IX – La Dottrina Ortodossa
Canone 73 – Canone Biblico della Chiesa Ortodossa Italiana
Canone 74 - Credo
Canone 75 - Formula d'Unione
Canone 76 - Calendario liturgico
Canone 77– Riti Liturgici
Canone 78 – Feste e preghiere
Canone 79 - Giorni di penitenza e digiuno
Canone 80 - Eresie  condannate dalla Chiesa Ortodossa Italiana
Canone 81 – Difesa della Patria, Pace e Guerra
Canone 82  - Difesa della Vita ed Aborto
Canone 83– Posizione della Chiesa sui Trapianti
Canone 84 – La Riproduzione assistita – Genetica - Clonazione
Canone 85 -  Morale Sessuale
Canone 86 -  Difesa della Creazione

Titolo X – Gli Organi di Giustizia
Canone 87 – Tribunali Ecclesiastici
Canone 88 –  Il Tribunale Diocesano
Canone 89 – Tribunale Ecclesiastico Nazionale
Canone 90 – il Santo Sinodo quale organo giurisdizionale straordinario
Canone 91 -  Il Patrono Giudiziale
Titolo XI – Postulazione e glorificazione dei Santi
Canone 92 - La Postulazione dei Santi
Canone 93 - La Glorificazione dei Santi

Titolo XII – Sacri misteri – Sacramenti e Sacramentali
Canone 94 – I Misteri o Sacramenti
Canone 95 -  Sacramentali  (Consacrazioni e Benedizioni)

Titolo XIII – Diritto Matrimoniale
Canone 96 – Il Matrimonio Ortodosso
Canone 97 - Sul matrimonio del Clero
Canone 98 – Cause di separazione dei coniugi
Canone 99 - Seconde nozze
Canone 100 – Il Fidanzamento Ortodosso

Titolo XIV – dei delitti e delle pene
Canone 101 – La Legge Ecclesiastica
Canone 102 – Obblighi e diritti dei fedeli
Canone 103 – Le Sanzioni ecclesiastiche
Canone 104  – Delitti  contro la fede, l’unità, la libertà e l’autorità della Chiesa
Canone 105 -  Delitti ecclesiastici specifici
Canone 106 – Perdita dello Stato Clericale

Titolo XV – I luoghi di culto
Canone 107 - Luoghi sacri
Canone 108– Le Chiese 
Canone 109 – I Cimiteri

Titolo XVI – Disposizioni finali
Canone 110 - Legazioni Apostoliche
Canone 111 - Obolo di San Paolo
Canone 112 – Amministrazione della Chiesa
I membri del Clero ed i fedeli che intendano avere copia del Corpus Canonum contattino la nostra Chiesa a: chiesaortodossaitaliana@gmail.com tel 0621119875 oppure il Cancelliere padre Gregorio: gregorio.ortodossitaliani@gmail,com

domenica 18 agosto 2019

La questione del Filioque



La questione del Filioque 


      Noi Ortodossi consideriamo la dottrina latina del Filioque un errore gravissimo contro il dogma della Santissima Trinità. 
   Lo affermiamo perché l’attitudine orientale sul valore [vitale] di un dogma considera la protezione della verità di fede una questione di vita o di morte [più grande è la verità, più grande è l’ostacolo (B. Petrà)].  
     Il Filioque non è un dettaglio teologico insignificante che renderebbe inutile la controversia tra greci e latini, ma la verità che salva l’uomo oppure della falsità che imprigiona l’uomo nella menzogna e l’illusione.  
  I latini hanno elaborato questa dottrina per motivi apologetici, volendo salvaguardare la divinità del Figlio contro l’eresia ariana e semi-ariana ma andando assai oltre, rimarcando la partecipazione del Figlio alla spirazione dello Spirito Santo [subendo l’influsso di Ambrogio e Agostino].          Ciò indusse la Chiesa latina a inserire l’espressione Filioque nel simbolo/Credo. Pare che tale aggiunta risalga al V-VI secolo in Spagna, per poi diventare dogma in occasione del concilio Lateranense IV e dei concili unionisti [non riconosciuti dall’Ortodossia] di Lione e Firenze, senza tralasciare la decisione dell’Imperatore Federico II (1013). 
Come definire il Filioque?  
     Durante il Concilio di Lione (1274) fu dichiarato: Professiamo fedelmente e devotamente che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, non come da due principi ma come da un solo principio, non da due spirazioni ma da una sola spirazione.
        Con queste parole si vuole stabilire la partecipazione intrinseca del Figlio all’atto mediante il quale il Padre principia e spira lo Spirito, anche se non dice molto su come questo si realizzi. 
          Noi Ortodossi rigettiamo questo insegnamento, contrari fin dall’inizio sebbene non sempre esprimendoci con durezza [Massimo il Confessore (VII secolo) si espresse irenicamente sull’argomento] per due ragioni:  
1. Teologicamente, rileviamo come tale aggiunta modifichi l’equilibrio trinitario, perché la spirazione dello Spirito Santo non è più la proprietà della persona del Padre, ma la proprietà della natura, essendo la spirazione comune del Padre e del Figlio [la teologia trinitaria distingue adeguatamente soltanto le persone (la differenza) e la natura (l’unità o comunanza), ne consegue che le proprietà possono essere di due tipi: o proprie della persona in quanto tale (del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo) o proprie della natura (e dunque comuni)]. Se il Filioque fosse vero ciò significherebbe che lo Spirito Santo spira sé stesso con il Padre e il Figlio OPPURE che lo Spirito Santo non possiede una proprietà che invece hanno in comune il Padre e il Figlio, e dunque viene collocato in una posizione inferiore. Il Patriarca Fozio (seconda metà del IX secolo) ha sistematizzato gli argomenti contro il Filioque e rilevò come l’errore latino nascerebbe dal fatto che si passa in modo immediato dall’economia alla teologia, ovvero dalla modalità temporale della donazione dello Spirito [Gesù lo effonde] all’origine dello Spirito [nell’ambito interno della Trinità]. Riteniamo che i latini vedano lo Spirito Santo come spirato [effuso] dal Figlio dopo la sua risurrezione, e ciò sarebbe inclusione indebita perché il piano della manifestazione delle persone divine nella storia e quello della vita intima della Trinità sono diversi e non sovrapponibili. 
2. Ecclesiologicamente, l’aggiunta del Filioque al simbolo niceno-costantinopolitano è stata un’iniziativa unilaterale da parte latina, la quale s’attribuì l’autorità di andare contro il dettato conciliare che proibiva esplicitamente di aggiungere oppure togliere alcunché dalla professione di fede stabilita dai padri riuniti in concilio [Il simbolo esprime la fede dei padri, e correggerlo significa violarla distaccandosi da essa]. 

Marco Soranno 


mercoledì 14 agosto 2019

15 Agosto - Dormizione di Maria

15 Agosto - Dormizione di Maria

Apolitikion 
Nella maternità hai conservato la verginità
E nella dormizione non hai abbandonato il mondo,
o Madre di Dio;
sei stata trasferita alla Vita essendo madre della Vita
e con le tue preghiere liberi dalla morte le nostre anime.


Danza con gioia, o popoli!
Batti le mani con gioia!
Radunati oggi con fervore e giubilo;
Canta con esultanza.
La Madre di Dio sta per sorgere nella gloria,
Salendo dalla terra al cielo.
La lodiamo incessantemente nella canzone
come veramente Theotokos- Madre di Dio.

L’Ortodossia festeggia  la “Dormizione” (Koimisis, o “l’addormentarsi”) della Theotokos o Madre di Dio, perché nel concetto tipicamente ortodosso della deificazione dell’uomo   Maria non è solo colei che fu “prescelta” ma simboleggia la scelta che ciascuno di noi è chiamato a compiere in risposta alla divina iniziativa per l’incarnazione (ossia per la nascita di Cristo nei nostri cuori) e per la trasformazione (ossia per la conversione dei nostri cuori dal male al bene). Come san Simeone il nuovo teologo disse nel decimo secolo, noi siamo tutti invitati a diventare Christotokoi (generatori di Cristo) e Theotokoi(generatori di Dio). 

La festa fu introdotta dall'imperatore Maurizio, di Costantinopoli - Nuova Roma,  alla fine del VI secolo ed accolta anche dalla Chiesa latina, il secolo dopo da Papa Sergio I.

Riportiamo l'Omelia di San Gregorio Palamas sulla Dormizione di Maria

L’omelia di oggi è dettata dal desiderio di riversare nelle vostre pie orecchie un discorso di salvezza e …  pronunciare la lode delle grandezze della sempre vergine e Madre di Dio. … Se ‘è preziosa la morte dei santi’ [Sal 115, 6], e ‘la memoria del giusto è unita alla lode’ [Pr 10, 7], quanto più a noi si addice celebrare con le più alte lodi la memoria della santa tra i santi, per mezzo della quale ai santi fu trasmessa la santità, la sempre vergine Madre di Dio? Così noi facciamo in questo giorno di festa, celebrando la sua santa Dormizione, oggi avvenuta, e il passaggio all’altra vita con il quale lei, che era di poco inferiore agli angeli, superò incomparabilmente gli angeli, gli arcangeli, e tutte le superiori potenze celesti per la sua vicinanza a Dio e per le meraviglie che dall’eternità sono scritte di lei e in lei hanno compimento. Per lei sono le divine predizioni dei profeti posseduti da Dio, i prodigi che hanno prefigurato il futuro e grandioso miracolo della terra abitata, cioè della sempre vergine Madre di Dio. Vi furono mutamenti di stirpi e di eventi, che aprirono la strada perché si compisse in lei il divino mistero; per lei vi furono le disposizioni, i decreti dello Spirito, che in vari modi prefiguravano la futura verità. Per lei la fine, o piuttosto il principio e la radice delle meraviglie che seguirono, delle opere che Dio compì per Gioacchino e Anna, altissimi nella virtù, alla loro età; essi, sterili dalla giovinezza, avrebbero procreato nella vecchiaia avanzata, e la figlia che ne sarebbe nata avrebbe partorito senza seme di uomo colui che, senza tempo, era stato generato dal Padre prima del tempo; e poi coloro che così straordinariamente avevano procreato, avrebbero offerto in voto al donatore colei che in modo ancora più straordinario avrebbe partorito. Da questo degnissimo voto conseguì il trasferimento della Madre di Dio ancora bambina dalla casa del padre alla casa di Dio, e il suo mirabile soggiorno per non brevi anni nello stesso Santo dei santi, dove, per l’autorità degli angeli, ricevette un cibo ineffabile, che Adamo non gustò; non sarebbe infatti uscito dalla vita, come non uscì questa Tutta Santa, anche se figlia di Adamo. Sottomessa per un poco alla natura, essa, come suo Figlio, oggi si è trasferita dalla terra al cielo. 2. Ma dopo che essa ebbe ricevuto l’ineffabile nutrimento, seguirono la richiesta di nozze, densa di mistero, di questa Vergine, e il saluto insolito e più grande di ogni parola, dell’arcangelo disceso in volo dal cielo, gli ammonimenti e le esortazioni di Dio, rovesciamento e rimedio della maledizione che aveva colpito Eva e Adamo, e che la trasformarono in benedizione. Il re dell’universo, infatti, si innamorò della mistica bellezza di questa sempre vergine, come David aveva preannunciato [Sal 44, 12], e, abbassando i cieli, discese, la coprì con la sua ombra [Lc 1, 35], o, meglio, la potenza sostanziale dell’Altissimo prese dimora in lei. Non manifestò la sua presenza attraverso la caligine o fuoco, come fece per Mosè, colui che vide Dio, né attraverso turbine e nube, come fece per il profeta Elia, ma senza nulla nel mezzo, senza velo alcuno, la potenza dell’Altissimo coprì con la sua ombra il grembo purissimo e verginale, senza che nulla si frapponesse, né aria, né etere, né alcuno degli elementi sensibili o sovrasensibili. Non si tratta di un’ombra che discende, ma di un’unione reale. Ma poiché la natura di chi fa ombra è quella di imprimere la sua forma e la sua figura in chi l’ombra riceve, nel ventre di Maria non solo vi fu unione, ma anche concepimento di forma, e colui che prese forma dalla potenza dell’Altissimo e da quel grembo santissimo e verginale, era il verbo di Dio fatto carne. Così in modo indicibile pose la sua tenda in lei e da lei uscì, vestito di carne, il Verbo di Dio, ‘fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini’ [Bar 3, 38], rendendo divina la nostra natura, e, secondo il divino apostolo, donando a noi quelle cose sulle quali ‘gli angeli desiderano fissare lo sguardo’ [1Pt 1, 12]. Questa è la lode soprannaturale, la gloria, superiore a ogni gloria, di questa sempre Vergine, da cui sono vinti ogni mente e ogni pensiero, anche se fossero pensieri di un angelo. E quale parola sarebbe in grado di esprimere quello che avvenne dopo il parto ineffabile? Essa partecipò nell’agire e nel patire all’opera di quell’annientamento che è innalzamento del Verbo di Dio, e con lui a buon diritto fu glorificata e innalzata, sempre aggiungendo grandezza a soprannaturale grandezza. E anche dopo l’ascesa la cielo di colui che da lei aveva preso carne, continuò a magnificare, con fortissimo e molteplice esercizio, le grandezze al di sopra di ogni mente e di ogni parola operate in lei, con preghiere e amore rivolte a tutto il mondo, con consigli ed esortazioni rivolte a coloro che, in tutti i confini del mondo, proclamavano l’annuncio di Dio. Per tutti essa sola era forza e incitamento, da tutti udita e vista, e in ogni modo cooperava all’annuncio dell’evangelo; e così, con la mente e con la parola, diede prova di una vita che era tutta una milizia. 3. Per questo anche la sua morte, che la trasferì nella vita celeste e immortale, fu portatrice di vita e la sua memoria è festa gloriosa e universale celebrazione, che non solo rinnova le meraviglie della Madre di Dio, ma anche ricorda il comune e rinnovato accorrere dei santi apostoli che da ogni gente giunsero alla santissima sua sepoltura, gli inni di quei posseduti da Dio, che in essa glorificavano Dio, le cure e le danze degli angeli intorno a lei, e i loro servigi; essi la scortavano, la seguivano, l’aiutavano, si opponevano ai suoi nemici, la difendevano; con tutta la loro potenza cooperavano e cantavano insieme a coloro che in ogni atto veneravano quel corpo, principio della vita e culla di Dio, rimedio salvifico della nostra stirpe, gloria di tutta la creazione. essi combattevano e si opponevano con mano nascosta ai giudei che, in lotta contro Dio con mano e pensiero, l’aggredivano e la contrastavano alla presenza invisibile dello stesso Signore degli eserciti e Figlio di questa sempre vergine, che tributava alla Madre l’onore dell’esodo dal mondo terrestre. Nelle sue mani era riposto il soffio vitale di lei, che aveva portato Dio; per mezzo suo, dopo breve tempo, anche quel corpo a lui congiunto viene trasportato in un luogo celeste, dove è sempre vita, come si conveniva e in modo coerente alla sua vita dal principio fino a ora. Molti infatti di coloro che vivono nel tempo ottennero divina benevolenza e gloria e potere, cosicché anche David disse: ‘Per me sono stati molto onorati i tuoi amici, o Dio, molto è stato rafforzato il loro potere. Li conterò, ed essi saranno più numerosi della sabbia’ [Sal 138, 17-18]. Molti, come dice Salomone, acquistarono forza, ma costei tutti e tutte supera e sovrasta: di quanto, è impossibile dire. Essa sola infatti, stando nel mezzo fra Dio e tutta la stirpe degli uomini, rese Dio figlio dell’uomo, e rese figli di Dio gli uomini, fece della terra un cielo, rese divina la nostra stirpe; essa sola fra tutte le donne, per il suo ineffabile parto apparve, al di sopra della natura, madre per natura di Dio, regina di tutta la creazione mondana e sovramondana e così avendo innalzato da se stessa i suoi sudditi e reso celeste, da terrestre che era, la terra a lei sottomessa, partecipa a maggior dignità e più alto potere e, per il celeste volere dello Spirito divino, è l’altissima fra i sublimi e la beatissima regina della stirpe dei beati. 4. Ora essa ha quale sua dimora il cielo ed esso le si addice, come propria reggia alla quale oggi viene trasferita dalla terra, e sta alla destra del re dell’universo, avvolta da un abito ricamato d’oro, secondo quanto è stato detto di lei dal profeta salmista [Sal 44, 10.14]. Per abito trapunto d’oro intendi il suo corpo, attraverso il quale Dio risplende, ricamato da ogni specie di virtù; essa sola con il suo corpo glorificato ora Dio ha posto in cielo insieme con il Figlio; la terra, la tomba e la morte non potevano, infatti, trattenere fino alla fine quel corpo che diede principio alla vita e accolse Dio, dimora a Dio più cara del cielo e cielo dei cieli. Se infatti l’anima, nella quale abitava la grazia di Dio, sale al cielo, sciolta dai vincoli di quaggiù, come attraverso molti segni si è reso manifesto e come noi crediamo, come è possibile che quel corpo, che non solo accolse in sé il Figlio di Dio, eterno e unigenito, l’eterna sorgente della grazia, ma anche lo generò, non sia stato elevato dalla terra al cielo? Essa che, quando aveva soltanto tre anni, e non portava ancora dentro di sé il celeste abitatore, non ancora incarnato, abitò nel Santo dei santi e fu iniziata a tali e tante virtù così da essere veramente al di sopra del mondo terrestre, come sarebbe potuta diventare terra, soggetta alla corruzione? E come potrebbe darsi ragione di ciò chi con la ragione considera? Perciò il corpo che generò viene glorificato insieme al generato, e, secondo il cantico profetico [cfr. Sal 131, 8], ‘l’arca della sua santità’ risuscitò insieme con il Cristo risorto prima di lei al terzo giorno. Prova per i discepoli della risurrezione della Madre di Dio dai morti sono i lenzuoli e il corredo funebre, le sole cose lasciate nel sepolcro, le sole cose trovate in esso da coloro che erano venuti a cercare, come era accaduto prima, per il Figlio e Signore. Non era necessario che essa, come il suo Figlio e il suo Dio, rimanesse ancora un poco sulla terra e perciò fu subito trasportata dal sepolcro negli spazi del cielo, dal quale manda sulla terra luminosissimi e divini lampi di luce e di grazie, facendo luce di là su tutta la terra, venerata, ammirata e celebrata con inni da tutti i fedeli. Dio infatti volle creare un’immagine della sua assoluta bellezza e mostrarla nella sua purezza agli angeli e agli uomini; così creò costei, la tutta- bella, radunando tutti gli ornamenti di tutti i beni, visibili e invisibili, che aveva distribuito per adornare l’universo al tempo della creazione. Più ancora, Dio operò in lei una fusione di tutte le bellezze, divine, angeliche e umane, superiore ad entrambi i mondi e più alta fonte per essi di ornamento. Preso inizio dalla terra, essa giunse al cielo, congiungendo le cose di lassù a quelle di quaggiù, e il tutto abbracciando con le sue meraviglie; lei, che all’inizio è stata detta di poco inferiore agli angeli [cfr Sal 8, 6], intendo dire per aver gustato la morte, accresce in tutto l’eccellenza di Madre di Dio; perciò giustamente oggi tutto coopera e tutto insieme applaude per la celebrazione di questa festa. 5. Era dunque conveniente che colei che fece spazio in sé a colui che tutto riempie e che è al di sopra di tutto, oltrepassasse anch’essa il tutto, e fosse al di sopra del tutto con le sue virtù per la grandezza della sua dignità. E dunque quello che a tutti i buoni bastò dall’inizio dei tempi, e che, pur distribuito, li rese ottimi, e tutto quello che i beneficiati da Dio, angeli e uomini, hanno in parte, essa tutto radunò; essa sola porta a compimento il tutto e anche lo supera, per quanto è possibile dire e, al di sopra di tutti, ora possiede anche questo privilegio, quello di risuscitare dopo la morte e di vivere, essa sola, in cielo con il corpo insieme al suo figlio e suo Dio. Di là, in ricchissima misura, essa effonde la grazia su chi la onora, e dona la capacità di tendere a lei, che è vassoio sul quale vengono offerte tali grazie. E, nella ricchezza dei doni, per la sua bontà sempre più grandi, essa non arresta mai la sua munificenza e la sua magnifica generosità verso di noi. E se dunque uno rivolge lo sguardo a tale compendio e distribuzione di ogni bene, dirà che questo la Vergine lo compie con la virtù e per coloro che vivono secondo virtù, così come fa il sole con la luce sensibile per coloro che vivono sotto i suoi raggi. E se rivolge lo sguardo al sole che miracolosamente è sorto per gli uomini da questa Vergine, sole che tutto possiede e che per sua natura opera tutto quanto è per natura vicino a questa grazia, se dunque ad esso rivolge l’occhio della sua mente, la Vergine apparirà subito come un cielo divinamente tanto più preziosa di quanto è stato donato sotto il cielo e sopra di esso. Essa ha conseguito un’eredità di beni tanto maggiore, quanto il cielo è più grande del sole, e quanto il sole è più splendente del cielo. 7. Quale parola mai, o Vergine Madre di Dio, potrà descrivere la tua bellezza, splendente di luce divina? Non è infatti possibile rinchiudere i tuoi pregi nei confini dei ragionamenti e delle parole; sorpassano infatti mente e parola. Tuttavia è possibile celebrarti con inni, e tu, nel tuo amore per gli uomini, lo accetti; tu infatti sei il luogo di tutte le grazie, la pienezza di ogni perfezione, quadro e icona animata di ogni bene e di ogni virtù, perché tu sola sei stata ritenuta degna di ricevere tutti i carismi dello Spirito; o meglio, solo tu hai accolto miracolosamente nel tuo grembo colui nel quale sono i tesori di tutti i carismi, e, al di là di ogni ragionamento, sei stata la tenda partita oggi attraverso la morte verso l’immortalità e trasferita a buon diritto dalla terra al cielo, affinché nelle tende al di sopra del cielo tu sia sua compagna per l’eternità e là da lui ricevi l’eredità e, con la tua insonne intercessione, ottieni per tutti misericordia. Tanto più vicina a Dio è la Vergine di quanti a lui sono prossimi, di tanto maggiori doni è ritenuta degna la Madre di Dio in confronto a tutti, e non mi riferisco solo agli uomini, ma anche a tutte le gerarchie celesti. Infatti riguardo all’ordine di queste schiere dell’alto, Isaia scrive: ‘E i serafini stavano intorno a lui’ [Is 6, 2]. E ancora, riguardo a lei, David dice: ‘Stette la regina alla tua destra’ [Sal 44, 10]. Notate la differenza della posizione? Da questa potete vedere anche la differenza della disposizione secondo la dignità: intorno a Dio infatti stanno i serafini, ma vicino a lui sta soltanto la regina dell’universo, la quale riceve ammirazione e lode da Dio stesso, che la proclama simile alle potenze che lo circondano, e dice, come è detto nel Cantico dei cantici: ‘Quanto sei bella, amica mia’ [Ct 4, 1]! Più lucente della luce, più fiorita dei giardini divini, più adorna di tutto il mondo, visibile e invisibile. E non solo ‘amica’, ma tu che stai ‘alla destra’; dove infatti il Cristo siede nei cieli, cioè alla destra della Maestà [Eb 1, 3], là sta anch’essa, ascesa oggi dalla terra al cielo; non solo perché desidera ed è desiderata più di tutto, e per le stesse leggi della sua natura, ma perché è veramente suo trono. Questo trono vedeva anche Isaia in mezzo alla danza dei cherubini [Is 6,1-3], e diceva che era alto e sublime, volendo dimostrare che il trono della Madre di Dio sovrastava i troni delle potenze angeliche. Perciò essa guida gli angeli che lodano Dio e dicono: ‘Benedetta la gloria del Signore dalla sua dimora’ [Ez 3, 12]. E Giacobbe il patriarca, che questo luogo vide in enigma, disse: ‘Terribile è questo luogo! È davvero la casa di Dio e la porta del cielo’ [Gen 28, 17]. E d’altra parte Davide, unendo a sé il popolo dei salvati e valendosi di essi come di corde o di suoni differenti, armonizzati da stirpi diverse in un’unica fede da questa sempre Vergine, intona la melodia in un inno nel quale tutte le armonie si congiungono, dicendo: ‘Ricorderò il tuo nome di generazione in generazione; per questo le genti canteranno le tue lodi nei secoli, e nei secoli dei secoli’ [Sal 44, 18]. 7. Vedete come tutta la creazione canta le lodi della Madre di Dio, e non nei tempi che sono passati, ma nei secoli e nei secoli dei secoli? È dunque possibile da qui capire che essa non cesserà per tutto il tempo di beneficare le creature, non solo quelle che sono come noi, ma anche le gerarchie immateriali e soprannaturali, poiché anche queste, insieme a noi, per mezzo di lei sola possono divenire partecipi di Dio e toccare Dio, quella intoccabile natura. Isaia, col suo sguardo lontano, lo manifestò: non aveva visto infatti il serafino prendere il carbone dall’altare dei profumi senza alcun mezzo, ma con una tenaglia [Is 6, 69], e con essa toccò anche le labbra del profeta, purificandolo; questa della tenaglia era la stessa grandiosa visione che ebbe Mosè, il roveto ardente che non si consumava [Es 3,2]. E chi non sa che la madre Vergine è quel roveto e quella tenaglia e che accolse in sé, senza incendiarsi, il fuoco divino, mentre l’angelo si pose a servizio del concepimento e colui che prende su di sé il peccato del mondo per mezzo di lei si unì al genere umano, e, attraverso l’ineffabile unione, ci diede la purificazione? Essa sola è il confine tra natura creata e increata e nessuno potrebbe andare a Dio se da lei non fosse illuminato di splendore divino: ‘Dio sta in mezzo ad essa; non vacillerà’ [Sal 45, 6]. E se le ricompense vengono date secondo la misura dell’amore per Dio, e se colui che ama il Figlio è amato da lui e dal Padre suo, e diviene dimora di entrambi, che, secondo la promessa del Signore, misticamente in lui dimoreranno e con lui cammineranno, chi potrebbe amare costui più che la Madre, essa, che non solo generò questo come figlio unigenito, ma da sola lo generò, senza conoscere uomo? E in tal modo raddoppiato in essa è l’amore, poiché non vi è un altro che lo condivida. Chi più della Madre sarebbe amato dall’Unigenito, ineffabilmente nato da lei sola negli ultimi tempi, come, prima del tempo, era nato dal solo Padre? E come non sarebbero stati moltiplicati in modo degno anche gli onori a lei dovuti per legge da parte di colui che era disceso dal cielo per dare compimento alla legge? 8. Come dunque per opera di lei sola Cristo soggiornò fra noi e ‘fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini’ [Bar 3, 38], lui che a tutti era invisibile prima di incarnarsi in essa, così, anche nell’incessante volgere dei tempi, ogni progresso di luce divina, ogni svelamento di misteri divini, ogni visione di doni spirituali a nessuno sarebbero concessi senza di lei. Essa per prima accolse la pienezza che il tutto attraversa, fa sì che da tutti possa essere accolta, distribuendola a ciascuno secondo le sue capacità, in conformità e in misura della sua purezza. E così essa è lo scrigno e l’amministratrice della ricchezza di Dio. E siccome è legge eterna dei cieli che gli inferiori, attraverso i più grandi, divengano partecipi di colui che è e ha sede nel cielo, se la Vergine Maria è incomparabilmente più grande di tutti, attraverso di lei avranno parte quanti saranno partecipi di Dio, e quanti conoscono Dio saranno portatori di lei, che è terra dell’Incontenibile; e, dopo Dio, lei celebreranno con inni quanti elevano inni a Dio. Essa è causa anche delle cose che furono prima di lei, guida di coloro che verranno dopo di lei, garante dell’eternità. Essa è oggetto dei canti dei profeti, capo degli apostoli, fortezza dei martiri, cattedra dei maestri. Essa è la gloria di chi vive sulla terra, la gioia dei celesti, l’ornamento di tutta la creazione. Essa è principio, sorgente e radice dei beni ineffabili, culmine e perfezione di ogni santità. 9. O Vergine divina che ora sei in cielo, come posso enumerare tutte le tue magnificenze? Come posso glorificare te, tesoro di gloria? Anche solo il ricordo di te santifica chi se ne vale; anche solo un cenno a te rivolto rende più luminosa la mente, che subito si innalza ad altezza divina; attraverso di te si fa penetrante l’occhio della mente; per opera tua si fa splendente lo spirito per la venuta dello Spirito divino. Tu sei tesoriera e dispensatrice di grazie, e non le trattieni per te, ma colmi di grazia l’universo; il tesoriere di tesori inesauribili, infatti, sorveglia perché siano distribuiti. A che scopo terrebbe rinchiusa una ricchezza che non diminuisce? Distribuisci dunque doviziosamente a tutto il tuo popolo, alla tua eredità, la tua misericordia e le tue grazie, o Signora. Sciogli i vincoli dei mali che ci imprigionano! Tu vedi da quanti e quali mali siamo oppressi, nostri e altrui, esterni e interni. Trasforma tutto in meglio con la tua potenza, conciliando fra loro quelli che vivono all’interno della città e hanno uguale stirpe, allontanando quelli che, dal di fuori, li assalgono come bestie selvagge. Alle nostre passioni opponi il tuo soccorso e la tua medicina, distribuendo alle anime e ai corpi la tua grazia, ricca e sufficiente per tutte le necessità; e se non progrediamo, facci avanzare tu, e agisci in misura tale che, salvati e rinvigoriti dalla tua grazia, possiamo rendere gloria al Verbo anteriore al tempo, che da te prese carne per noi, insieme con il Padre suo senza principio e lo Spirito datore di vita, ora e sempre e per i secoli senza fine. Amen.


San Gregorio Palamas

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Né la tomba, né la morte prevalsero sulla  Theotokos – Madre di Dio,
Che intercede  costantemente per noi nella preghiera e rimane immutabile speranza nelle nostre necessità.
Per essere la madre della Vita,
Fu tradotta in vita da Colui che dimorava nel suo grembo verginale.

Oggi l'universo danza con gioia nel tuo glorioso memoriale,
E grida a te, o Madre di Dio:
"Rallegrati, o Vergine, orgoglio dei cristiani!"



martedì 6 agosto 2019

6 agosto - Festa della Trasfigurazione di Cristo

6 agosto - Festa della Trasfigurazione di Cristo

Matteo 17:1-8

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

Marco 9:2-9


2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5 Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7 Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». 8 E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.


Luca 9,28-36

La trasfigurazione
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. 32 Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui. 33 Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. 35 E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». 36 Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.


Apocalisse 1:13-18

13 e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. 14 Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; 15 i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. 16 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.

17 Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, 18 e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades.


2 Pietro 1:16-19 

La parola profetica

16 Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17 Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». 18 Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19 E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.

La Trasfigurazione di Cristo è una delle grandi feste dell'Ecumene Ortodosso e ricorda Gesù che, insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sale sul Monte Tabor dove gli apparvero i profeti Elia e Mosè e fu trasfigurato da una luce immensa lasciando allibiti e spaventati i discepoli. Questo evento mostra la divinità di Cristo, così che dopo la sua Ascensione i discepoli avrebbero capito che era veramente lo splendore radioso del Padre  e che la sua Passione era volontaria come si evince dal brano di Marco  (9: 2-9) sopra riportato.
Questo evento è stato oggetto di alcuni dibattiti tra San Gregorio Palamas e il vescovo cattolico calabrese BarlaamBarlaam credeva che la luce che splendeva da Gesù fosse  luce creata, mentre Gregorio sosteneva che ai discepoli fosse data la grazia  di percepire la luce non creata di DioCiò sosteneva l'argomentazione più ampia di Gregorio secondo cui, sebbene non possiamo conoscere Dio nella sua essenza , possiamo conoscerlo nelle sue energie , come si rivela. (Orthoxviki)

INNI

Troparion
Sei stato trasfigurato sul Monte, o Cristo Dio,
Rivelare la tua gloria ai tuoi discepoli per quanto potevano sopportarla.
Lascia che la tua luce eterna risplenda su di noi peccatori!
Attraverso le preghiere del Theotokos, o Donatore di Luce, gloria a Te!
Kontakion
Sulla montagna eri trasfigurato, o Cristo Dio,
E i tuoi discepoli videro la tua gloria per quanto potevano vederla;
In modo che quando ti avrebbero visto crocifisso,
Capiranno che la tua sofferenza è stata volontaria,
E proclamerebbe al mondo,
Che sei veramente lo splendore del Padre!

giovedì 1 agosto 2019

492 anni fa saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande

492 anni fa  saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande
Santi Giustiniano e Teodora - mosaico basilica di Ravenna

Il 1 agosto 527 salì al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore romano Giustiniano I  (Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus) nato 45 anni prima a Tauresio in Darcalia (i darcani erano una tribù illirico-albanese stanziata nei territori del Kossovo e di parte della Macedonia del Nord) . Giustiniano, fautore della Restauratio Imperi  cercò di riportare l'unità nell'Impero riconquistando , grazie ai valorosi generali Belisario e Narsete, territori occidentali occupati dai barbari (dai vandali in Africa, dai visigoti in Spagna e dagli ostrogoti in Italia).
L'impero Romano ai tempi di Giustiniano

Oltre che per l'attività militare atta a riunificare tutti i territori dell'Impero Romano, l'azione di Giustiniano I Il Grande è stata determinante per porre quelle basi del diritto civile che sono alle radici della nostra civiltà cristiana ed occidentale. A lui si deve la redazione del Codex , del Corpus Iuris Civiliis, delle Istitutiones e delle Novallae constitutiones che sono le fondamenta anche della giurisprudenza moderna. 

Fervente cristiano mandò missionari a convertire popolazioni barbare, come gli Eruli, gli Unni del Don. gli Abasgi, i Tzani. Mandò missionari tra le tribù arabe dei Nabatei e tra le popolazioni dell'attuale Yemen. A lui si deve la costruzione della Basilica di Santa Sofia (Agia Sophia) che è stata per secoli la sede del Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli (nel 1453 dopo la caduta di Costantinopoli fu trasformata in moschea e da Kemal Ataturk in un museo di Istambul). Durante il suo Regno cercò di sradicare  le religioni non cristiane dai territori dell'Impero (giudaismo, samaritanismo, paganesimo, manicheismo ...) e di combattere le eresie che stavano minando l'unità religiosa della Cristianità, principaalmente il monofisismo. Intervenne anche in campo religioso con Editti sulle eterodossie e di scomunica contro quei vescovi, come Antimo di Costantinopoli e Severo di Antiochia che avevano aderito all'eresia monofisita (dal greco  monos unica e physis natura). Per la sua difesa dell'Ortodossia e contro il dilagare delle eresie è stato, unitamente all'imperatrice Teodora, sua consorte, glorificato come Santo dalla Chiesa Ortodossa. Contro i monofisiti indisse il II Concilio Ecumenico di Costantinopoli dove furono condannate dette false dottrine delle quali era il massimo teologo l'archimandrita greco Eutiche. Di Giustiniano parla anche Dante nella Divina Commedia dove lo pone, giustamente, in Paradiso.
Filippo Ortenzi
vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma

P.S.
Le dottrine monofisite non hanno, storicamente, mai atticchito in Italia, salvo che nel gennaio di quest'anno, su imput del Capo della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala mons. Antonio Parisi (nome religioso Cosma) e del Primate della stessa prof. Alessandro Meluzzi, detta Chiesa ha firmato una intercomunione col Patriarcato europeo della Chiesa Etiope Tawahedo (in lingua geez: di una sola natura)
firma di intercomunione tra la Chiesa di Meluzzi e quella Tawahedo etiope

Le Chiese che accettano l'eresia monofisita (talvolta detta miafisita) sono quella copta d'Egitto, quella Tawaedo d'Etiopia ed Eritrea e quella siro-giacobita e la loro comunione è detta della Chiese Antico-Orientali.
Al fine di confiutare ogni dubbio sulla scelta cristologica dei parisiani, gli stessi hanno modificato il logo della Chiesa aggiungendo Antico Orientale a quello di Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, nonchè quello della Chiesa Copta il cui Papa nonché Patriarca di Alessandria d'Egitto ne è la massima autorità a livello mondiale.

Attestati Accademici

Attestati Accademici  alla prof. Tiziana Coppola e all'avv. Marco Tarelli La professoressa  Tiziana Coppola , brindisina, diaconessa del...