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lunedì 30 novembre 2020

San Nicola di Myra. Il vescovo che diventò Babbo Natale.

San NICOLA di Myra...

il vescovo che diventò Babbo Natale !

 

San Nicola ha affascinato il medioevo non meno del nostro tempo storico. Egli durante la vita si prese carico di orfani, vedove e gente perseguitata. Per questo, ancora oggi, egli continua a portare doni, e con essi  gioia e serenità alle genti del mondo, ma ha assunto le sembianze poetiche di: Babbo Natale e Santa Claus.

 

Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Divenuto vescovo di Myra nel 300, in un periodo in cui tutti i cristiani erano perseguitati, fu imprigionato ed esiliato da Diocleziano. Quando Costantino nel 313 permise il culto del cristianesimo, Nicola fu liberato e riassunse la carica di Vescovo di Myra. Dopo la sua morte (il 6 dicembre di un anno compreso tra il 340 e il 352), il suo corpo fu seppellito a Myra, e in seguito traslato a Bari da 62 marinai pugliesi. San Nicola divenne uno dei santi più venerati dai cristiani Ortodossi dell’Impero Bizantino: oggi è patrono della Russia e della Grecia, oltre che della città di Bari.

Intorno al secolo XI i marinai normanni lo elessero a loro protettore, contribuendo alla diffusione capillare del culto anche in Francia, in Germania, in Olanda e in Inghilterra.

San Nicola ispirò numerose opere letterarie e musicali: la “Liturgia di San Nicola” (secolo X), il dramma “Legenda Aurea” di Iacopo de Varagine (‘200), che nel 1438 fu tradotto in inglese sotto il titolo “The Gilte Legende”, ed altri componimenti di vario genere. Durante i secoli successivi il culto di San Nicola fu portato dai coloni olandesi anche nel Nuovo Mondo, a New York (allora New Amsterdam).

A Bari le spoglie di san Nicola vennero collocate in una chiesa cittadina, ma era una sistemazione provvisoria, il 29 settembre 1089 esse trovano sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente. Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, e sede dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola. Nella cripta c’è anche una cappella orientale, dove i cristiani ancora “separati” dal 1054 possono celebrare la loro liturgia. Nicola di Mira, divenuto Nicola di Bari, è veramente  un santo per tutti i millenni

Durante la vita si prese cura dei poveri. La sua fama di generosità deriva dalla vicenda che lo vede benefattore di tre ragazze, le quali rischiavano di finire come prostitute non essendo il loro padre in grado di pagare i debiti da cui era gravato.

Quando San Nicola lo venne a sapere, per tre notti consecutive gettò nella finestra della stanza da letto delle figlie borsellini di monete salvandole da un destino infausto. Il padre pagò i debiti e gli rimasero anche  i soldi per le doti delle tre figlie. Per questo motivo le ragazze nubili che hanno il desiderio di sposarsi pregano San Nicola.

Durante la sua permanenza a Bari, salvò la vita ad alcuni marinai, per cui con l’attributo dell’ancora viene venerato come patrono dei marinai e dei commercianti. San Nicola protesse inoltre i pescatori e nell’Europa centrale i traghettatori, si curò dei ponti e protesse dalle alluvioni.

Il giorno della festa di San Nicola – il 6 dicembre – da allora fu associato alla ricchezza e alla prosperità.

Legato alla vicenda delle tre ragazze è rimasta legata al Santo la modalità della presentazione dei doni, generosi e di nascosto !  Si è instaurata l'usanza, a seconda dei vari paesi, di  presentare i doni o buttandoli dal camino, o nella calza, o nella scarpa.

San Nicola (St. Nicolaus o Santa Claus) porta i regali ai bambini in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Svezia e in altri paesi, ma non a Natale,  bensì in occasione della sua festa, il 6 dicembre. Lo sfruttamento commerciale della icona di Santa Claus, ha creato una sorta di contrapposizione con il Natale del Signore, facendo erroneamente coincidere la venuta del Babbo Natale ( Santa Claus) portatore di doni con la nascita di Cristo. Facendo un pò d'ordine con le date, si può tranquillamente lasciar continuare a sognare i bambini aspettando Babbo Natale! Magari il 6 Dicembre!

A Bari l’8 maggio si festeggia la traslazione delle ossa di San Nicola con un corteo storico ed una “regata” sul mare con le barche cariche di gente che vanno verso la statua del santo (le reliquie del Santo si trovano nella cripta della Chiesa di San Nicola sul Lungomare di Bari, dedicato all'Imperatore Augusto).

I devoti da sempre fanno ricorso al Santo per chiedere la salute del corpo e dello spirito, mediante il pio uso della manna, liquido odoroso che si crea nell'urna ove sono conservate le sue ossa. Quella che si distribuisce ai fedeli è acqua benedetta con una piccolissima quantità di manna pura.  Questa composizione viene conservata in bottigliette, viene usata come bevanda oppure per aspergere le parti malate del corpo. La manna di San Nicola, questa sua singolare reliquia, è fonte di speranza e salute per quanti vi ricorrono con fiducioso abbandono in Dio attraverso la devozione al Santo.

☦ Padre Gianni

Sesso disabile, anima e corpo

 

Sesso disabile, anima e corpo

Il cortometraggio americano Breathing Lessons: The Life and Work of Mark O'Brien del 1996 diretto dalla regista Jessica Yu che nel 1997 si è aggiudicato l'Oscar come Best Documentary delineando il ritratto dello scrittore Mark O'Brien, che a seguito della poliomielite contratta da bambino passò gran parte della sua vita in un polmone artificiale.

Egli affermava : "Le due mitologie sulle persone disabili si riducono a una: non possiamo fare nulla, o due: possiamo fare tutto, ma la verità è che siamo solo umani".

Per oltre quarant'anni, ha combattuto contro la malattia, subendo e rigettando i vincoli della burocrazia, mettendo in luce le contraddittorie percezioni inerenti la disabilità proiettate sul piano sociale al fine di ribadire il suo diritto a condurre una vita indipendente, nella sua interezza ed identità, anche sessuale.

Mark O'Brien parte dagli sforzi e dalle sensazioni derivanti dagli esercizi di respirazione, sino alle profonde considerazioni legate al lavoro, al sesso, alla morte ed anche a Dio e innalza le poesia della bellezza della vita in tutte le sue forme ed identità, e pare gridare io vivo, io sono nel totale rapporto identitario con la realtà che circonda la mia condizione di disabile, io devo poter esistere per ciò per cui sono.

Ecco che fuori dagli schemi e preconcetti legati al proprio background sociale, culturale e religioso mi soffermo a considerare che forse è stato atavicamente tenuto fuori da ogni considerazione il rapporto esistente tra sessualità e disabilità.

Oggetto e scopo sessuale nonché l’intero universo della sfera sessuale che ordine di problema costituisce nel variegato mondo del diversamente abile?

Per un primo, ma profondo approccio a questo problema consiglio la visione del film “The Session” del 2012 che facendo riferimento sempre a Mark O'Brien, narra in chiave cinematografica la storia del poeta e giornalista che a 38 anni decide di porre fine al suo stato di verginità sessuale e con l’aiuto del sacerdote a lui vicino, padre Brendan, assume un compassionevole surrogato sessuale rappresentato da una donna con cui concorda sei incontri, che si interromperanno a causa dell’impeto delle emozioni affettive e passionali che il rapporto così instaurato causerà involontariamente .

Le moderne teorie psicoanalitiche si sono allontanate dall’interpretazione energetico-pulsionale, circa la definizione della sfera sessuale almeno nel suo aspetto esplicativo, convergendo verso le teorie oggettuali che percepiscono l'origine dello sviluppo psichico, e con esso quello della sessualità, nelle relazioni oggettuali, conseguenza dell’esperienza relazionale, non legate a fenomeni endogeni.

Ogni persona ha la sua soggettiva attitudine nell'essere affascinato e sessualmente eccitato, nel provare particolare piacere coinvolto in alcune circostanze piuttosto che in altre, così come provare pulsioni nei confronti di specifiche parti del corpo, così come nei confronti dell’osservare determinate situazioni o provare sensazioni tattili, sentire odori, suoni o essere attratto da capi di abbigliamento particolari: un universo complesso in cui si struttura una propria unica identità sessuale.

Pauletta D'Anna interpreta in chiave antropologica la sfera della sessualità, in ogni sua manifestazione enucleandosi dal concetto di normalità/patologia, mettendo così in luce di sola oggettività, come essa sia determinata dal gruppo sociale

La dimensione sessuale individuale è costituita dall’insieme delle costruzioni psichiche che scandiscono lo sviluppo di un individuo, che vengono memorizzate, come iniziale entità dinamica, si sedimentano nel tempo costituendo le strutture della sessualità individuale.

Queste “memorie” soggettivamente vissute come provenienti dagli organi genitali, sono in effetti delle mere elaborazioni psichiche per cui ogni percezione divine un insieme di afferenze. Le entità identificate come insiemi afferenziali rappresentano i significanti dei significati interiori strutturatisi nell’iter del costrutto evolutivo dell’identità sessuale soggettiva.

Allora anche i disabili fanno sesso….peccato che in questa società ciò sia ancora un tabù che va abbattuto.

ing. dott. prof. Ambrogio Giordano
ProRettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo



domenica 29 novembre 2020

Riflessioni sul Nuovus Ordo Missae di Papa Francesco

 

Riflessioni sul

Nuovus Ordo Missae

di Papa Francesco


Domenica 29 novembre sarà ricordata come la data nella quale è entrato in vigore il Novus Ordo Missae o Messa di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) nella quale sono riportate varie novità, su alcune delle quali ci permettiamo di effettuare delle riflessioni teologiche. Segnalo, la modifica del Gloria dove, dopo 2000 anni, la frase riportata dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,14) «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» viene modificata in: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» analoga a quella in uso nelle Chiese Evangeliche «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore» (traduzione della Bibbia in fatta dal protestante lucchese Giovanni Diodati e pubblicata a Ginevra nel XVII secolo). Tale modifica, più vicina alla teologia protestante che a quella cattolica, è in contrasto con la traduzione fatta da san Girolamo (la Vulgata) , che a nostro parere era più esatta, perché “gli uomini di buona volontà” sono coloro che accolgono il messaggio di Gesù, Figlio di Dio, mentre la formula “che egli ama” o “su cui si posa il suo favore” come è recitata nelle chiese evangeliche riformate e luterane, risente da un lato della dottrina agostiniana della Grazia creata e della predestinazione, estranee all’Ortodossia cristiana, e dall’altro a quel misericordismo bergogliano che in un colloquio col giornalista Eugenio Scalfari del marzo 2018 ha sostenuto che “l’inferno non esiste” (come anche che Gesù non era Dio ma un Uomo) e si è fatto promotore di quella teoria detta Apocatastasi (apokatástasis) che significa "ritorno allo stato originario" o "reintegrazione", elaborata da alcuni seguaci di Origine, che fu condannata come eretica dal II Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 553 indetto dall’imperatore romano san Giustiniano I, isapostolo, che condannò tale dottrina anche con un apposito Editto. Nel rito della pace non si dice più «Scambiatevi un segno di pace», ma da: «Scambiatevi il dono della pace», tale modifiche, pur contrastando un uso plurisecolare da parte del clero e del popolo sono, a mio parere discutibile, è comunque teologicamente neutra. Per seguire il pensiero unico del “politicamente corretto” viene aggiunto nell’atto penitenziale della Confessio, la parola “sorelle”: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle»  cosa ribadita anche nella preghiera per i defunti: «Ricordati anche dei nostri fratelli e delle nostre sorelle». Nella storia della cristianità e nei testi sacri i termini “fratelli” e “uomini non hanno una connotazione maschile ma neutra, intendendo TUTTI i credenti o i membri dell’umanità, è come se uno dovesse declinare al femminile il temine idraulico o al maschile astronauta con i quali più che un genere sessuale s’intende una professione, e a quando parlando degli angeli ci si riferirà a loro come “agli angeli e alle angele”? Altra novità è l’aver modificato, durante il rito eucaristico, alla formula: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo.(Giov 1,29) che concludeva “Beati gli invitati alla cena del Signore”. Con cena del Signore s’intendeva la santa cena istituita da Gesù, come riportato nei vangeli di Matteo (26,26-28), Marco (14,22-24) e Luca (22,19-20) e nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi (11,23-25), mentre con Beati gli invitati alla cena dell’Agnellosi passa da un riferimento evangelico ad uno apocalittico - Apocalisse (19,9) : “E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"riferito non al popolo vivente di Dio ma alla Parusia, ossia la venuta di Gesù alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio (si vogliono forse trasformare le Chiese in Assemblee del Regno con i cattolici nuovi testimoni di Geova?). La cosa che veramente lascia perplessi è la sostituzione durante la preghiera eucaristica della frase Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spiritocon Santifica questi doni con la RUGIADA del tuo Spirito”. Che vuol dire con la rugiada”? Cosa c’entrano queste goccioline dovute alla condensazione del vapore acqueo con l’ipostasi dello Spirito Santo che, semmai, si è manifestato durante il battesimo di Gesù sotto forma di colomba, vedi i vangeli di Matteo (3,13-17), Marco (19,11), Luca (3,21-22) e Giovanni (1,31-33), o nella Pentecoste come lingua di fuoco (Atti 2,1-11)? Tale teoria bergogliana della rugiada sembra mutuata dalle teorie teosofiche dello scrittore Georg von Welling e del filosofo ermetico Anton Kirghweger per le quali “l’acqua spirituale, principio di tutte le cose, scende sulla terra ”come rugiada”, raccolta da Sole e Lunacome sostenuto nel testo “Aurea Catena Homeri” e dalla rivista Lucifer della famosa occultista Madame Blawatsky. D’altra parte cosa ci si può attendere da un papa che ha fatto portare in processione, dentro il Vaticano, la statua della dea pagana Pachamama, invitando i cristiani ad onorarla  (1 giugno 2016) perché: A noi tutti piace la Madre Terra perché è quella che ci ha dato la vita”; oppure che ha affermato (7 febbraio 2016): “tra i grandi d’Italia c’è Emma Bonino” (nota atea, abortista, divorzista e promotrice della cultura gender); oppure: anche dentro la santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità(17 marzo 2017); che in un’Omelia a Santa Marta, nello stesso anno, ha sostenuto che Gesù in Croce si è fatto diavolo, serpenteo che in un’udienza generale in piazza San Pietro, ha detto che “la morte di Gesù è un fatto storico ma la sua risurrezione noo un’infinità di altre eresie per elencare le quali non basta un articolo, e forse neppure un libro.

Mons. Filippo Ortenzi

Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo

web: www.chiesa-ortodossa.it



venerdì 27 novembre 2020

La Maina Terra di amazzoni e guerrieri un territorio greco che i musulmani non sono riusciti mai a domare

 

La Maina

Terra di amazzoni e guerrieri

un territorio greco che i musulmani non sono riusciti mai a domare


La Maina (parte meridionale del territorio dell’antica Sparta) è una penisola del Peloponneso abitato da una popolazione greca che vive in una zona montuosa e impervia e  che termina a Capo Matapan. I manioti furono ultima popolazione greca che non si era ancora convertita al cristianesimo e dove era sopravvissuta l’antica religione pagana ellenica, la loro conversione avvenne a ridosso dell’anno mille, quando da secoli l’impero romano stava combattendo contro le invasioni islamiche nel vicino oriente e che avevano occupato anche diverse isole greche. La conversione fu opera soprattutto di san Nicone il Metanoita, ricordato anche per la fondazione di tre chiese e un monastero a Sparta, dove è sepolto e venerato da secoli. Pur scarsamente abitata (oggigiorno vi vivono poco più di 20.000 persone e, nel passato, raggiunse al massimo 100.000 abitanti) è stata l’unica regione della Grecia rimasta pressoché indipendente per tutto il periodo della denominazione islamica ottomana. I Manioti (detti anche Spartani) infatti abitavano in torri fortificate, in zone difficilmente accessibili e impraticabili e avevano donne tenaci, che combattevano ferocemente insieme ai propri uomini. La Koinon (Comunità) dei manioti fu semi-indipendente per tutto il periodo dell’Impero Romano, che ebbe sempre un forte rispetto per questi discendenti dell’antica Sparta, dove reclutava tra le più efficienti truppe combattenti. Nel 468 distrussero un’armata di vandali e alani mandata da Gaiserico per conquistare la Grecia e durante le invasioni barbariche neppure i Visigoti e gli Avari, che avevano occupato il resto della Grecia, riuscirono a penetrare nei territori di questa bellicosa popolazione. Dopo la conquista crociata di Costantinopoli, che nel nome del cattolicesimo pose fine al millenario impero romano, depredando la città delle sue reliquie (trasportate prevalentemente a Roma) e delle sue ricchezze, i manioti, come un’altra popolazione montanara di fede ortodossa, quella degli zaconi, furono le uniche genti greche i cui territori non furono occupati dalle forze franco-cattoliche del Principato di Acaia. Con la riconquista della Grecia da parte del ricostituito Impero Romano (erroneamente definito bizantino dagli storici contemporanei)  e l’espulsione degli invasori franco-cattolici dalla Laconia, i manioti divennero fedeli sudditi del Despotato di Morea. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) ad opera del Sultano Maometto II iniziò l’aggressione islamica alla Grecia. Nel 1480 l’Impero Ottomano, per sottomettere questo lembo di territorio rimasto indipendente, mandò contro i manioti 2000 fanti e 300 cavalieri che furono attaccati e sterminati dai ribelli manioti guidati dal comandante Kladas, che successivamente, sterminarono tutti i turchi e i mussulmani che ivi si erano insediati nella Piana di Laconia.. Dopo tale atto per oltre un secolo i mussulmani ottomani si ben guardarono di attaccare questi fieri discendenti di Sparta. Soltanto nel primo decennio del XVII secolo un esercito ottomano formato da più di 20.000 uomini e 70 navi riuscì, sia pure per poco, a sottomettere la Maina. Nel 1659 un esercito di 13.000 manioti sconfisse gli ottomani e liberò Calamata (Peleponneso greco) dal giogo islamico e nel 1667 navi corsare maniote attaccarono la flotta turca incendiando numerose navi per aiutare i loro fratelli dell'isola di Candia difesa, dai veneziani. Quando il gran Visir mandò una flotta guidata da Hasan Baba per sottometterli, questi attaccarono le navi e fecero strage dei turchi. Alla fine del XVII secolo, anche grazie al tradimento del potente clan dei Gerakaris, la Mania passò sotto il dominio ottomano e una parte rilevante della popolazione fuggì in Occidente, come i Latriani che nel 1670 si stabilirono a Livorno (dove presero il cognome Medici), altri a Volterra o a Napoli (qui Tomaso Asanis Paleologo fece costruire una chiesa greco-ortodossa). Il clan degli  Stephanopoulos si stabilì in Corsica e da qui successivamente in Sardegna, creando un insediamento a Montresta. Nel ‘700 i manioti si resero nuovamente indipendenti con Sua Altezza Gerakarios Limberakis, governatore della Maina e signore di Rumelia (terra dei Romani). Nel 1770 i Manioni furoni tra i promotori della sollevazione promossa dall’ammiraglio russo conte Aleksey Grigoryevich Orlov. In quell’anno una Legione composta da 500 manioti e 6 russi debellò un contingente di ben 3.500 soldati ottomani. Truppe ottomane che erano penetrate nella Maina vennero attaccate nottetempo ad Almiro dai guerrieri e amazzoni mainite, in tale battaglia  i turchi persero oltre 1.700 uomini a fronte di appena 39 perdite maniote. Dopo la fine della rivolta, volontari manioti combatterono contro gli ottomani e a fianco dei russi in Crimea dove operò una Legione al comando del maggiore Stephanos Mavromicalis. Per sottomettere i manioti la Sublime Porta mandò ingenti truppe turche e albanesi. A Kastania le Case-Torri del clan Kolokotronis resistettero per 12 giorni ad un esercito ottomano di oltre 16.000 uomini guidato da Haci Osman. Le Torri erano difese da 150 manioti in armi, sia uomini che donne, molti dei quali morirono in battaglia e gli altri, catturati furono torturati e uccisi per smembramento. La moglie del comandante Kostantinos Kolokotronis, vestita da guerriero maniota riuscì a fuggire col figlio Theodoros, che successivamente diventerà uno degli eroi dell’indipendentismo greco. Dopo Kastania le truppe ottomane di Haci Osman avanzarono verso Skoutari per attaccare le Torri del clan Grigorakis ma una milizia di clefti manioti (i clefti erano delle milizie irregolari anti-turche, simili agli aiduchi operanti negli altri paesi balcanici e ai cetnici serbi) formata da 5.000 uomini e 2.000 donne attaccò i turchi nella Piana di Agio Pigada. L’esercito ottomano perse oltre 10.000 uomini in battaglia e il resto dovette fuggire e ripiegare verso la Laconia, a dimostrazione che non solo negli uomini ma anche nelle donne della Maina scorreva il sangue guerriero di Sparta. Dopo tale battaglia la Maina fu la base delle milizie ortodosse dei clefti e i suoi porti si trasformarono in basi di pirateria anti-turca. Nel 1803 una flotta ottomana guidata dall’Ammiraglio turco Seremet fu respinta dai manioti della roccaforte di Zatenos e nel 1807 analoga sorte ebbero gli attacchi turchi contro la città di Gytheio. Anche l’attacco ottomano del 1815 fu respinto dai guerrieri mainiti guidati da Theodorobey (Theodoros Zanerakos). Nel 1821 i manioti furono i primi ad aderire militarmente al movimento indipendentista greco Filiki Eteria e davanti alla Chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele di Areopoli iniziarono la guerra d’indipendenza una settimana prima che la sollevazione iniziasse anche nelle altre località greche. La bandiera delle truppe mainote era bianca con una croce blu al centro e il motto “Vittoria o Morte” con sopra lo scudo spartano, non usarono lo slogan “Libertà o Morte” come tutte le altre formazioni dell’Eteria perché la Maina era già da secoli libera dal giogo ottomano. Il 23 marzo 1821 truppe maniote guidate da Petros Mavromicalis, comandante in capo delle truppe spartane (così erano denominate le truppe maniote) liberò Calamata e, successivamente attaccò gli ottomani in Messenia e Laconia. Un contingente spartano di 300 uomini diretto da Theodoros Kolokotronis liberò l’Accadia sconfiggendo un contingente turco di 1.300 uomini, mentre il 12 settembre truppe spartane occuparono Tripoli, capitale ottomana del Peloponneso. Nel 1824 l’esercito ottomano, rafforzato da un enorme armata egiziana al comando del Chedivè (vice-Re) d’Egitto Mehmed Ali riuscì a soffocare l’insurrezione greca e a riprendere il controllo di tutto il territorio, ad eccezione della Maina e della città di Nauplia difesa da contingenti spartani. Il 21 giugno 1826 Mehmed Ali, desideroso di soffocare l’ultimo territorio ribelle della Grecia, attaccò la Maina con 7.000 soldati e due navi da guerra ma fu respinto davanti alle Mura di Vergas da 2.000 guerrieri manioti, rafforzati da 500 rifugiati greci. Le armate islamiche furono costrette ad evacuare la Maina subendo la perdita di oltre 2.500 uomini. Il 24 giugno 1926 il comandante delle forze ottomane-egiziane mandò una flotta contro la città portuale di Areopoli priva di guarnigioni essendo tutti gli uomini a combattere ad Almyro e Vergas, 1.500 soldati egiziani sbarcarono nella Baia di Diros ma alla notizia i sacerdoti ortodossi iniziarono a richiamare il popolo al sono delle campane e centinaia di donne e vecchi che lavoravano nei campi assaltarono i turchi con roncole, falci e forconi ricacciando indietro i soldati islamici che furono costretti a fuggire e risalire sulle navi. Nella battaglia gli egiziani persero 1.000 soldati e le vittoriose donne di Diro sono passate alla storia come “le Amazzoni di Diro”. Ibhraim Pasha al fine di sottomettere la Maina mandò una armata araba di 6.000 uomini che rasero al suolo la Casa-Torre del clan Stathakos ma furono sconfitti a Polytsaravos dalle milizie clefte-spartane forti di 2.500 uomini. Nella battaglia  gli arabi ebbero 400 morti a fronte di appena 9 manioti. Questa battaglia è ritenuta dagli storici come l’inizio della liberazione della Grecia dalla dominazione ottomana. Per concludere vorrei segnalare che in Sardegna, nella zona nota come Pianàrza, tra il fiume Temo e il Monteferru esiste un paese, di nome Montresta (OR) fondato nel 1746 da una cinquantina di famiglie maniote originarie della città di Oitylo e provenienti da un precedente insediamento in Corsica, su un territorio messo loro a disposizione dal Re di Sardegna Carlo Emanuele III. In detta cittadina, che oggi ha poco meno di 500 abitanti, la lingua maniota (una lingua greca arcaica che al pari del griko o greco-salentino ha molti doricismi) è estinta e la popolazione parla italiano o sardo e le uniche testimonianze rimangono in alcuni cognomi, quali Stefanopoli (Stephanopoulos), Comneno o Passero (Psaròs).

mons. Filippo Ortenzi
Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo

Attestati Accademici

Attestati Accademici  alla prof. Tiziana Coppola e all'avv. Marco Tarelli La professoressa  Tiziana Coppola , brindisina, diaconessa del...