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giovedì 21 dicembre 2017

LA SUCCESSIONE DINASTICA IN CASA SAVOIA: GLI ESECUTORI TESTAMENTARI NON HANNO MAI AVUTO LA FACOLTA’ DI RICONOSCERE DIRITTI SUCCESSORI


LA SUCCESSIONE DINASTICA IN CASA SAVOIA: GLI ESECUTORI TESTAMENTARI NON HANNO MAI AVUTO LA FACOLTA’ DI RICONOSCERE DIRITTI SUCCESSORI

Santuario di Vicoforte (CN)

Come è noto le salme del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena (di fede ortodossa) sono rientrate in Italia e tumulate nel cimitero di Vicoforte (CN). A seguito di questo importante evento ci sono state delle discussioni su chi è il legittimo successore del Re come Capo di Casa Savoia. Il 20 dicembre 2017, sul quotidiano “Il Giornale”, a pagina 10, è stato dedicato un articolo ad un documento, definito “inedito” sul ruolo di Capo della Real Casa di Savoia attribuito a Vittorio Emanuele. Il documento, indicato come “esclusivo”, è arci noto e venne redatto per permettere il ritiro dei Collari dell’Annunziata, custoditi in un caveau di un istituto, ritiro per il quale era necessario un documento con l’indicazione di una persona fisica, che lo qualificasse come soggetto avente la disponibilità degli stessi e potesse quindi adempiere le disposizioni testamentarie del defunto Re Umberto.  Ricordiamo che, secondo le volontà del Re Umberto II, espresse appunto per testamento, i collari dell’Annunziata sarebbero dovuti andare all’Altare della Patria, cosa che non avvenne e che però fu il solo motivo per il quale venne redatto il documento di cui si sta discorrendo. La rievocazione da parte de “Il Giornale” dell’atto scritto, nel dicembre 1983, dagli esecutori testamentari del Re Umberto II, atto al quale viene attribuito valore di conferma del suo presunto "ruolo dinastico quale unico Capo di Casa Savoia" è del tutto inconferente alla sostanza giuridica della cosiddetta questione dinastica.
Il fatto stesso che Vittorio Emanuele si aggrappi a tale documento è rivelatore della sua consapevolezza di non avere più, dal 1969, posizione, diritti e prerogative di carattere dinastico e di non essere successore di suo padre Re Umberto nelle prerogative e nella Dignità Suprema di Capo della Real Casa. Chi è, per l’automatismo proprio della successione - in Casa Savoia come in tutte le Case Reali del Mondo, ovviamente regolato dalle Leggi dinastiche e civili - Capo di una Casa, non ha alcun bisogno di farselo riconoscere dagli esecutori testamentari del defunto Padre e Sovrano.
Gli esecutori testamentari di Re Umberto "dovevano" o, meglio, avrebbero dovuto se ciò gli fosse stato permesso da Vittorio Emanuele, adempiere ai suoi legati testamentari. Va ricordato che il Re lasciò in eredità il proprio patrimonio, alla vedova e ai quattro figli senza alcuna distinzione fra di loro, secondo il vigente diritto di famiglia italiano. Mentre, come è noto, destinò oggetti altamente simbolici e rappresentativi a soggetti esterni alla Famiglia Reale: ad esempio la Sindone al Papa, i Collari dell’Annunziata al Vittoriano, la "Rosa d’Oro" della Regina Elena a San Giovanni Laterano, ecc.
"Dovevano" ma non poterono: infatti, un anno dopo la morte del Re, avvenuta il 18 marzo 1983, gli esecutori testamentari – Re Simeone II di Bulgaria, figlio della Regina Giovanna nata Principessa Reale di Savoia, e il Principe Maurizio d’Assia, figlio della Principessa Reale Mafalda di Savoia, cugini primi e Cugini Dinastici del Re – si dimisero dall’incarico, come risulta dal verbale del Consiglio di famiglia firmato dalla regina Maria José, dai quattro figli e dagli esecutori stessi, per l’impossibilità di adempiere ai mandati ricevuti dal Re Umberto a causa del comportamento messo in atto da Vittorio Emanuele, comportamento di totale ostruzionismo e contrario alle volontà paterne espresse nel testamento dell’ultimo Re d’Italia.
Una realtà ben diversa da quella che “Il Giornale” vorrebbe far apparire, anzi, controproducente per i sostenitori di Vittorio Emanuele.
Quanto agli attacchi rivolti al Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, Prof. Aldo Mola, evidentemente “Il Giornale”, che recentemente ha dedicato spazio ad eventi mondani curati da un’associazione omonima, evidentemente apprezza solo il lato “gossipparo” delle questioni inerenti il monarchismo o, meglio, uno pseudo monarchismo da avanspettacolo, e tralascia la serietà storica e il lavoro svolto in tanti anni, affidando i propri commenti ad “illustri storiografi”, come Pino Aprile, che appare essere più alla fantascienza che alla storia. Contenti loro. 

Sotto una foto dell'europarlamentare Mario Borghezio, unico politico italiano che è andato a Vicoforte per rendere omaggio alle spoglie dei Sovrani
Filippo Ortenzi

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