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sabato 16 febbraio 2019

Canone 34 dei Canoni Apostolici Principio di Primizialità e Sinodalità della Chiesa

Canone 34 dei Canoni Apostolici
Principio di Primizialità e Sinodalità della Chiesa


«I vescovi di ciascuna nazione [ethnos] scalgano tra loro un Primate [protos],  e non agiscano senza il suo parere, e ciascuno operi solo in merito a cose riguardanti la propria circoscrizione e i territori che ne dipendono; ma neppure quello [il Primate] faccia qualcosa, senza il parere di tutti: così ci sarà concordia e sarà glorificato Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo».

 I Canoni Apostolici codificano la disciplina ecclesiastica utilizzata prima del Concilio di Nicea del 325 d.C. ed è fondamentale per comprendere i criteri fondamentali dell'Ortodossia. Il Canone 34  in particolare, confermato nella sua essenza  da tutti i Concili Ecumenici pone in evidenza il criterio fondativo di tutte le Chiese Ortodosse, che si fondano su base nazionale od etnica e che vedono quale principio basilare quello della primizialità e della sinodalità della Chiesa, dove il Patriarca o Metropolita (Primate) non è un monarca assoluto ma un "primus inter pares" (primo tra pari), ossia che esercita funzioni di preminenza tra persone di pari dignità (vescovi) o posizione gerarchica.
Per il prof. Dimitri Salachas: "Esso coniuga  due principi. Il primo è che in ogni regione ci deve essere un solo protos, o capo (istituzione di primazialità e di unità). Il secondo è che il protos non può agire senza i molti (istituzione di sinodalità). Non esiste nessun ministero o istituzione di unità che non sia espresso sotto forma di comunione. La concezione orientale della Chiesa richiede un’istituzione che esprima l’unicità della Chiesa, e non solo la sua molteplicità. Ma la molteplicità non può essere assorbita dalla primazialità del protos. Il ministero insostituibile del protos non può sostituire il ministero dei “molti”, cioè dei pastori delle Chiese locali. A livello, perciò, della provincia (metropoli) o, in modo più ampio, della Chiesa patriarcale, c’è un centro di unità – il metropolita, il patriarca. L’uguaglianza reale di tutti i vescovi si esprime attorno a un centro di unità reale. Il riferimento a tale centro di unità è vincolante. Ma come gli altri vescovi della provincia o del Patriarcato non devono prendere decisioni che abbiano effetti fuori dalla propria circoscrizione loro affidata senza tener conto del parere del metropolita o del patriarca, così anche lui non può prendere decisioni vincolanti per gli altri vescovi prescindendo dal loro parere. Reciprocità perfetta,  a immagine di quella delle Tre Persone dell’Unica Divinità. La santissima Trinità è l’archetipo dell’unità conciliare della Chiesa. L’azione sinodale dei vescovi nella concordia rende gloria a Dio." (Fonte: mensile 30GIORNI - settembre 2005). 
Questo  canone, fondamentale per comprendere le realtà giurisdizionali ortodosse, è stato disconosciuto dalla Chiesa Cattolica per la quale il Pontefice non è il primo tra pari ma, considerandosi il Vicario di Dio in terra, ha pieno potere d'autorità e di giurisdizione su tutta la Chiesa.


Filippo Ortenzi, episcopo e Rettore dell'Università San Giovanni Crisostomo

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