RIFIUTARE UNA BENEDIZIONE A CHI LO RICHIEDE
E' ATTO DISUMANO E OFFENDE IL VANGELO
La Chiesa Ortodossa Italiana, a mezzo del suo Arcivescovo Mons. Filippo Ortenzi, ha approvato il seguente comunicato:
La recente pronuncia della Chiesa Cattolica Romana (“Responsum” C.D.F. del 15 marzo) in ordine alla illiceità della Benedizione delle unioni di persone dello stesso stesso, impone alcune riflessioni e considerazioni teologiche ed antropologiche alla luce del Vangelo, dello spirito pastorale vero e della natura strutturale e funzionale dell'atto benedizionale. Tutto l'anno, ed in particolare nella giornata di S. Antonio, si benedicono in molti luoghi cani, gatti, criceti e pappagalli. La Chiesa Cattolica ha benedetto nei secoli inquisitori, roghi, dittatori di ogni specie, funerali di criminali, assassini, mafiosi, camorristi, con carrozze e cavalli, suicidi, alberi, pietre, elementi naturali. Le Benedizioni di unioni civili di persone dello stesso sesso, invece, costituiscono per il Responsum un atto “illecito”. Quindi è impossibile benedirle. Per la verità, la formulazione giuridica, erede della tradizionale semantica magisteriale, è più sottile: il parere conclude che la Chiesa “non ha il potere di disporre” della benedizione. Stiamo ovviamente, parlando del caso in cui questa benedizione venga richiesta, espressamente, dalle persone omosessuali che, credendo ovviamente nel valore della protezione divina e nel cammino di fede, intendono unirsi stabilmente su una base affettiva solida. Vediamo, nel dettaglio, il percorso argomentativo con il quale si è giunti all'apodittica risoluzione consultiva.
Viene citato, anzitutto, il Catechismo ufficiale (n. 1670) che nel contesto definitorio della Benedizione precisa che essa «chiama gli uomini a lodare Dio, li invita a chiedere la sua protezione, li esorta a meritare, con la santità della vita, la sua misericordia» Più ampio di così, incondizionatamente, non si può esprimere. Si indica poi che le benedizioni, inoltre, sono «istituite in certo qual modo a imitazione dei sacramenti, si riportano sempre e principalmente a effetti spirituali, che ottengono per impetrazione della Chiesa». Il primo passaggio logico ostativo è che si interpreta quel termine, “uomini” come “relazioni”, per cui occorrerebbe che “ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore”. Quindi, solo le “realtà ordinate” (quelle, si capisce, ritenute conformi ai disegni divini dal Magistero), a servire i disegni di Dio possono essere destinatarie della Benedizione. Si prosegue indicando che “per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso”.
Con lo stesso iter logico, le coppie sterili non prevedono una apertura per sé alla trasmissione della vita, anzi la escludono sul piano biologico ed a priori. Ma proseguiamo. Le unioni civili sarebbero “in relazione con i sacramenti” e per ciò solo illecite. Il disegno di Dio è valido solo per il matrimonio e la famiglia intesa in senso tradizionale. Per cui, la fattispecie illecita è interpretata come “contraria” al disegno di Dio. Con la stessa ricostruzione ermeneutica, si sono torturati, bolliti e bruciati gli omosessuali sui roghi per cinquecento anni. Nessuno si pone la domanda “Ma non è che anche questo tipo di affettività stabili sono una manifestazione del disegno di Dio, per sé imperscrutabile, una forma per quanto minoritaria ma sincera e di vero amore, un modo per dare ordine e armonia a vite spesso discriminate, offese, dileggiate anche a causa dello stigma cattolico ultrasecolare cui sono state sottoposte, nonostante la presenza massiccia (alcuni testi recenti parlano di 65 – 70 per cento) di sacerdoti cattolici omosessuali, spesso protagonisti delle cronache (basta inserire la voce “pretigay” sui motori di ricerca) per episodi inconcepibili, violenze su ragazzi talvolta minori, costumi viziosi di frequentazione di prostituti, distrazione di fondi, imbarazzanti scoperte in saune, cinema, ed altri teatri erotici ben meno commendevoli rispetto ad un sereno affetto stabile?
Ulteriore argomento di chiusura è la cosiddetta “ermeneutica analogica”: queste unioni costituiscono (“in certo qual modo”, precisa il testo) una “imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale”. Era probabilmente un rimando, allora, anche quello della nota vicenda evangelica del centurione (cfr. Matteo 8:5-13) in cui siamo con evidenza di fronte ad una unione “scandalosa” (il termine greco, “pais”, è lo stesso utilizzato per definite l'amante giovane di un maschio adulto: di qui, peraltro, l'espressione “paiderastes”). Il centurione chiede a Gesù di guarire il ragazzo malato, ma precisa che non è il caso che il Salvatore si rechi di persona nella sua casa (difficile interpretare tale espressione se non con l'evidente imbarazzo del militare romano). Cosa fa Gesù? Lo guarisce. Senza alcuna condizione o premessa teologica, incondizionatamente e gratuitamente. Per la Benedizione non dovrebbe valere un principio analogo? Benedire significa forse approvare, nel merito, ed elevare a modello quella relazione? O non, semplicemente, formulare un augurio ed un auspicio di protezione divina, di crescita nella fede, magari anche di riflessione e di ponderazione, ma in cui prevale l'Amore, spirito vero ed essenza primaria del Vangelo? In ogni caso, e senza condizioni. Meno che mai con dichiarazioni di “illiceità”.
Si è pensato alle conseguenze di un rifiuto “ufficializzato”, a chi lo richiede cristianamente ed in buona fede, seppure per una unione che non è quella idealmente ritenuta perfetta dal Magistero, del matrimonio tra uomo e donna, ma è realizzata tra due esseri umani, nella loro fragilità e nella loro fede e ricerca di Dio? Significa, con effetti psicologici devastanti di cui ci si assume la responsabilità, respingere per loro l'aiuto e la parola di Dio. Siete nel peccato mortale, la sanzione escatologica è infernale. Nella sostanza, i Pastori cattolici romani devono accogliere con rispetto e delicatezza gli omosessuali, benedirli eccezionalmente ma solo “uti singuli”, ma questi non possono decidere, con sanzione di “illiceità” e divieto di benedizione, di vivere assieme, volersi bene, dare ordine e normalità alla loro esistenza e fornirsi aiuto reciproco, nella gioventù e nella vecchiaia. Come è acquisizione ormai evidente alla coscienza sociale, salvo esecrabili sacche di sottocultura, ignoranza o discriminazione. Ciò appare del tutto disumano, specie se posto il relazione alla contraddittorietà di certi comportamenti recenti della Chiesa, che percepisce miliardi dallo Stato e finanzia, con somme enormi, produzioni artistiche di noti artisti gay sposati da anni, che perciò la umiliano e deridono sui media, o che con un continuo “tira e molla” di aperture e chiusure come i DPCM sulla pandemia, alterna spiragli di comprensione (“Chi sono io per giudicare gli omosessuali che cercano Dio?”) a frasi apodittiche come “la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio”. Come se si conoscesse, e si potesse conoscere, senza precomprensioni inconsce e poco neutre, in una comunità fortemente caratterizzata dalla presenza massiccia di membri ad orientamento omosessuale o bisessuale, il reale contenuto dei “disegni rivelati da Dio”. Sarebbe forse più prudente, invece che assumere scelte offensive e disumanizzanti, far prevalere l'Amore, in ogni caso, sul rifiuto. Un rifiuto, per quanto giustificato da sottigliezze giuridico-canonistiche, fragili appigli ermeneutici e pretese di conoscenza della volontà imperscrutabile di Dio, è molto peggio, sul piano teologico, ma anche antropologico e psicologico, di un gesto definitivo e totale di Amore. Perchè l'essenza è nell'Amore, non è mai nel rifiuto. Neppure se sottilmente giustificato. C'era bisogno, con tutti i problemi della secolarizzazione, del relativismo dilagante e della scristianizzazione, di questa ulteriore ferita spirituale, psicologica e psicosociale per milioni di fratelli?
La Chiesa Ortodossa Italiana, pertanto, continuerà la propria prassi di Benedizione, per i fedeli cristiani che ne fanno espressa e sincera richiesta, delle unioni affettive stabili, senza che ciò implichi alcuna valutazione esplicita od implicita di tale relazione dei contenuti di tali relazioni come modello da imitare, ma neppure da condannare con toni offensivi, ritenendo che questi nostri fratelli rimangano e crescano frugiferenti nella Chiesa e ne costituiscano un differente, ma prezioso e speciale arricchimento. Che fa parte, anche esso, del Disegno divino che tutto ha creato così com'è, tutto sa, tutto ha previsto e voluto. E tutto ama. E sicuramente, senza ombra di dubbio, della lettera e dello spirito evangelico. E pensiamo e riteniamo che in Paradiso possa esserci, con molta maggiore probabilità, il centurione del Vangelo di Matteo piuttosto che tanti ipocriti, farisei e sepolcri imbiancati. O moralisti che di giorno condannano e la sera volano nelle chat omoerotiche, come ci confermano i media ogni giorno. Ciò nonostante, invitiamo con sincera volontà di dialogo e spirito costruttivo i fratelli della tradizione romana, specialmente coloro che vivono con dolore contraddizioni personali e sensibilità su questi temi, a ripensare e rivedere con contrizione e discernimento queste erronee posizioni che provocano dolore, difficoltà umane e psicologiche specie nei soggetti più giovani, ed ulteriore colpevolizzazione e stigmatizzazione sociale. Quanto meno perchè, dopo averli bruciati per mezzo millennio con lo stesso stilema ermeneutico della convinzione della verità di una asserita “contrarietà ai disegni divini”, questi nostri fratelli, specie da noi Pastori, meriterebbero per il Mistero inscrutabile della loro condizione umana e naturale un ben diverso, più nobile ed accogliente risarcimento. Fatto di tenerezza e di aiuto nella fede. Gesù, al centurione, non chiede patenti di conformità ai disegni divini. Guarisce. E basta. La medicina dell'anima è nell'Amore. Non nel rifiuto.
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