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venerdì 16 ottobre 2020

San Longino e la lancia del destino

 San Longino e la lancia del destino

San Longino, martire  (Cattedrale Arbëreshë di Piana degli Albanesi-PA)

Quinto Cassio Longino (Longinus) era un centurione romano nativo nella di Anxanum (odierna Lanciano), appartenente alla Legio X Fretensis ("dello Stretto") la legione romana allora di stanza in Siria, Fenicia e Giudea. Si trattava del soldato di cui parlano i Vangeli di Luca, Matteo e Giovanni che, prima che il corpo di Gesù fosse concesso a Giuseppe di Arimatea e a Nicodemo per la sepoltura, per assicurarsi che Gesù fosse morto trafisse con la propria lancia il costato di Gesù crocifisso, per accertare che fosse morto: « … ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. »  (Giov. 19,34). Longino, che si narra fosse orbo da un occhio, sarebbe guarito al contatto col sangue sprizzato dal costato di Gesù, tanto da raccoglierne parte in una ampolla e al momento della morte di Gesù esclamò: ”Costui era veramente il figlio di Dio (MC 15,39) - "vere iste Filius Dei erat - veramente costui era Figlio di Dio" (MT 27,54)Il nome del centurione, venerato come santo martire sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella cattolica, non è presente nei vangeli canonici ma appare negli apocrifi Vangelo di Nicodemo e negli Atti di Pilato.

Simbolo della Legio X Fratensis

Convertitosi al cristianesimo, venne istruito nella fede dagli apostoli, si dimise dalla Legione ed andò a Cesarea di Cappadocia (odierna Kayseri -Turchia)notizia confermata da San Gregorio Nisseno (Epistola XVII,15) che nel IV sec. Longino era considerato l’evangelizzatore della Cappadocia, dove condusse una vita di santità, diffuse la notizia della Resurrezione, convertendo al cristianesimo molti gentiliSuccessivamente ritornò in Italia, facendo apostolato in Abruzzo, principalmente nella sua città natale di Anxanum, dove avrebbe predicato e donato tutti i suoi averi ai poveri, per poi andare a predicare in Lombardia, portando con sé il sangue raccolto dalla ferita di Gesù in un'ampolla, che aveva il dono di liquefarsi e poteri taumaturgici. Nei pressi di Mantova subì il martirio, si presume nell’anno 37. Secondo la Historia Ecclesiastica di Mantova, scritta nel 1612 da Ippolito Donesmondi, Longino giunse a Mantova nell'anno 36 portando con sé la reliquia del Santo Sangue, che nascose in un luogo segreto in prossimità del Tempio di Diana, qui predicò la buona novella tra i pagani e subì il martirio per decapitazione in un sobborgo chiamato Cappadocia venendo seppellito nel sito dove poi sorse la basilica di Sant’Andrea. Nell’anno 804, Sant’Andrea apostolo apparve in visione ad un fedele, indicando con precisione il luogo dove si trovava la cassetta portata da Longino e le ossa del martire. La notizia del ritrovamento giunse all’imperatore Carlo Magno e al papa Leone III che giunsero a Mantova per avallare l’evento. Le reliquie di Longino e la reliquia de “preziosissimo sangue di Cristo” sono conservate a Mantova nella Basilica di Sant’Andrea e soto oggetto di venerazione da parte dei fedeli.


Benché, a mio modesto parere, non c’entri nulla con Longino, credo sia opportuno parlare anche della cosiddetta Lancia di Longino, o Lancia del Destino, conservata a Vienna nel Palazzo Hofburg (ex residenza imperiale degli Asburgo), in quanto la stessa fu qualificata quale Lancea Longini nel XIII secolo dalla cancelleria papale. Probabilmente quella della sacra lancia (Heilige Lanze) va inserita nel contesto storico delle spade e lance magiche ed invincibili dell'immaginario proprie della mitologia germanica che serviva quale simbolo dell'invincibilità che l'imperatore, che oltre al potere temporale rivendicava anche un potere sacerdotale quale rappresentante di Cristo sulla terra. Le prime notizie sulla lancia appaiono nel X secolo quando fu identificata con la lancia di San Maurizio della Legione Tebana. Ne parla Liutprando di Cremona nel libro Antapodosis, dove narra che la lancia era stata donata dal conte Sansone al Re d'Italia Rodolfo II di Borgogna che a sua volta la donò, sembra nel 925, all’imperatore Enrico I l’Uccellatore e che in detta lancia erano erano incastonate quattro chiodi della Santa Croce, disposte a forma di croce. Pertanto l’identificazione di questa lancia con quella di Longino appare fantasiosa e non veritiera e il riconoscimento pontificio è stato soltanto un favore politico al Sacro Romano Impero, tanto che Carlo IV, nel 1354 ottenne anche la proclamazione di una giornata festiva in suo onore (Festa della Sacra Lancia). Il mito della sacra lancia è prettamente germanico e si inserisce più nella mitologia nordica che in quella cristiana. Von Eschenbach, autore del poema medievale Parsifal (o Percivalle, personaggio del ciclo arturiano dei Cavalieri della Tavola Rotonda)  parla di una lancia sanguinante che, nel castello del Graal  ha ferito il re Pescatore (personaggio presente nel Romanzo di Percival o racconto del Graal di Cretién de Troyes e nel Giuseppe di Arimatea di Robert de Boron)Il ruolo magico della lancia, il suo recupero per opera di Parsifal, la saga dei cavalieri del graal esercitarono grande fascinazione popolare, tanto che il più grande compositore tedesco Richard Wagner gli dedicò il suo ultimo dramma musicale denominato ParsifalDel mito della sacra lancia si impossessò il nazionalsocialismo, che riproponeva il Terzo Reich come rifondazione dell’Impero (Dritter Reich) e Adolf Hitler come il continuatore della politica imperiale degli Ottoni e vedeva nella lancia il simbolo della sacralità della missione e dell’invincibilità germanica. Hitler, spogliando la sacra lancia di ogni simbologia cristiana (il nazionalsocialismo era intrinsecamente neo-pagano e ammirava semmai l’Islam quale religione guerriera, tanto che il Gran Mufti di Gerusalemme chiamò tutta la Umma o Comunità Islamica alla guerra santa a fianco della Germania Nazista) trafugò la reliquia da Vienna e la portò a Norimberga, dove fu collocata nella basilica di santa Caterina, trasformata in un santuario mistico ed esoterico. Nel 1945, dopo l’occupazione delle truppe americane di Norimberga la lancia fu ritrovata e restituita all’Austria e, tutt’oggi fa parte del tesoro imperiale del Palazzo museo Hofburg di Vienna.

Mons. Filippo Ortenzi

Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo




giovedì 24 settembre 2020

Il conte Enzo Modulo Morosini nominato docente di Araldica Ecclesiastica

Il conte Enzo Modulo Morosini nominato docente di Araldica Ecclesiastica



Il Rettore dell'Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo, mons. Filippo Ortenzi, sentito il Senato Accademico, ha nominato il il dott. prof. Enzo Modulo Morosino, Conte di Risichella e Sant'Anna Morosina, e patrizio veneziano, docente di Araldica Ecclesiastica.





Il dott. Enzo Modulo Morosini è conosciuto nel mondo nobiliare e cavalleresco come uno dei più famosi ed apprezzati araldisti d'Italia e la sua collaborazione con la nostra Università e la nostra Chiesa nobilita la nostra attività.

Il dott. Morosini è anche noto per essere il Segretario Nazionale del Partito di Alternativa Monarchica e per curare l'araldica e l'edizione del Libro d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili, la più prestigiosa pubblicazione del settore.

P.s. che fosse interessato ad essere inserito nel Libro può contattarlo all'email: librodoro.nobilinotabili@gmail.com



* nelle foto

> mons. Filippo Ortenzi, Rettore dell'Università col dott. prof. Enzo Modulo Morosini conte di Risichella e Sant'Anna Morosini

> stemma nobiliare della Casata Morosini

> Libro d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili curato dal conte Morosini

lunedì 14 settembre 2020

14 settembre - Festa dell'Esaltazione della Croce

 14 settembre - Festa dell'Esaltazione della Croce

Il 14 settembre le Chiese Cristiane la festa dell'esaltazione della Santa e Vivificante Croce in ricordo dell'innalzamento di Cristo sulla Croce e dell'ostensione del suo corpo sacrificale. Il 14 settembre  del 327, Sant'Elena madre di San Costantino il Grande, isapostolo ed imperatore romano, ritrovò la vera croce di Gesù, sotto un fiore fino allora sconosciuto e di rara bellezza il vasiliko  o basilico, che significa fiore reale (da Basileus = imperatore), comprensiva del titulus crucis (il cartello in ebraico, greco e latino che riportante "Gesù Nazareno Re dei Giudei" o INRI) a Gerusalemme. In ricordo di tale ritrovamento il Patriarca di Gerusalemme, ogni anno innalzava la croce di fronte al popolo per la venerazione dei fedeli. La vera croce di Gesù fu conservata a Gerusalemme fino al 1187, quando le armate mussulmane del generale sunnita curdo Ṣalāḥ ad-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb (Saladino), Sultano d'Egitto, Siria, Yemen e Hijaz e fondatore della dinastia degli Ayyubidi, il più grande stratega e condottiero della storia dell'Islam, conquistò la Città Santa e se ne persero le tracce.

Pubblichiamo una Omelia sulla Croce di San Giovanni Crisostomo:
«I Re togliendosi il diadema prendono le croci, il simbolo della morte del loro salvatore; sulla porpora, la croce; nelle loro preghiere, la croce; sul sacro altare, la croce; in tutto l'universo, la croce. La croce risplende più chiara del sole.»

Pubblichiamo altresì una preghiera scritta da Francesco Russo, Gran Priore della Confraternita dei Cavalieri Templari "Ugone dei Pagani"

Troparion


Signore, salva il tuo popolo,
E benedici la tua eredità.
Concedi la vittoria ai cristiani ortodossi
Sopra gli infedeli, loro nemici
E per il potere della Tua Croce
Preserva la tua Chiesa

mercoledì 26 agosto 2020

CANONICITA' e ORTODOSSIA


 CANONICITA' e ORTODOSSIA

 
L'essenza dell'essere ortodossi è seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo come:
(a) Nelle proclamazioni dogmatiche dei Sette Concili Ecumenici
(b) Essere organizzati in un corpo ecclesiale in comunione spirituale (formale o meno) con tutti i rami che sono rimasti fedeli allo stile di vita cristiano ortodosso sia nell'insegnamento che nella pratica
(c) Nei vescovi che detengono una successione ininterrotta. Ciò significa che la successione apostolica è sempre radicata nella tradizione apostolica, non una mera imposizione indipendente delle mani.
Far parte di un particolare ramo o Sinodo o portare etichette prestigiose non rende ortodossi o "canonici". Ciò è particolarmente cruciale, poiché alcune parti dell'Ortodossia nei tempi moderni sembrano aver cambiato la comprensione ortodossa del canonico in una nuova versione del papato. La loro definizione di Ortodossia si concentra sull'essere riconosciuti, ad esempio, dal Patriarca di Costantinopoli (come se fosse una sorta di papa orientale), mentre non esiste una regola del genere nell'intero Diritto Canonico (PEDALION [“Timone”]). Sembra che abbiano adottato l'ecclesiologia romana corrotta facendo dipendere la legittimità o la canonicità dal riconoscimento da parte di un particolare Patriarca o Papa. Questo concetto "neo-papale" non ha precedenti storici nell'Ortodossia e contraddice secoli di tradizione orientale ai tempi dei Santi Apostoli.
Cercare un riconoscimento mondano agli occhi degli uomini e di un mondo decaduto semplicemente enfatizzando l'entità giuridica e amministrativa della chiesa invece della vera unità dell'ortoprassi , è spiritualmente dannoso, completamente falso e per niente ortodosso. La formazione di sedicenti conferenze o assemblee in mutuo riconoscimento con lo scopo di denunciare gli altri o di proclamarsi come le uniche istituzioni legittime, esemplifica il grave peccato di "condannare il proprio fratello e la propria sorella" (Preghiera di Sant'Efraim). 
Qual è la nostra chiamata in questa situazione? - Per rimanere fedeli, amorevoli e compassionevoli, non possiamo unirci a tali sforzi empi. Vivere la fede ortodossa deve essere molto importante per noi. Assaltare gli altri è contrario alla santa fede ed è estremamente peccaminoso.
Continuiamo a vivere come cristiani sinceri, compassionevoli, inclusivi e accoglienti che obbediscono ai comandi del Vangelo mentre invitiamo quelli "di buona volontà" (Luca 2:14) a unirsi a noi. Speriamo e preghiamo che i cuori delle menti mondane, attraverso la grazia di Dio, vengano trasformati per capire cosa significa essere ortodossi nella sua essenza. La verità sarà rivelata: dove prevalgono fede e pratica, c'è l'Ortodossia. Più questo è compromesso, più lo stile di vita ortodosso è assente, nonostante ogni pretesa di legittimità e i muri spirituali che sono stati creati con mezzi artificiali e aspirazioni secolari.


Chiesa Apostolica Orientale

domenica 16 agosto 2020

Obolo di San Paolo

Obolo di San Paolo

dal Codex Canonum - Codice di diritto Canonico 
 della Chiesa Ortodossa Italiana
approvato il 22 agosto 2019 con Bolla Apostolica "Codex Ecclesia Orthodoxa Italica" dal Santo Sinodo 
(prot. N. 14/19)


Canone 111 - Obolo di San Paolo
Comma 1) Al fine di sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo e sostenere le attività di carità ed apostolato della Chiesa una volta l'anno, l'ultima domenica di giugno, le comunità ecclesiali provvederanno, a raccogliere delle offerte da mandare alla cassa centrale della Chiesa per le necessità filantropiche e pastorali secondo le disposizioni impartite dalla Cancelleria della Chiesa e dal vescovo del luogo.
Aiutate la Chiesa con la vostra offerta
C.C.B. 103887904 - intestato a Chiesa Ortodossa Italiana

IBAN:  IT59H0200805218000103887904

CAUSALE: Contributo volontario per l'attività della Chiesa Ortodossa Italiana

sabato 8 agosto 2020

La fede al tempo del Covid

La fede al tempo del Covid
Viviamo in un'epoca dove la fede si piega dinnanzi a un male invisibile. Una metamorfosi epidemiologica che sconvolge e deprime la società civile e religiosa.
La costrizione e i vincoli sociali imposti dall'emergenza, isolano l'uomo e la sua psiche, rendendola schiava della solitudine economica e sociale, ma soprattutto spirituale.
È umano pensare di essere soli, ma continuare a pensarlo è diabolico.
È proprio in questo momento che la nostra fede deve portare la nostra mente e il nostro corpo a prostrarci dinnanzi al Signore e utilizzare il rigore del silenzio e della solitudine per pregare e udire così le parole che Dio ci vuole pronunziare.
Solo così possiamo imparare a amare, a ascoltare il prossimo, a servire senza conflitto alcuno, a prostrarci dinnanzi al creato e alla sua intera umanità.
Non parlo di un sogno irrazionale, ma di una cosciente e razionale devozione verso il prossimo che spesso sta al di là del muro ma che ha comunque bisogno di essere ascoltato.
Solo rendendoci conto che siamo tutti alla pari, possiamo accorgerci che non esiste gerarchia se essa non è accompagnata dall'amore fraterno che solo il Signore ci può insegnare.
Padre Paolo Roberto Manca
Operatore 118 e Gran Priore della Confraternita Scout Ortodossi d'Italia



Richiesta di iscrizione ai Corsi

 Richiesta di iscrizione ai Corsi Accademia Ortodossa “San Nicodemo L'Aghiorita” email: accademia.ortodossa@gmail.com () Corso Liturgia ...