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mercoledì 14 agosto 2019

15 Agosto - Dormizione di Maria

15 Agosto - Dormizione di Maria

Apolitikion 
Nella maternità hai conservato la verginità
E nella dormizione non hai abbandonato il mondo,
o Madre di Dio;
sei stata trasferita alla Vita essendo madre della Vita
e con le tue preghiere liberi dalla morte le nostre anime.


Danza con gioia, o popoli!
Batti le mani con gioia!
Radunati oggi con fervore e giubilo;
Canta con esultanza.
La Madre di Dio sta per sorgere nella gloria,
Salendo dalla terra al cielo.
La lodiamo incessantemente nella canzone
come veramente Theotokos- Madre di Dio.

L’Ortodossia festeggia  la “Dormizione” (Koimisis, o “l’addormentarsi”) della Theotokos o Madre di Dio, perché nel concetto tipicamente ortodosso della deificazione dell’uomo   Maria non è solo colei che fu “prescelta” ma simboleggia la scelta che ciascuno di noi è chiamato a compiere in risposta alla divina iniziativa per l’incarnazione (ossia per la nascita di Cristo nei nostri cuori) e per la trasformazione (ossia per la conversione dei nostri cuori dal male al bene). Come san Simeone il nuovo teologo disse nel decimo secolo, noi siamo tutti invitati a diventare Christotokoi (generatori di Cristo) e Theotokoi(generatori di Dio). 

La festa fu introdotta dall'imperatore Maurizio, di Costantinopoli - Nuova Roma,  alla fine del VI secolo ed accolta anche dalla Chiesa latina, il secolo dopo da Papa Sergio I.

Riportiamo l'Omelia di San Gregorio Palamas sulla Dormizione di Maria

L’omelia di oggi è dettata dal desiderio di riversare nelle vostre pie orecchie un discorso di salvezza e …  pronunciare la lode delle grandezze della sempre vergine e Madre di Dio. … Se ‘è preziosa la morte dei santi’ [Sal 115, 6], e ‘la memoria del giusto è unita alla lode’ [Pr 10, 7], quanto più a noi si addice celebrare con le più alte lodi la memoria della santa tra i santi, per mezzo della quale ai santi fu trasmessa la santità, la sempre vergine Madre di Dio? Così noi facciamo in questo giorno di festa, celebrando la sua santa Dormizione, oggi avvenuta, e il passaggio all’altra vita con il quale lei, che era di poco inferiore agli angeli, superò incomparabilmente gli angeli, gli arcangeli, e tutte le superiori potenze celesti per la sua vicinanza a Dio e per le meraviglie che dall’eternità sono scritte di lei e in lei hanno compimento. Per lei sono le divine predizioni dei profeti posseduti da Dio, i prodigi che hanno prefigurato il futuro e grandioso miracolo della terra abitata, cioè della sempre vergine Madre di Dio. Vi furono mutamenti di stirpi e di eventi, che aprirono la strada perché si compisse in lei il divino mistero; per lei vi furono le disposizioni, i decreti dello Spirito, che in vari modi prefiguravano la futura verità. Per lei la fine, o piuttosto il principio e la radice delle meraviglie che seguirono, delle opere che Dio compì per Gioacchino e Anna, altissimi nella virtù, alla loro età; essi, sterili dalla giovinezza, avrebbero procreato nella vecchiaia avanzata, e la figlia che ne sarebbe nata avrebbe partorito senza seme di uomo colui che, senza tempo, era stato generato dal Padre prima del tempo; e poi coloro che così straordinariamente avevano procreato, avrebbero offerto in voto al donatore colei che in modo ancora più straordinario avrebbe partorito. Da questo degnissimo voto conseguì il trasferimento della Madre di Dio ancora bambina dalla casa del padre alla casa di Dio, e il suo mirabile soggiorno per non brevi anni nello stesso Santo dei santi, dove, per l’autorità degli angeli, ricevette un cibo ineffabile, che Adamo non gustò; non sarebbe infatti uscito dalla vita, come non uscì questa Tutta Santa, anche se figlia di Adamo. Sottomessa per un poco alla natura, essa, come suo Figlio, oggi si è trasferita dalla terra al cielo. 2. Ma dopo che essa ebbe ricevuto l’ineffabile nutrimento, seguirono la richiesta di nozze, densa di mistero, di questa Vergine, e il saluto insolito e più grande di ogni parola, dell’arcangelo disceso in volo dal cielo, gli ammonimenti e le esortazioni di Dio, rovesciamento e rimedio della maledizione che aveva colpito Eva e Adamo, e che la trasformarono in benedizione. Il re dell’universo, infatti, si innamorò della mistica bellezza di questa sempre vergine, come David aveva preannunciato [Sal 44, 12], e, abbassando i cieli, discese, la coprì con la sua ombra [Lc 1, 35], o, meglio, la potenza sostanziale dell’Altissimo prese dimora in lei. Non manifestò la sua presenza attraverso la caligine o fuoco, come fece per Mosè, colui che vide Dio, né attraverso turbine e nube, come fece per il profeta Elia, ma senza nulla nel mezzo, senza velo alcuno, la potenza dell’Altissimo coprì con la sua ombra il grembo purissimo e verginale, senza che nulla si frapponesse, né aria, né etere, né alcuno degli elementi sensibili o sovrasensibili. Non si tratta di un’ombra che discende, ma di un’unione reale. Ma poiché la natura di chi fa ombra è quella di imprimere la sua forma e la sua figura in chi l’ombra riceve, nel ventre di Maria non solo vi fu unione, ma anche concepimento di forma, e colui che prese forma dalla potenza dell’Altissimo e da quel grembo santissimo e verginale, era il verbo di Dio fatto carne. Così in modo indicibile pose la sua tenda in lei e da lei uscì, vestito di carne, il Verbo di Dio, ‘fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini’ [Bar 3, 38], rendendo divina la nostra natura, e, secondo il divino apostolo, donando a noi quelle cose sulle quali ‘gli angeli desiderano fissare lo sguardo’ [1Pt 1, 12]. Questa è la lode soprannaturale, la gloria, superiore a ogni gloria, di questa sempre Vergine, da cui sono vinti ogni mente e ogni pensiero, anche se fossero pensieri di un angelo. E quale parola sarebbe in grado di esprimere quello che avvenne dopo il parto ineffabile? Essa partecipò nell’agire e nel patire all’opera di quell’annientamento che è innalzamento del Verbo di Dio, e con lui a buon diritto fu glorificata e innalzata, sempre aggiungendo grandezza a soprannaturale grandezza. E anche dopo l’ascesa la cielo di colui che da lei aveva preso carne, continuò a magnificare, con fortissimo e molteplice esercizio, le grandezze al di sopra di ogni mente e di ogni parola operate in lei, con preghiere e amore rivolte a tutto il mondo, con consigli ed esortazioni rivolte a coloro che, in tutti i confini del mondo, proclamavano l’annuncio di Dio. Per tutti essa sola era forza e incitamento, da tutti udita e vista, e in ogni modo cooperava all’annuncio dell’evangelo; e così, con la mente e con la parola, diede prova di una vita che era tutta una milizia. 3. Per questo anche la sua morte, che la trasferì nella vita celeste e immortale, fu portatrice di vita e la sua memoria è festa gloriosa e universale celebrazione, che non solo rinnova le meraviglie della Madre di Dio, ma anche ricorda il comune e rinnovato accorrere dei santi apostoli che da ogni gente giunsero alla santissima sua sepoltura, gli inni di quei posseduti da Dio, che in essa glorificavano Dio, le cure e le danze degli angeli intorno a lei, e i loro servigi; essi la scortavano, la seguivano, l’aiutavano, si opponevano ai suoi nemici, la difendevano; con tutta la loro potenza cooperavano e cantavano insieme a coloro che in ogni atto veneravano quel corpo, principio della vita e culla di Dio, rimedio salvifico della nostra stirpe, gloria di tutta la creazione. essi combattevano e si opponevano con mano nascosta ai giudei che, in lotta contro Dio con mano e pensiero, l’aggredivano e la contrastavano alla presenza invisibile dello stesso Signore degli eserciti e Figlio di questa sempre vergine, che tributava alla Madre l’onore dell’esodo dal mondo terrestre. Nelle sue mani era riposto il soffio vitale di lei, che aveva portato Dio; per mezzo suo, dopo breve tempo, anche quel corpo a lui congiunto viene trasportato in un luogo celeste, dove è sempre vita, come si conveniva e in modo coerente alla sua vita dal principio fino a ora. Molti infatti di coloro che vivono nel tempo ottennero divina benevolenza e gloria e potere, cosicché anche David disse: ‘Per me sono stati molto onorati i tuoi amici, o Dio, molto è stato rafforzato il loro potere. Li conterò, ed essi saranno più numerosi della sabbia’ [Sal 138, 17-18]. Molti, come dice Salomone, acquistarono forza, ma costei tutti e tutte supera e sovrasta: di quanto, è impossibile dire. Essa sola infatti, stando nel mezzo fra Dio e tutta la stirpe degli uomini, rese Dio figlio dell’uomo, e rese figli di Dio gli uomini, fece della terra un cielo, rese divina la nostra stirpe; essa sola fra tutte le donne, per il suo ineffabile parto apparve, al di sopra della natura, madre per natura di Dio, regina di tutta la creazione mondana e sovramondana e così avendo innalzato da se stessa i suoi sudditi e reso celeste, da terrestre che era, la terra a lei sottomessa, partecipa a maggior dignità e più alto potere e, per il celeste volere dello Spirito divino, è l’altissima fra i sublimi e la beatissima regina della stirpe dei beati. 4. Ora essa ha quale sua dimora il cielo ed esso le si addice, come propria reggia alla quale oggi viene trasferita dalla terra, e sta alla destra del re dell’universo, avvolta da un abito ricamato d’oro, secondo quanto è stato detto di lei dal profeta salmista [Sal 44, 10.14]. Per abito trapunto d’oro intendi il suo corpo, attraverso il quale Dio risplende, ricamato da ogni specie di virtù; essa sola con il suo corpo glorificato ora Dio ha posto in cielo insieme con il Figlio; la terra, la tomba e la morte non potevano, infatti, trattenere fino alla fine quel corpo che diede principio alla vita e accolse Dio, dimora a Dio più cara del cielo e cielo dei cieli. Se infatti l’anima, nella quale abitava la grazia di Dio, sale al cielo, sciolta dai vincoli di quaggiù, come attraverso molti segni si è reso manifesto e come noi crediamo, come è possibile che quel corpo, che non solo accolse in sé il Figlio di Dio, eterno e unigenito, l’eterna sorgente della grazia, ma anche lo generò, non sia stato elevato dalla terra al cielo? Essa che, quando aveva soltanto tre anni, e non portava ancora dentro di sé il celeste abitatore, non ancora incarnato, abitò nel Santo dei santi e fu iniziata a tali e tante virtù così da essere veramente al di sopra del mondo terrestre, come sarebbe potuta diventare terra, soggetta alla corruzione? E come potrebbe darsi ragione di ciò chi con la ragione considera? Perciò il corpo che generò viene glorificato insieme al generato, e, secondo il cantico profetico [cfr. Sal 131, 8], ‘l’arca della sua santità’ risuscitò insieme con il Cristo risorto prima di lei al terzo giorno. Prova per i discepoli della risurrezione della Madre di Dio dai morti sono i lenzuoli e il corredo funebre, le sole cose lasciate nel sepolcro, le sole cose trovate in esso da coloro che erano venuti a cercare, come era accaduto prima, per il Figlio e Signore. Non era necessario che essa, come il suo Figlio e il suo Dio, rimanesse ancora un poco sulla terra e perciò fu subito trasportata dal sepolcro negli spazi del cielo, dal quale manda sulla terra luminosissimi e divini lampi di luce e di grazie, facendo luce di là su tutta la terra, venerata, ammirata e celebrata con inni da tutti i fedeli. Dio infatti volle creare un’immagine della sua assoluta bellezza e mostrarla nella sua purezza agli angeli e agli uomini; così creò costei, la tutta- bella, radunando tutti gli ornamenti di tutti i beni, visibili e invisibili, che aveva distribuito per adornare l’universo al tempo della creazione. Più ancora, Dio operò in lei una fusione di tutte le bellezze, divine, angeliche e umane, superiore ad entrambi i mondi e più alta fonte per essi di ornamento. Preso inizio dalla terra, essa giunse al cielo, congiungendo le cose di lassù a quelle di quaggiù, e il tutto abbracciando con le sue meraviglie; lei, che all’inizio è stata detta di poco inferiore agli angeli [cfr Sal 8, 6], intendo dire per aver gustato la morte, accresce in tutto l’eccellenza di Madre di Dio; perciò giustamente oggi tutto coopera e tutto insieme applaude per la celebrazione di questa festa. 5. Era dunque conveniente che colei che fece spazio in sé a colui che tutto riempie e che è al di sopra di tutto, oltrepassasse anch’essa il tutto, e fosse al di sopra del tutto con le sue virtù per la grandezza della sua dignità. E dunque quello che a tutti i buoni bastò dall’inizio dei tempi, e che, pur distribuito, li rese ottimi, e tutto quello che i beneficiati da Dio, angeli e uomini, hanno in parte, essa tutto radunò; essa sola porta a compimento il tutto e anche lo supera, per quanto è possibile dire e, al di sopra di tutti, ora possiede anche questo privilegio, quello di risuscitare dopo la morte e di vivere, essa sola, in cielo con il corpo insieme al suo figlio e suo Dio. Di là, in ricchissima misura, essa effonde la grazia su chi la onora, e dona la capacità di tendere a lei, che è vassoio sul quale vengono offerte tali grazie. E, nella ricchezza dei doni, per la sua bontà sempre più grandi, essa non arresta mai la sua munificenza e la sua magnifica generosità verso di noi. E se dunque uno rivolge lo sguardo a tale compendio e distribuzione di ogni bene, dirà che questo la Vergine lo compie con la virtù e per coloro che vivono secondo virtù, così come fa il sole con la luce sensibile per coloro che vivono sotto i suoi raggi. E se rivolge lo sguardo al sole che miracolosamente è sorto per gli uomini da questa Vergine, sole che tutto possiede e che per sua natura opera tutto quanto è per natura vicino a questa grazia, se dunque ad esso rivolge l’occhio della sua mente, la Vergine apparirà subito come un cielo divinamente tanto più preziosa di quanto è stato donato sotto il cielo e sopra di esso. Essa ha conseguito un’eredità di beni tanto maggiore, quanto il cielo è più grande del sole, e quanto il sole è più splendente del cielo. 7. Quale parola mai, o Vergine Madre di Dio, potrà descrivere la tua bellezza, splendente di luce divina? Non è infatti possibile rinchiudere i tuoi pregi nei confini dei ragionamenti e delle parole; sorpassano infatti mente e parola. Tuttavia è possibile celebrarti con inni, e tu, nel tuo amore per gli uomini, lo accetti; tu infatti sei il luogo di tutte le grazie, la pienezza di ogni perfezione, quadro e icona animata di ogni bene e di ogni virtù, perché tu sola sei stata ritenuta degna di ricevere tutti i carismi dello Spirito; o meglio, solo tu hai accolto miracolosamente nel tuo grembo colui nel quale sono i tesori di tutti i carismi, e, al di là di ogni ragionamento, sei stata la tenda partita oggi attraverso la morte verso l’immortalità e trasferita a buon diritto dalla terra al cielo, affinché nelle tende al di sopra del cielo tu sia sua compagna per l’eternità e là da lui ricevi l’eredità e, con la tua insonne intercessione, ottieni per tutti misericordia. Tanto più vicina a Dio è la Vergine di quanti a lui sono prossimi, di tanto maggiori doni è ritenuta degna la Madre di Dio in confronto a tutti, e non mi riferisco solo agli uomini, ma anche a tutte le gerarchie celesti. Infatti riguardo all’ordine di queste schiere dell’alto, Isaia scrive: ‘E i serafini stavano intorno a lui’ [Is 6, 2]. E ancora, riguardo a lei, David dice: ‘Stette la regina alla tua destra’ [Sal 44, 10]. Notate la differenza della posizione? Da questa potete vedere anche la differenza della disposizione secondo la dignità: intorno a Dio infatti stanno i serafini, ma vicino a lui sta soltanto la regina dell’universo, la quale riceve ammirazione e lode da Dio stesso, che la proclama simile alle potenze che lo circondano, e dice, come è detto nel Cantico dei cantici: ‘Quanto sei bella, amica mia’ [Ct 4, 1]! Più lucente della luce, più fiorita dei giardini divini, più adorna di tutto il mondo, visibile e invisibile. E non solo ‘amica’, ma tu che stai ‘alla destra’; dove infatti il Cristo siede nei cieli, cioè alla destra della Maestà [Eb 1, 3], là sta anch’essa, ascesa oggi dalla terra al cielo; non solo perché desidera ed è desiderata più di tutto, e per le stesse leggi della sua natura, ma perché è veramente suo trono. Questo trono vedeva anche Isaia in mezzo alla danza dei cherubini [Is 6,1-3], e diceva che era alto e sublime, volendo dimostrare che il trono della Madre di Dio sovrastava i troni delle potenze angeliche. Perciò essa guida gli angeli che lodano Dio e dicono: ‘Benedetta la gloria del Signore dalla sua dimora’ [Ez 3, 12]. E Giacobbe il patriarca, che questo luogo vide in enigma, disse: ‘Terribile è questo luogo! È davvero la casa di Dio e la porta del cielo’ [Gen 28, 17]. E d’altra parte Davide, unendo a sé il popolo dei salvati e valendosi di essi come di corde o di suoni differenti, armonizzati da stirpi diverse in un’unica fede da questa sempre Vergine, intona la melodia in un inno nel quale tutte le armonie si congiungono, dicendo: ‘Ricorderò il tuo nome di generazione in generazione; per questo le genti canteranno le tue lodi nei secoli, e nei secoli dei secoli’ [Sal 44, 18]. 7. Vedete come tutta la creazione canta le lodi della Madre di Dio, e non nei tempi che sono passati, ma nei secoli e nei secoli dei secoli? È dunque possibile da qui capire che essa non cesserà per tutto il tempo di beneficare le creature, non solo quelle che sono come noi, ma anche le gerarchie immateriali e soprannaturali, poiché anche queste, insieme a noi, per mezzo di lei sola possono divenire partecipi di Dio e toccare Dio, quella intoccabile natura. Isaia, col suo sguardo lontano, lo manifestò: non aveva visto infatti il serafino prendere il carbone dall’altare dei profumi senza alcun mezzo, ma con una tenaglia [Is 6, 69], e con essa toccò anche le labbra del profeta, purificandolo; questa della tenaglia era la stessa grandiosa visione che ebbe Mosè, il roveto ardente che non si consumava [Es 3,2]. E chi non sa che la madre Vergine è quel roveto e quella tenaglia e che accolse in sé, senza incendiarsi, il fuoco divino, mentre l’angelo si pose a servizio del concepimento e colui che prende su di sé il peccato del mondo per mezzo di lei si unì al genere umano, e, attraverso l’ineffabile unione, ci diede la purificazione? Essa sola è il confine tra natura creata e increata e nessuno potrebbe andare a Dio se da lei non fosse illuminato di splendore divino: ‘Dio sta in mezzo ad essa; non vacillerà’ [Sal 45, 6]. E se le ricompense vengono date secondo la misura dell’amore per Dio, e se colui che ama il Figlio è amato da lui e dal Padre suo, e diviene dimora di entrambi, che, secondo la promessa del Signore, misticamente in lui dimoreranno e con lui cammineranno, chi potrebbe amare costui più che la Madre, essa, che non solo generò questo come figlio unigenito, ma da sola lo generò, senza conoscere uomo? E in tal modo raddoppiato in essa è l’amore, poiché non vi è un altro che lo condivida. Chi più della Madre sarebbe amato dall’Unigenito, ineffabilmente nato da lei sola negli ultimi tempi, come, prima del tempo, era nato dal solo Padre? E come non sarebbero stati moltiplicati in modo degno anche gli onori a lei dovuti per legge da parte di colui che era disceso dal cielo per dare compimento alla legge? 8. Come dunque per opera di lei sola Cristo soggiornò fra noi e ‘fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini’ [Bar 3, 38], lui che a tutti era invisibile prima di incarnarsi in essa, così, anche nell’incessante volgere dei tempi, ogni progresso di luce divina, ogni svelamento di misteri divini, ogni visione di doni spirituali a nessuno sarebbero concessi senza di lei. Essa per prima accolse la pienezza che il tutto attraversa, fa sì che da tutti possa essere accolta, distribuendola a ciascuno secondo le sue capacità, in conformità e in misura della sua purezza. E così essa è lo scrigno e l’amministratrice della ricchezza di Dio. E siccome è legge eterna dei cieli che gli inferiori, attraverso i più grandi, divengano partecipi di colui che è e ha sede nel cielo, se la Vergine Maria è incomparabilmente più grande di tutti, attraverso di lei avranno parte quanti saranno partecipi di Dio, e quanti conoscono Dio saranno portatori di lei, che è terra dell’Incontenibile; e, dopo Dio, lei celebreranno con inni quanti elevano inni a Dio. Essa è causa anche delle cose che furono prima di lei, guida di coloro che verranno dopo di lei, garante dell’eternità. Essa è oggetto dei canti dei profeti, capo degli apostoli, fortezza dei martiri, cattedra dei maestri. Essa è la gloria di chi vive sulla terra, la gioia dei celesti, l’ornamento di tutta la creazione. Essa è principio, sorgente e radice dei beni ineffabili, culmine e perfezione di ogni santità. 9. O Vergine divina che ora sei in cielo, come posso enumerare tutte le tue magnificenze? Come posso glorificare te, tesoro di gloria? Anche solo il ricordo di te santifica chi se ne vale; anche solo un cenno a te rivolto rende più luminosa la mente, che subito si innalza ad altezza divina; attraverso di te si fa penetrante l’occhio della mente; per opera tua si fa splendente lo spirito per la venuta dello Spirito divino. Tu sei tesoriera e dispensatrice di grazie, e non le trattieni per te, ma colmi di grazia l’universo; il tesoriere di tesori inesauribili, infatti, sorveglia perché siano distribuiti. A che scopo terrebbe rinchiusa una ricchezza che non diminuisce? Distribuisci dunque doviziosamente a tutto il tuo popolo, alla tua eredità, la tua misericordia e le tue grazie, o Signora. Sciogli i vincoli dei mali che ci imprigionano! Tu vedi da quanti e quali mali siamo oppressi, nostri e altrui, esterni e interni. Trasforma tutto in meglio con la tua potenza, conciliando fra loro quelli che vivono all’interno della città e hanno uguale stirpe, allontanando quelli che, dal di fuori, li assalgono come bestie selvagge. Alle nostre passioni opponi il tuo soccorso e la tua medicina, distribuendo alle anime e ai corpi la tua grazia, ricca e sufficiente per tutte le necessità; e se non progrediamo, facci avanzare tu, e agisci in misura tale che, salvati e rinvigoriti dalla tua grazia, possiamo rendere gloria al Verbo anteriore al tempo, che da te prese carne per noi, insieme con il Padre suo senza principio e lo Spirito datore di vita, ora e sempre e per i secoli senza fine. Amen.


San Gregorio Palamas

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Né la tomba, né la morte prevalsero sulla  Theotokos – Madre di Dio,
Che intercede  costantemente per noi nella preghiera e rimane immutabile speranza nelle nostre necessità.
Per essere la madre della Vita,
Fu tradotta in vita da Colui che dimorava nel suo grembo verginale.

Oggi l'universo danza con gioia nel tuo glorioso memoriale,
E grida a te, o Madre di Dio:
"Rallegrati, o Vergine, orgoglio dei cristiani!"



martedì 6 agosto 2019

6 agosto - Festa della Trasfigurazione di Cristo

6 agosto - Festa della Trasfigurazione di Cristo

Matteo 17:1-8

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

Marco 9:2-9


2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5 Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7 Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». 8 E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.


Luca 9,28-36

La trasfigurazione
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. 32 Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui. 33 Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. 35 E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». 36 Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.


Apocalisse 1:13-18

13 e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. 14 Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; 15 i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. 16 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.

17 Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, 18 e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades.


2 Pietro 1:16-19 

La parola profetica

16 Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17 Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». 18 Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19 E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.

La Trasfigurazione di Cristo è una delle grandi feste dell'Ecumene Ortodosso e ricorda Gesù che, insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sale sul Monte Tabor dove gli apparvero i profeti Elia e Mosè e fu trasfigurato da una luce immensa lasciando allibiti e spaventati i discepoli. Questo evento mostra la divinità di Cristo, così che dopo la sua Ascensione i discepoli avrebbero capito che era veramente lo splendore radioso del Padre  e che la sua Passione era volontaria come si evince dal brano di Marco  (9: 2-9) sopra riportato.
Questo evento è stato oggetto di alcuni dibattiti tra San Gregorio Palamas e il vescovo cattolico calabrese BarlaamBarlaam credeva che la luce che splendeva da Gesù fosse  luce creata, mentre Gregorio sosteneva che ai discepoli fosse data la grazia  di percepire la luce non creata di DioCiò sosteneva l'argomentazione più ampia di Gregorio secondo cui, sebbene non possiamo conoscere Dio nella sua essenza , possiamo conoscerlo nelle sue energie , come si rivela. (Orthoxviki)

INNI

Troparion
Sei stato trasfigurato sul Monte, o Cristo Dio,
Rivelare la tua gloria ai tuoi discepoli per quanto potevano sopportarla.
Lascia che la tua luce eterna risplenda su di noi peccatori!
Attraverso le preghiere del Theotokos, o Donatore di Luce, gloria a Te!
Kontakion
Sulla montagna eri trasfigurato, o Cristo Dio,
E i tuoi discepoli videro la tua gloria per quanto potevano vederla;
In modo che quando ti avrebbero visto crocifisso,
Capiranno che la tua sofferenza è stata volontaria,
E proclamerebbe al mondo,
Che sei veramente lo splendore del Padre!

giovedì 1 agosto 2019

492 anni fa saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande

492 anni fa  saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande
Santi Giustiniano e Teodora - mosaico basilica di Ravenna

Il 1 agosto 527 salì al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore romano Giustiniano I  (Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus) nato 45 anni prima a Tauresio in Darcalia (i darcani erano una tribù illirico-albanese stanziata nei territori del Kossovo e di parte della Macedonia del Nord) . Giustiniano, fautore della Restauratio Imperi  cercò di riportare l'unità nell'Impero riconquistando , grazie ai valorosi generali Belisario e Narsete, territori occidentali occupati dai barbari (dai vandali in Africa, dai visigoti in Spagna e dagli ostrogoti in Italia).
L'impero Romano ai tempi di Giustiniano

Oltre che per l'attività militare atta a riunificare tutti i territori dell'Impero Romano, l'azione di Giustiniano I Il Grande è stata determinante per porre quelle basi del diritto civile che sono alle radici della nostra civiltà cristiana ed occidentale. A lui si deve la redazione del Codex , del Corpus Iuris Civiliis, delle Istitutiones e delle Novallae constitutiones che sono le fondamenta anche della giurisprudenza moderna. 

Fervente cristiano mandò missionari a convertire popolazioni barbare, come gli Eruli, gli Unni del Don. gli Abasgi, i Tzani. Mandò missionari tra le tribù arabe dei Nabatei e tra le popolazioni dell'attuale Yemen. A lui si deve la costruzione della Basilica di Santa Sofia (Agia Sophia) che è stata per secoli la sede del Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli (nel 1453 dopo la caduta di Costantinopoli fu trasformata in moschea e da Kemal Ataturk in un museo di Istambul). Durante il suo Regno cercò di sradicare  le religioni non cristiane dai territori dell'Impero (giudaismo, samaritanismo, paganesimo, manicheismo ...) e di combattere le eresie che stavano minando l'unità religiosa della Cristianità, principaalmente il monofisismo. Intervenne anche in campo religioso con Editti sulle eterodossie e di scomunica contro quei vescovi, come Antimo di Costantinopoli e Severo di Antiochia che avevano aderito all'eresia monofisita (dal greco  monos unica e physis natura). Per la sua difesa dell'Ortodossia e contro il dilagare delle eresie è stato, unitamente all'imperatrice Teodora, sua consorte, glorificato come Santo dalla Chiesa Ortodossa. Contro i monofisiti indisse il II Concilio Ecumenico di Costantinopoli dove furono condannate dette false dottrine delle quali era il massimo teologo l'archimandrita greco Eutiche. Di Giustiniano parla anche Dante nella Divina Commedia dove lo pone, giustamente, in Paradiso.
Filippo Ortenzi
vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma

P.S.
Le dottrine monofisite non hanno, storicamente, mai atticchito in Italia, salvo che nel gennaio di quest'anno, su imput del Capo della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala mons. Antonio Parisi (nome religioso Cosma) e del Primate della stessa prof. Alessandro Meluzzi, detta Chiesa ha firmato una intercomunione col Patriarcato europeo della Chiesa Etiope Tawahedo (in lingua geez: di una sola natura)
firma di intercomunione tra la Chiesa di Meluzzi e quella Tawahedo etiope

Le Chiese che accettano l'eresia monofisita (talvolta detta miafisita) sono quella copta d'Egitto, quella Tawaedo d'Etiopia ed Eritrea e quella siro-giacobita e la loro comunione è detta della Chiese Antico-Orientali.
Al fine di confiutare ogni dubbio sulla scelta cristologica dei parisiani, gli stessi hanno modificato il logo della Chiesa aggiungendo Antico Orientale a quello di Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, nonchè quello della Chiesa Copta il cui Papa nonché Patriarca di Alessandria d'Egitto ne è la massima autorità a livello mondiale.

giovedì 25 luglio 2019

25 luglio 325 - si conclude il Concilio di Nicea

25 luglio 325 - si conclude il Concilio di Nicea

Il 25 luglio 325 si concluse il Concilio Ecumenico di Nicea, primo Concilio (dopo quello Apostolico di Gerusalemme) della Cristianità. Fu indetto e presieduto da Costantino il Grande, isapostolo ed imperatore romano. Il Concilio definì la dottrina dell'homoousion (dal greco housia = sostanza - il Dio Figlio stesso in essere e stesso in sostanza con il Dio Padre) essenziale nell'ontologia cristiana sulla natura di Cristo, che viene visto coessenziale al Padre (i latini traducono generalmente consustanziale). Alla luce di ciò furono dichiarati eretiche le dottrine degli ariani e dei melanziani che avevano deviato numerosi cristiani dall'ortodossia cristologica soprattutto in Egitto. Tra le altre decisioni conciliari ci fu l'approvazione della formula del Credo (credo niceno). Che ogni Provincia (equivaleva ad una Nazione) avesse un Metropolita. Il divieto per i membri del clero di esercitare l'usura. Parimenti il Concilio di Nicea decise il metodo di calcolo della Pasqua che doveva essere celebrata dalla cristianità nella stessa data. I Santi Padri decisero che la data della Pasqua (calcolata secondo il calendario lunisolare ebraico) cadesse la domenica dopo il primo pleniludio (luna piena) dopo l'equinozio di primavera (generalmente la Pasqua ortodossa cade tra il 4 aprile e l'8 maggio, mentre quella cattolica che ha adottato criteri diversi da quelli stabiliti a Nicea dai Santi Padri cade tra il 22 marzo e il 25 aprile),

Mons. dott Filippo Ortenzi
Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo


Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo
via Appia Nuova n. 612 - 00179 Roma
email: unisangiov.crisostomo@gmail.com


1)La Chiesa Ortodossa Italiana ha istituito per la preparazione dei propri chierici,  monaci e per i fedeli che vogliono approfondire la loro cultura religiosa  una Università Teologica denominata: Università  Ortodossa San Giovanni Crisostomo per curare la preparazione accademica nella conoscenza dell’ortodossia antica e contemporanea, con particolari attenzioni alle tradizioni storiche, liturgiche, teologiche, scientifiche, sociali, economiche,  sanitarie, umanistiche  e culturali. 
2) Dall’Università, che potrà avere succursali in tutte le Eparchie ed Esarcati, dipendono le Facoltà di Teologia,  Diritto Canonico, Scientifiche, Sociali,  Sanitarie,  Umanistiche e  d’alta formazione artistica, musicale e coreutica.
3) L’Università è retta da Statuti.
5) La nomina del Rettore e del Segretario Generale dell’Università   ha validità novennale ed è rinnovabile.
6) Il Rettore ed il Segretario Generale dell’Università provvederanno alle nomine ed alla strutturazione di ogni Facoltà e relative succursali.
7) L’Università per le attività statutarie potrà aprire un conto corrente ed editare materiale didattico specifico.

mercoledì 24 luglio 2019

San Fantino il Taumaturgo, detto il Cavallaro

San Fantino il Taumaturgo, detto il Cavallaro
Il 24 luglio si festeggia San Fantino il Vecchio, detto Il Taumaturgo. Santo ortodosso calabrese di Taureanum (Taureana di Palmi - RC). Dedito alla preghiera e alla carità a lui vengono attribuiti ricordano numerosi miracoli. E' noto anche come "il Cavallaro" perche di mestiere faceva il guardiano di cavalli. Di etnia greco-calabra è considerato il più antico santo della Calabria. La sua cripta è stata riscoperta nella seconda metà del XX secolo ed è un luogo d'incontro tra le comunità cattoliche ed ortodosse calabre. Nel giorno della sua festa è uso benedire cavalli e cavalieri. Nella foto il vescovo Filippo delle Terre di Roma e Padre Antonio Berardo di Rieti mentre procedono alla benedizione dei cavalli presso il Circolo Ippico Conte Manin di Montegiorgio (FM).

sabato 20 luglio 2019

Parabola del Buon Samaritano

Parabola del Buon Samaritano
Una delle Parabole più note del Vangelo secondo Luca (Luca 10,25-37) è la Parabola del Buon Samaritano, una parabola che in se racchiude buona parte della dottrina cristiana della salvezza. L'autore è San Luca (Loukas) un medico siro di religione pagana di Antiochia dei Siri (1) convertito al cristianesimo dall'apostolo Paolo di Tarso (2). Persona colta e dal greco fluente San Luca, oltre al Vangelo a cui ha dato il nome è ricordato anche come autore degli Atti degli Apostoli.
Sotto riportiamo il testo della Parabola:

Il buon Samaritano

25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". 36 Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» 37 Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa». (3)

Un rabbino (dottore della legge ebraica)per mettere in difficoltà Gesù gli domanda quale è la via della salvezza eterna. Alla domanda di Gesù su cosa prescriva la legge, diligentemente risponde citando il Deuteronomio 6,5 "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." e il Levitico 19,18 "amerai il prossimo tuo come te stesso" ma poi fece la domanda trabocchetto: «E chi è il mio prossimo?». La domanda, apparentemente semplice in realtà era insidiosa. Per gli ebrei, come anche si legge in qualsiasi Vocabolario della lingua italiana significa vicino (4), per gli ebrei poteva essere esteso agli altri ebrei o, al più, ai non ebrei che vivevano tra di loro. Il prossimo per alcune sette ebraiche non riguardava asolutamente i non ebrei, tanto che alcuni gruppi estremisti come gli Zeloti (5) ed i Sicari (6) non esitavano ad assassinare i pagani. o gli ebrei ritenuti collaborazionisti col potere straniero (es. i sadducei o gli erodiani) che vivevano nel loro territorio. Anche in libri biblici come, ad es. i Maccabei non vi è traccia di una estensione erga omnes di detto termine. Gesù rispone raccontando la parabola,  o storiella esemplificativa, di un giudeo aggredito e spogliato dai briganti che giaceva ferito ai bordi di una strada. Orbene due autorevoli esponenti della nomenclatura religiosa ebraica, un Sacerdote (7) e, successivamente un Levita (8) lo videro, fecero finta di niente e, passarono sull'altro lato della strada per non soccorrerlo (si fecero, come si suol dire "gli affari loro" cosa che oggi in questa civiltà materialista e scristianizzata sembra quasi una cosa lodevole). All'esempio negativo di esponenti del clero ebraico verso un loro correligionario, pure considerato prossimo dalla mentalità ebraica, Gesù pone un esempio positivo, prendendo come pietra di paragone un membro di uno dei gruppi religiosi più odiati e disprezzati dagli ebrei ortodossi: un samaritano (9), cioè il seguace di una religione abramitica considerata eretica ed impura dagli altri ebrei. Al dottore della legge, probabilmente fariseo (i sadducei non credevano nella resurrezione e nell'immortalità dell'anima) Gesù ritorna sul concetto più volte espresso dell'ipocrizia di una religione vissuta come mera osservanza dei precetti (Matteo 23,13: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci") e non come amore per Dio e per gli altri. In questo comportamento amorevole verso l'altro è l'essenza stessa del cristianesimo, che non predica odio verso  chi non accetta la propria verità, come ad esempio, stravolgendo il messaggio cristiano ha fatto spesso il cattolicesimo (vedi le crociate contro gli Albigesi, i Dolcinisti, i Patarini ecc.,  le Pasque Piemontesi, la Strage degli Ugonotti, la IV Crociata contro gli Ortodossi di Costantinopoli, il Sacro Macello contro gli evangelici della Valtellina, la strage dei valdesi di Guardia Piemontese in Calabria ecc.) od oggi l'Islam, che divide le persone in Credenti e non Credenti o Infedeli, i quali ultimi non devono essere aiutati ma semmai sottomessi o uccisi (10). La Chiesa Ortodossa Italiana fin dalla fondazione ha visto nella Parabola del Buon Samaritano un'esempio da seguire ed un mezzo per essere cristiano. Il 20 giugno 2014 fu fondata la Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano, che secondo l'Art. 5 dello Statuto ha,  quale


(Finalità)



La   Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale  nell’ambito della carità cristiana  quali:

a) costituzione, ove possibile, di strutture di volontariato con ambulanza per trasportando ammalati e diversamente abili;

b) costituzione di ambulatori per l’assistenza medico-sanitaria ad ammalati od infortunati;

c) assistenza materiale e spirituale agli ammalati od infortunati nel loro domicilio e nei luoghi di cura;
e) concorrendo con la propria organizzazione ed esperienza a soccorrere le popolazioni colpite da calamità naturali;
f) partecipazione a congressi, seminari, incontri. nazionali ed internazionali nei quali si dibattano problemi inerenti il primo soccorso e la pubblica assistenza;
g) impegnarsi  per la missione di evangelizzazione ed apostolato della Chiesa, manifestando un autentico slancio missionario, con l'intento di  promuovere la diffusione della fede ortodossa italiana.
h) effettuando ogni altro servizio-attività idoneo al raggiungimento degli scopi sociali.

Fini della Confraternita, il cui logo è stato effettuato dal sig. Paolo Roberto Manca di Sassari, che ringraziamo pubblicamente in questo articolo sono, pertanto, quelli di promuovere la carità cristiana nel campo socio sanitario,  il volontariato e la formazione di operatori pastorali di volontari della carità. 

Chi fosse interessato alla Confraternita può scrivere alla seguente email: confraternitabuonsamaritano@gmail.com 
Vi è anche la seguente pagina facebook:  



Mons. Filippo Ortenzi
vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma 
della Chiesa Ortodossa Italiana
Rettore dell'Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita
Presidente della Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano


NOTE


(1) Antiochia dei Siri (oggi Antakia - Turchia)  - è stata per secoli la capitale politica della Siria e uno dei primi centri di diffusione del Cristianesimo (San Pietro è universalmente riconosciuto come il primo vescovo di Antiochia). Nel 1939 la Francia la cedette alla Turchia.
(2) Tarso (oggi Tarsus - Turchia) - nota per aver dato i natali a San Paolo è stata anche la capitale del Regno Armeno di Cilicia.
(3) Il testo è tratto dalla Bibbia Nuova Riveduta, curata dalla Società Biblica di Ginevra  che ha la particolarità di tenersi al passo con le evoluzioni della lingua italiana e con gli ultimi ritrovamenti archeologici (es. grotte di Qumran) (da Vikipedia)
(4) pròssimo agg. e s. m. [dal lat. proxĭmus, superl. di prope «vicino»]. – 1. Molto vicino (nello spazio), che si trova a brevissima distanza. (Vocabolario Treccani)
(5) zeloti, che significa zelanti,  era un gruppo estremista ebraico di derivazione farisaica fondato da Giuda di Gamala e Saddok il Fariseo, uno degli apostoli Simone proveniva da questa setta, tanto che nei vangeli è definito Simone lo Zelota (o anche il Kananite)
(6) Sicari  era un gruppo terrorista ebraico nato da una scissione degli zeloti. Operavano assassinando la gente con una spada corta che portavano sotto il mantello detta sica, da cui il nome.
(7) Sacerdote cohen. Nell'ebraismo il sacerdozio costituiva una casta ereditaria (come qualla dei bramini nell'induismo) riservata ai discendenti della famiglia levita di Aronne, gli unici ai quali era concesso di eseguire il culto ed effettuare sacrifici nel Tempio. Gli ebrei col cognome Cohen sono discendenti degli antichi sacerdoti.
(8) Leviti erano i membri della tribù di Levi, dediti al servizio religioso, anche con canti e suoni, e all'assistenza dei sacerdoti. In termini moderni stavano ai sacerdoti ebraici come i diaconi stanno a quelli cristiani. Gli attiuali ebrei discendenti degli antichi leviti fanno di cognome Levi.
(9) Samaritani (dall'ebraico shomronim - custodi della legge) sono i discendenti di ebrei della tribù di Efraim e Manasse rimaste in Canaan durante l'Esilio Babilonese dei giudei, e mescolatesi con le popolazioni pagane cananee. Il luogo dove erano concentrati era detto Samaria.  Dai Giudei, che si sentivano gli unici autentici ebrei, erano considerati eretici ed etnicamente impuri. Ai tempi di Gesù vi era ancora un forte astio tra le due comunità. Al contrario degli israeliti i samaritani hanno come Monte Sacro non Sion ma il Garizim ed hanno una loro Torah, che secondo alcuni studiosi ha più punti di contatto con la Septuginta ortodossa che quella masoretica. Un tempo numerosi hanno subito, nel corso dei secoli numerose persecuzioni da parte islamica ed oggi sopravvivono ancora in numero limitato (circa 800) tra la Palestina (Nablus)) ed Israele (Holon) venendo visti con antipatia sia dagli ebrei, che li considerano eretici e palestinesi che dai musulmani che li vedono come ebrei.
(10) Infedeli  Il Corano è pieno di Sure (capitoli) che incitano alla lotta ed alla violenza verso gli infedeli. Es: [8;12] "Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi" - [9;5] "…uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati." [2;88]- "Allah ha maledetto i miscredenti" - [2;191] "Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati:la persecuzione è peggiore dell'omicidio." - [2;193] "Combatteteli finché  il culto sia reso solo ad Allah." - [5;17,51] "O voi che credete! Non abbiate amici tra gli Ebrei ed i Cristiani." - [9;29] "Combattete coloro che non credono in Allah…che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati." - [33;64] "In verità Allah ha maledetto i miscredenti ed ha preparato
per loro la Fiamma" ecc. ecc. 

lunedì 15 luglio 2019

15 luglio 1054 Scisma della Chiesa Cattolica dall'Ortodossia

15 luglio 1054 
Scisma della Chiesa Cattolica dall'Ortodossia
Anche se, di fatto i rapporti tra cattolici e ortodossi si erano irrimediabilmente incrinati nel 1204, quando sotto il Pontificato di Innocenzo III la Chiesa d'Occidente antepose le crociate contro altri cristiani a quelle contro l'islam (Crociata contro i catari in Francia, gli albigesi in Italia e gli Ortodossi in Asia Minore e Grecia) ammazzando decine di migliaia di altri cristiani nel nome dell'autorità pietrina (specie in Provenza nella Francia meriodionale) lo scisma tra Oriente e Occidente viene universalmente datato il 15 luglio 1054. In una intervista al periodico cattolico 30 giorni (n. 1 - 2004) il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I pone quale pietra miliare della divisione tra Oriente Ortodosso e Occidente Cattolico il sacco di Costantinopoli-Nuova Roma del 1204, effettuato dalle armate cattoliche della IV Crociata che, almeno in teoria, avrebbero dovuto liberare Gerusalemme e non conquistare Costantinopoli: "Nel 1204 fu saccheggiata in modo inumano e barbaro Costantinopoli, come se fosse una città di infedeli e non di persone della stessa fede cristiana. Fu insediata in essa e in molte altre città una gerarchia ecclesiastica latina, come se quella ortodossa non fosse stata cristiana. Fu proclamato che al di fuori della Chiesa papale non esiste salvezza, cosa che significava che la Chiesa ortodossa non salva. Fu inaugurato e posto in atto sistematicamente un imponente sforzo di latinizzazione di matrice franca della Chiesa ortodossa d’Oriente."  Dopo tale sacco i crociati nominarono imperatore il conte Baldovino IX di Fiandra e Patriarca di Costantinopoli dei Latini il nobile veneziano Tommaso Morosini. Precedentemente anche il Santo Padre teoforo Fozio, Patriarca di Costantinopoli-Nuova Roma (p.s. gli abitanti di Costantinopoli non si sono mai autodefiniti bizantini, bensì romani), confessore e difensore della Fede Ortodossa in Cristo  scrisse una Enciclica contro gli errori dottrinali della Chiesa Latina. Ciò ricordato l'atto ufficiale di reciproca scomunica tra il Papa  Leone IX e il Patriarca di Costantinopoli-Nuova Roma Michele I Cerulario non è che la conseguenza di una divisione che, di fatto, già esisteva da secoli. Va ricordato comunque che la scomunica e, conseguente anatema, nei confronti del vescovo di Roma fu firmata congiuntamente da tutti i Patriarchi dell'Ecumene Ortodossa: Costantinopoli-Nuova Roma, Alessandria d'Egitto, Gerusalemme ed Antiochia dei Siri). 
Motivi dello scisma:
Filoque la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, che non ha giustificazioni scritturali, fu introdotta dal clero visigoto e, successivamente adottato da quello Franco e accolto, successivamente, dal Papato per tutta la Chiesa latina d'Occidente, Esso va contro il Credo approvato dal Concilio di Nicea nel 325 e contro quanto normato dal Concilio di Efeso per il quale ogni canone precedentemente approvato può essere modificato unicamente per consenso conciliare.
- Primato d'autorità del Papa. Il Vescovo di Roma e Patriarca dell'Occidente (questo ultimo titolo è stato abrogato da Benedetto XVI) col tempo si è sentito investito di un principio di autorità giurisdizionale in quanto successore di Pietro (in verità San Pietro è dubbio sia stato mai vescovo di Roma, di sicuro lo è stato di Antiochia dei Siri e non è mai stato il capo della cristianità primitiva, come dimostra il Concilio Apostolico di Gerusalemme che fu presieduto da San Giacomo il Giusto, fratello del Signore, come riportato da San Luca negli Atti degli Apostoli). Essendo vescovo della capitale dell'Impero si autoattribuì il titolo di Pontefice  (Pontifex Maximus), titolo pagano che designava la massima autorità religiosa dell'Impero. Al Papa, che si sentiva il successore politico e religioso degli imperatori romani, fu attribuita la qualifica di Capo del Mondo"Caput totius orbis"  con il conseguente diritto divino sul governo delle cose sia di Cesare che di Dio. La Chiesa Cattolica così sostituiva la figura di Cristo quale Capo e pietra angolare della Chiesa con quella di Pietro e dei suoi successori, i Papi, ai quali, al pari di Cristo che regna in Cielo, viene riconosciuto il diritto di governare la terra con potere assoluto su tutte le persone e le istituzioni cristiane. Inoltre, con sommo sdegno de parte dell'ortodossia, fin dall'VIII secolo il Papa si attribuiva il titolo di Vicario di Dio (Cristo) in terra, posizione questa che ha portato nel 1870 al dogna dell'infallibilità del Papa, che oltre a causare lo scisma dei Vetero-Cattolici ha posto una pietra insormontabile ad ogni eventuale riunione tra le Chiese Ortodosse e quella Cattolica.
Pane azzimo nell'Eucarestia. Mentre la Chiesa ortodossa ha sempre mantenuto il sacramento dell'eucarestia nelle due forme del pane e del vino, la Chiesa Cattolica, col tempo, in contrasto con la tradizione della Chiesa delle origini, ha sostituito l'ostia  (pane azzimo) al pane, mentre il vino è stato riservato unicamente ai membri del clero. Per gli ortodossi si viola i precetti evangelici (Mt 26,26-29 - Lu 22,19-20 - 1Co 11,23-25) e togliere il lievito al pane è come togliergli l'anima.
Matrimonio del clero. Sebbene gli Apostoli fossero quasi tutti sposati (ad eccezione di Andrea fratello di Pietro e Giuda Iscariota, colui che lo ha tradito - Giovanni Evangelista detto il Teologo non era sposato alla morte di Gesù ma si sposò in seguito) la Chiesa Cattolica col tempo ha imposto il celibato ai sacerdoti (va ricordato che nell'antichità anche i Papi si sposavano, vedi Papa Ormisda che ebbe un figlio che salì al trono pontificio col nome di Papa Silverio). 
- Sacramento della Confermazione. Mentre nell'Ortodossia la crismazione può essere effettuata dai sacerdoti, nella Chiesa Cattolica questo privilegio è stato  concesso unicamente ai vescovi.


A queste differenze che decretarono la rottura tra l'Ortodossia,  fondata su una struttura democratica, rimasta fedele ai dettati della Chiesa primitiva e basata sulla collegialità e sulla sinodalità e la Cattolicità fondata sulla monarchia assoluta di un Capo visto come una specie di semidivinità (Vicario di Dio in terra) vanno aggiunte altre  differenze dogmatiche quali:
Purgatorio della cui esistenza non vi sono tracce nelle Sacre Scritture sia neo che vetero-testamentarie.
Indulgenze potere della Chiesa di sostituirsi a Dio nella possibilità di scontare pene nell'aldilà e anche essa senza giustificazioni bibliche (causa prima  dello scisma protestante)
Estrema Unzione, l'Unzione degli Infermi, della quale parlano sia gli apostoli: Mc 6,12-13; Mc 16,17-18; Mt 10,8 che San Giacomo nella sua Epistola: 1,14-16) data ai malati sia fisici che spirituali, col tempo la Chiesa Cattolica (XI secolo) lo ha ridotto ad Estema Unzione, data soltanto in punto di morte.
Matrimonio, la Chiesa Cattolica interpreta le parole di Gesù  riportate da MT 19:3-9 "Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio»”come indissulubilità, mentre la Chiesa ortodossa valuta diversamente quanto ho riportato in neretto ed ammette anche le seconde e terze nozze ("finché morte non ci separi" riferita alla sposa maltrattata e picchiata quotidianamente da un marito violento significa che deve rimanergli accando finché non venga uccisa? Non credo abbia senso o sia veramante cristiano)
Immacolata Concezione Assunzione di Maria. Sono due dogmi che non hanno riscontri biblici, evangelici e patristici e che l'Ortodossia, pur devota alla Theotokos, la Tutta Santa e Vergine Maria, madre di Dio non riconosce.
dott. Filippo Ortenzi
Rettore dell'Università Ortodossa
San Giovanni Crisostomo
email: unisangiov.crisostomo@gmail.com

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