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giovedì 1 agosto 2019

492 anni fa saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande

492 anni fa  saliva al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore San Giustiniano I il Grande
Santi Giustiniano e Teodora - mosaico basilica di Ravenna

Il 1 agosto 527 salì al trono di Costantinopoli-Nuova Roma l'imperatore romano Giustiniano I  (Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus) nato 45 anni prima a Tauresio in Darcalia (i darcani erano una tribù illirico-albanese stanziata nei territori del Kossovo e di parte della Macedonia del Nord) . Giustiniano, fautore della Restauratio Imperi  cercò di riportare l'unità nell'Impero riconquistando , grazie ai valorosi generali Belisario e Narsete, territori occidentali occupati dai barbari (dai vandali in Africa, dai visigoti in Spagna e dagli ostrogoti in Italia).
L'impero Romano ai tempi di Giustiniano

Oltre che per l'attività militare atta a riunificare tutti i territori dell'Impero Romano, l'azione di Giustiniano I Il Grande è stata determinante per porre quelle basi del diritto civile che sono alle radici della nostra civiltà cristiana ed occidentale. A lui si deve la redazione del Codex , del Corpus Iuris Civiliis, delle Istitutiones e delle Novallae constitutiones che sono le fondamenta anche della giurisprudenza moderna. 

Fervente cristiano mandò missionari a convertire popolazioni barbare, come gli Eruli, gli Unni del Don. gli Abasgi, i Tzani. Mandò missionari tra le tribù arabe dei Nabatei e tra le popolazioni dell'attuale Yemen. A lui si deve la costruzione della Basilica di Santa Sofia (Agia Sophia) che è stata per secoli la sede del Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli (nel 1453 dopo la caduta di Costantinopoli fu trasformata in moschea e da Kemal Ataturk in un museo di Istambul). Durante il suo Regno cercò di sradicare  le religioni non cristiane dai territori dell'Impero (giudaismo, samaritanismo, paganesimo, manicheismo ...) e di combattere le eresie che stavano minando l'unità religiosa della Cristianità, principaalmente il monofisismo. Intervenne anche in campo religioso con Editti sulle eterodossie e di scomunica contro quei vescovi, come Antimo di Costantinopoli e Severo di Antiochia che avevano aderito all'eresia monofisita (dal greco  monos unica e physis natura). Per la sua difesa dell'Ortodossia e contro il dilagare delle eresie è stato, unitamente all'imperatrice Teodora, sua consorte, glorificato come Santo dalla Chiesa Ortodossa. Contro i monofisiti indisse il II Concilio Ecumenico di Costantinopoli dove furono condannate dette false dottrine delle quali era il massimo teologo l'archimandrita greco Eutiche. Di Giustiniano parla anche Dante nella Divina Commedia dove lo pone, giustamente, in Paradiso.
Filippo Ortenzi
vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma

P.S.
Le dottrine monofisite non hanno, storicamente, mai atticchito in Italia, salvo che nel gennaio di quest'anno, su imput del Capo della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala mons. Antonio Parisi (nome religioso Cosma) e del Primate della stessa prof. Alessandro Meluzzi, detta Chiesa ha firmato una intercomunione col Patriarcato europeo della Chiesa Etiope Tawahedo (in lingua geez: di una sola natura)
firma di intercomunione tra la Chiesa di Meluzzi e quella Tawahedo etiope

Le Chiese che accettano l'eresia monofisita (talvolta detta miafisita) sono quella copta d'Egitto, quella Tawaedo d'Etiopia ed Eritrea e quella siro-giacobita e la loro comunione è detta della Chiese Antico-Orientali.
Al fine di confiutare ogni dubbio sulla scelta cristologica dei parisiani, gli stessi hanno modificato il logo della Chiesa aggiungendo Antico Orientale a quello di Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala, nonchè quello della Chiesa Copta il cui Papa nonché Patriarca di Alessandria d'Egitto ne è la massima autorità a livello mondiale.

giovedì 25 luglio 2019

25 luglio 325 - si conclude il Concilio di Nicea

25 luglio 325 - si conclude il Concilio di Nicea

Il 25 luglio 325 si concluse il Concilio Ecumenico di Nicea, primo Concilio (dopo quello Apostolico di Gerusalemme) della Cristianità. Fu indetto e presieduto da Costantino il Grande, isapostolo ed imperatore romano. Il Concilio definì la dottrina dell'homoousion (dal greco housia = sostanza - il Dio Figlio stesso in essere e stesso in sostanza con il Dio Padre) essenziale nell'ontologia cristiana sulla natura di Cristo, che viene visto coessenziale al Padre (i latini traducono generalmente consustanziale). Alla luce di ciò furono dichiarati eretiche le dottrine degli ariani e dei melanziani che avevano deviato numerosi cristiani dall'ortodossia cristologica soprattutto in Egitto. Tra le altre decisioni conciliari ci fu l'approvazione della formula del Credo (credo niceno). Che ogni Provincia (equivaleva ad una Nazione) avesse un Metropolita. Il divieto per i membri del clero di esercitare l'usura. Parimenti il Concilio di Nicea decise il metodo di calcolo della Pasqua che doveva essere celebrata dalla cristianità nella stessa data. I Santi Padri decisero che la data della Pasqua (calcolata secondo il calendario lunisolare ebraico) cadesse la domenica dopo il primo pleniludio (luna piena) dopo l'equinozio di primavera (generalmente la Pasqua ortodossa cade tra il 4 aprile e l'8 maggio, mentre quella cattolica che ha adottato criteri diversi da quelli stabiliti a Nicea dai Santi Padri cade tra il 22 marzo e il 25 aprile),

Mons. dott Filippo Ortenzi
Rettore Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo


Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo
via Appia Nuova n. 612 - 00179 Roma
email: unisangiov.crisostomo@gmail.com


1)La Chiesa Ortodossa Italiana ha istituito per la preparazione dei propri chierici,  monaci e per i fedeli che vogliono approfondire la loro cultura religiosa  una Università Teologica denominata: Università  Ortodossa San Giovanni Crisostomo per curare la preparazione accademica nella conoscenza dell’ortodossia antica e contemporanea, con particolari attenzioni alle tradizioni storiche, liturgiche, teologiche, scientifiche, sociali, economiche,  sanitarie, umanistiche  e culturali. 
2) Dall’Università, che potrà avere succursali in tutte le Eparchie ed Esarcati, dipendono le Facoltà di Teologia,  Diritto Canonico, Scientifiche, Sociali,  Sanitarie,  Umanistiche e  d’alta formazione artistica, musicale e coreutica.
3) L’Università è retta da Statuti.
5) La nomina del Rettore e del Segretario Generale dell’Università   ha validità novennale ed è rinnovabile.
6) Il Rettore ed il Segretario Generale dell’Università provvederanno alle nomine ed alla strutturazione di ogni Facoltà e relative succursali.
7) L’Università per le attività statutarie potrà aprire un conto corrente ed editare materiale didattico specifico.

mercoledì 24 luglio 2019

San Fantino il Taumaturgo, detto il Cavallaro

San Fantino il Taumaturgo, detto il Cavallaro
Il 24 luglio si festeggia San Fantino il Vecchio, detto Il Taumaturgo. Santo ortodosso calabrese di Taureanum (Taureana di Palmi - RC). Dedito alla preghiera e alla carità a lui vengono attribuiti ricordano numerosi miracoli. E' noto anche come "il Cavallaro" perche di mestiere faceva il guardiano di cavalli. Di etnia greco-calabra è considerato il più antico santo della Calabria. La sua cripta è stata riscoperta nella seconda metà del XX secolo ed è un luogo d'incontro tra le comunità cattoliche ed ortodosse calabre. Nel giorno della sua festa è uso benedire cavalli e cavalieri. Nella foto il vescovo Filippo delle Terre di Roma e Padre Antonio Berardo di Rieti mentre procedono alla benedizione dei cavalli presso il Circolo Ippico Conte Manin di Montegiorgio (FM).

sabato 20 luglio 2019

Parabola del Buon Samaritano

Parabola del Buon Samaritano
Una delle Parabole più note del Vangelo secondo Luca (Luca 10,25-37) è la Parabola del Buon Samaritano, una parabola che in se racchiude buona parte della dottrina cristiana della salvezza. L'autore è San Luca (Loukas) un medico siro di religione pagana di Antiochia dei Siri (1) convertito al cristianesimo dall'apostolo Paolo di Tarso (2). Persona colta e dal greco fluente San Luca, oltre al Vangelo a cui ha dato il nome è ricordato anche come autore degli Atti degli Apostoli.
Sotto riportiamo il testo della Parabola:

Il buon Samaritano

25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". 36 Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» 37 Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa». (3)

Un rabbino (dottore della legge ebraica)per mettere in difficoltà Gesù gli domanda quale è la via della salvezza eterna. Alla domanda di Gesù su cosa prescriva la legge, diligentemente risponde citando il Deuteronomio 6,5 "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." e il Levitico 19,18 "amerai il prossimo tuo come te stesso" ma poi fece la domanda trabocchetto: «E chi è il mio prossimo?». La domanda, apparentemente semplice in realtà era insidiosa. Per gli ebrei, come anche si legge in qualsiasi Vocabolario della lingua italiana significa vicino (4), per gli ebrei poteva essere esteso agli altri ebrei o, al più, ai non ebrei che vivevano tra di loro. Il prossimo per alcune sette ebraiche non riguardava asolutamente i non ebrei, tanto che alcuni gruppi estremisti come gli Zeloti (5) ed i Sicari (6) non esitavano ad assassinare i pagani. o gli ebrei ritenuti collaborazionisti col potere straniero (es. i sadducei o gli erodiani) che vivevano nel loro territorio. Anche in libri biblici come, ad es. i Maccabei non vi è traccia di una estensione erga omnes di detto termine. Gesù rispone raccontando la parabola,  o storiella esemplificativa, di un giudeo aggredito e spogliato dai briganti che giaceva ferito ai bordi di una strada. Orbene due autorevoli esponenti della nomenclatura religiosa ebraica, un Sacerdote (7) e, successivamente un Levita (8) lo videro, fecero finta di niente e, passarono sull'altro lato della strada per non soccorrerlo (si fecero, come si suol dire "gli affari loro" cosa che oggi in questa civiltà materialista e scristianizzata sembra quasi una cosa lodevole). All'esempio negativo di esponenti del clero ebraico verso un loro correligionario, pure considerato prossimo dalla mentalità ebraica, Gesù pone un esempio positivo, prendendo come pietra di paragone un membro di uno dei gruppi religiosi più odiati e disprezzati dagli ebrei ortodossi: un samaritano (9), cioè il seguace di una religione abramitica considerata eretica ed impura dagli altri ebrei. Al dottore della legge, probabilmente fariseo (i sadducei non credevano nella resurrezione e nell'immortalità dell'anima) Gesù ritorna sul concetto più volte espresso dell'ipocrizia di una religione vissuta come mera osservanza dei precetti (Matteo 23,13: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci") e non come amore per Dio e per gli altri. In questo comportamento amorevole verso l'altro è l'essenza stessa del cristianesimo, che non predica odio verso  chi non accetta la propria verità, come ad esempio, stravolgendo il messaggio cristiano ha fatto spesso il cattolicesimo (vedi le crociate contro gli Albigesi, i Dolcinisti, i Patarini ecc.,  le Pasque Piemontesi, la Strage degli Ugonotti, la IV Crociata contro gli Ortodossi di Costantinopoli, il Sacro Macello contro gli evangelici della Valtellina, la strage dei valdesi di Guardia Piemontese in Calabria ecc.) od oggi l'Islam, che divide le persone in Credenti e non Credenti o Infedeli, i quali ultimi non devono essere aiutati ma semmai sottomessi o uccisi (10). La Chiesa Ortodossa Italiana fin dalla fondazione ha visto nella Parabola del Buon Samaritano un'esempio da seguire ed un mezzo per essere cristiano. Il 20 giugno 2014 fu fondata la Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano, che secondo l'Art. 5 dello Statuto ha,  quale


(Finalità)



La   Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale  nell’ambito della carità cristiana  quali:

a) costituzione, ove possibile, di strutture di volontariato con ambulanza per trasportando ammalati e diversamente abili;

b) costituzione di ambulatori per l’assistenza medico-sanitaria ad ammalati od infortunati;

c) assistenza materiale e spirituale agli ammalati od infortunati nel loro domicilio e nei luoghi di cura;
e) concorrendo con la propria organizzazione ed esperienza a soccorrere le popolazioni colpite da calamità naturali;
f) partecipazione a congressi, seminari, incontri. nazionali ed internazionali nei quali si dibattano problemi inerenti il primo soccorso e la pubblica assistenza;
g) impegnarsi  per la missione di evangelizzazione ed apostolato della Chiesa, manifestando un autentico slancio missionario, con l'intento di  promuovere la diffusione della fede ortodossa italiana.
h) effettuando ogni altro servizio-attività idoneo al raggiungimento degli scopi sociali.

Fini della Confraternita, il cui logo è stato effettuato dal sig. Paolo Roberto Manca di Sassari, che ringraziamo pubblicamente in questo articolo sono, pertanto, quelli di promuovere la carità cristiana nel campo socio sanitario,  il volontariato e la formazione di operatori pastorali di volontari della carità. 

Chi fosse interessato alla Confraternita può scrivere alla seguente email: confraternitabuonsamaritano@gmail.com 
Vi è anche la seguente pagina facebook:  



Mons. Filippo Ortenzi
vescovo del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma 
della Chiesa Ortodossa Italiana
Rettore dell'Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita
Presidente della Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano


NOTE


(1) Antiochia dei Siri (oggi Antakia - Turchia)  - è stata per secoli la capitale politica della Siria e uno dei primi centri di diffusione del Cristianesimo (San Pietro è universalmente riconosciuto come il primo vescovo di Antiochia). Nel 1939 la Francia la cedette alla Turchia.
(2) Tarso (oggi Tarsus - Turchia) - nota per aver dato i natali a San Paolo è stata anche la capitale del Regno Armeno di Cilicia.
(3) Il testo è tratto dalla Bibbia Nuova Riveduta, curata dalla Società Biblica di Ginevra  che ha la particolarità di tenersi al passo con le evoluzioni della lingua italiana e con gli ultimi ritrovamenti archeologici (es. grotte di Qumran) (da Vikipedia)
(4) pròssimo agg. e s. m. [dal lat. proxĭmus, superl. di prope «vicino»]. – 1. Molto vicino (nello spazio), che si trova a brevissima distanza. (Vocabolario Treccani)
(5) zeloti, che significa zelanti,  era un gruppo estremista ebraico di derivazione farisaica fondato da Giuda di Gamala e Saddok il Fariseo, uno degli apostoli Simone proveniva da questa setta, tanto che nei vangeli è definito Simone lo Zelota (o anche il Kananite)
(6) Sicari  era un gruppo terrorista ebraico nato da una scissione degli zeloti. Operavano assassinando la gente con una spada corta che portavano sotto il mantello detta sica, da cui il nome.
(7) Sacerdote cohen. Nell'ebraismo il sacerdozio costituiva una casta ereditaria (come qualla dei bramini nell'induismo) riservata ai discendenti della famiglia levita di Aronne, gli unici ai quali era concesso di eseguire il culto ed effettuare sacrifici nel Tempio. Gli ebrei col cognome Cohen sono discendenti degli antichi sacerdoti.
(8) Leviti erano i membri della tribù di Levi, dediti al servizio religioso, anche con canti e suoni, e all'assistenza dei sacerdoti. In termini moderni stavano ai sacerdoti ebraici come i diaconi stanno a quelli cristiani. Gli attiuali ebrei discendenti degli antichi leviti fanno di cognome Levi.
(9) Samaritani (dall'ebraico shomronim - custodi della legge) sono i discendenti di ebrei della tribù di Efraim e Manasse rimaste in Canaan durante l'Esilio Babilonese dei giudei, e mescolatesi con le popolazioni pagane cananee. Il luogo dove erano concentrati era detto Samaria.  Dai Giudei, che si sentivano gli unici autentici ebrei, erano considerati eretici ed etnicamente impuri. Ai tempi di Gesù vi era ancora un forte astio tra le due comunità. Al contrario degli israeliti i samaritani hanno come Monte Sacro non Sion ma il Garizim ed hanno una loro Torah, che secondo alcuni studiosi ha più punti di contatto con la Septuginta ortodossa che quella masoretica. Un tempo numerosi hanno subito, nel corso dei secoli numerose persecuzioni da parte islamica ed oggi sopravvivono ancora in numero limitato (circa 800) tra la Palestina (Nablus)) ed Israele (Holon) venendo visti con antipatia sia dagli ebrei, che li considerano eretici e palestinesi che dai musulmani che li vedono come ebrei.
(10) Infedeli  Il Corano è pieno di Sure (capitoli) che incitano alla lotta ed alla violenza verso gli infedeli. Es: [8;12] "Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi" - [9;5] "…uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati." [2;88]- "Allah ha maledetto i miscredenti" - [2;191] "Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati:la persecuzione è peggiore dell'omicidio." - [2;193] "Combatteteli finché  il culto sia reso solo ad Allah." - [5;17,51] "O voi che credete! Non abbiate amici tra gli Ebrei ed i Cristiani." - [9;29] "Combattete coloro che non credono in Allah…che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati." - [33;64] "In verità Allah ha maledetto i miscredenti ed ha preparato
per loro la Fiamma" ecc. ecc. 

lunedì 15 luglio 2019

15 luglio 1054 Scisma della Chiesa Cattolica dall'Ortodossia

15 luglio 1054 
Scisma della Chiesa Cattolica dall'Ortodossia
Anche se, di fatto i rapporti tra cattolici e ortodossi si erano irrimediabilmente incrinati nel 1204, quando sotto il Pontificato di Innocenzo III la Chiesa d'Occidente antepose le crociate contro altri cristiani a quelle contro l'islam (Crociata contro i catari in Francia, gli albigesi in Italia e gli Ortodossi in Asia Minore e Grecia) ammazzando decine di migliaia di altri cristiani nel nome dell'autorità pietrina (specie in Provenza nella Francia meriodionale) lo scisma tra Oriente e Occidente viene universalmente datato il 15 luglio 1054. In una intervista al periodico cattolico 30 giorni (n. 1 - 2004) il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I pone quale pietra miliare della divisione tra Oriente Ortodosso e Occidente Cattolico il sacco di Costantinopoli-Nuova Roma del 1204, effettuato dalle armate cattoliche della IV Crociata che, almeno in teoria, avrebbero dovuto liberare Gerusalemme e non conquistare Costantinopoli: "Nel 1204 fu saccheggiata in modo inumano e barbaro Costantinopoli, come se fosse una città di infedeli e non di persone della stessa fede cristiana. Fu insediata in essa e in molte altre città una gerarchia ecclesiastica latina, come se quella ortodossa non fosse stata cristiana. Fu proclamato che al di fuori della Chiesa papale non esiste salvezza, cosa che significava che la Chiesa ortodossa non salva. Fu inaugurato e posto in atto sistematicamente un imponente sforzo di latinizzazione di matrice franca della Chiesa ortodossa d’Oriente."  Dopo tale sacco i crociati nominarono imperatore il conte Baldovino IX di Fiandra e Patriarca di Costantinopoli dei Latini il nobile veneziano Tommaso Morosini. Precedentemente anche il Santo Padre teoforo Fozio, Patriarca di Costantinopoli-Nuova Roma (p.s. gli abitanti di Costantinopoli non si sono mai autodefiniti bizantini, bensì romani), confessore e difensore della Fede Ortodossa in Cristo  scrisse una Enciclica contro gli errori dottrinali della Chiesa Latina. Ciò ricordato l'atto ufficiale di reciproca scomunica tra il Papa  Leone IX e il Patriarca di Costantinopoli-Nuova Roma Michele I Cerulario non è che la conseguenza di una divisione che, di fatto, già esisteva da secoli. Va ricordato comunque che la scomunica e, conseguente anatema, nei confronti del vescovo di Roma fu firmata congiuntamente da tutti i Patriarchi dell'Ecumene Ortodossa: Costantinopoli-Nuova Roma, Alessandria d'Egitto, Gerusalemme ed Antiochia dei Siri). 
Motivi dello scisma:
Filoque la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, che non ha giustificazioni scritturali, fu introdotta dal clero visigoto e, successivamente adottato da quello Franco e accolto, successivamente, dal Papato per tutta la Chiesa latina d'Occidente, Esso va contro il Credo approvato dal Concilio di Nicea nel 325 e contro quanto normato dal Concilio di Efeso per il quale ogni canone precedentemente approvato può essere modificato unicamente per consenso conciliare.
- Primato d'autorità del Papa. Il Vescovo di Roma e Patriarca dell'Occidente (questo ultimo titolo è stato abrogato da Benedetto XVI) col tempo si è sentito investito di un principio di autorità giurisdizionale in quanto successore di Pietro (in verità San Pietro è dubbio sia stato mai vescovo di Roma, di sicuro lo è stato di Antiochia dei Siri e non è mai stato il capo della cristianità primitiva, come dimostra il Concilio Apostolico di Gerusalemme che fu presieduto da San Giacomo il Giusto, fratello del Signore, come riportato da San Luca negli Atti degli Apostoli). Essendo vescovo della capitale dell'Impero si autoattribuì il titolo di Pontefice  (Pontifex Maximus), titolo pagano che designava la massima autorità religiosa dell'Impero. Al Papa, che si sentiva il successore politico e religioso degli imperatori romani, fu attribuita la qualifica di Capo del Mondo"Caput totius orbis"  con il conseguente diritto divino sul governo delle cose sia di Cesare che di Dio. La Chiesa Cattolica così sostituiva la figura di Cristo quale Capo e pietra angolare della Chiesa con quella di Pietro e dei suoi successori, i Papi, ai quali, al pari di Cristo che regna in Cielo, viene riconosciuto il diritto di governare la terra con potere assoluto su tutte le persone e le istituzioni cristiane. Inoltre, con sommo sdegno de parte dell'ortodossia, fin dall'VIII secolo il Papa si attribuiva il titolo di Vicario di Dio (Cristo) in terra, posizione questa che ha portato nel 1870 al dogna dell'infallibilità del Papa, che oltre a causare lo scisma dei Vetero-Cattolici ha posto una pietra insormontabile ad ogni eventuale riunione tra le Chiese Ortodosse e quella Cattolica.
Pane azzimo nell'Eucarestia. Mentre la Chiesa ortodossa ha sempre mantenuto il sacramento dell'eucarestia nelle due forme del pane e del vino, la Chiesa Cattolica, col tempo, in contrasto con la tradizione della Chiesa delle origini, ha sostituito l'ostia  (pane azzimo) al pane, mentre il vino è stato riservato unicamente ai membri del clero. Per gli ortodossi si viola i precetti evangelici (Mt 26,26-29 - Lu 22,19-20 - 1Co 11,23-25) e togliere il lievito al pane è come togliergli l'anima.
Matrimonio del clero. Sebbene gli Apostoli fossero quasi tutti sposati (ad eccezione di Andrea fratello di Pietro e Giuda Iscariota, colui che lo ha tradito - Giovanni Evangelista detto il Teologo non era sposato alla morte di Gesù ma si sposò in seguito) la Chiesa Cattolica col tempo ha imposto il celibato ai sacerdoti (va ricordato che nell'antichità anche i Papi si sposavano, vedi Papa Ormisda che ebbe un figlio che salì al trono pontificio col nome di Papa Silverio). 
- Sacramento della Confermazione. Mentre nell'Ortodossia la crismazione può essere effettuata dai sacerdoti, nella Chiesa Cattolica questo privilegio è stato  concesso unicamente ai vescovi.


A queste differenze che decretarono la rottura tra l'Ortodossia,  fondata su una struttura democratica, rimasta fedele ai dettati della Chiesa primitiva e basata sulla collegialità e sulla sinodalità e la Cattolicità fondata sulla monarchia assoluta di un Capo visto come una specie di semidivinità (Vicario di Dio in terra) vanno aggiunte altre  differenze dogmatiche quali:
Purgatorio della cui esistenza non vi sono tracce nelle Sacre Scritture sia neo che vetero-testamentarie.
Indulgenze potere della Chiesa di sostituirsi a Dio nella possibilità di scontare pene nell'aldilà e anche essa senza giustificazioni bibliche (causa prima  dello scisma protestante)
Estrema Unzione, l'Unzione degli Infermi, della quale parlano sia gli apostoli: Mc 6,12-13; Mc 16,17-18; Mt 10,8 che San Giacomo nella sua Epistola: 1,14-16) data ai malati sia fisici che spirituali, col tempo la Chiesa Cattolica (XI secolo) lo ha ridotto ad Estema Unzione, data soltanto in punto di morte.
Matrimonio, la Chiesa Cattolica interpreta le parole di Gesù  riportate da MT 19:3-9 "Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio»”come indissulubilità, mentre la Chiesa ortodossa valuta diversamente quanto ho riportato in neretto ed ammette anche le seconde e terze nozze ("finché morte non ci separi" riferita alla sposa maltrattata e picchiata quotidianamente da un marito violento significa che deve rimanergli accando finché non venga uccisa? Non credo abbia senso o sia veramante cristiano)
Immacolata Concezione Assunzione di Maria. Sono due dogmi che non hanno riscontri biblici, evangelici e patristici e che l'Ortodossia, pur devota alla Theotokos, la Tutta Santa e Vergine Maria, madre di Dio non riconosce.
dott. Filippo Ortenzi
Rettore dell'Università Ortodossa
San Giovanni Crisostomo
email: unisangiov.crisostomo@gmail.com

sabato 16 febbraio 2019

Canone 34 dei Canoni Apostolici Principio di Primizialità e Sinodalità della Chiesa

Canone 34 dei Canoni Apostolici
Principio di Primizialità e Sinodalità della Chiesa


«I vescovi di ciascuna nazione [ethnos] scalgano tra loro un Primate [protos],  e non agiscano senza il suo parere, e ciascuno operi solo in merito a cose riguardanti la propria circoscrizione e i territori che ne dipendono; ma neppure quello [il Primate] faccia qualcosa, senza il parere di tutti: così ci sarà concordia e sarà glorificato Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo».

 I Canoni Apostolici codificano la disciplina ecclesiastica utilizzata prima del Concilio di Nicea del 325 d.C. ed è fondamentale per comprendere i criteri fondamentali dell'Ortodossia. Il Canone 34  in particolare, confermato nella sua essenza  da tutti i Concili Ecumenici pone in evidenza il criterio fondativo di tutte le Chiese Ortodosse, che si fondano su base nazionale od etnica e che vedono quale principio basilare quello della primizialità e della sinodalità della Chiesa, dove il Patriarca o Metropolita (Primate) non è un monarca assoluto ma un "primus inter pares" (primo tra pari), ossia che esercita funzioni di preminenza tra persone di pari dignità (vescovi) o posizione gerarchica.
Per il prof. Dimitri Salachas: "Esso coniuga  due principi. Il primo è che in ogni regione ci deve essere un solo protos, o capo (istituzione di primazialità e di unità). Il secondo è che il protos non può agire senza i molti (istituzione di sinodalità). Non esiste nessun ministero o istituzione di unità che non sia espresso sotto forma di comunione. La concezione orientale della Chiesa richiede un’istituzione che esprima l’unicità della Chiesa, e non solo la sua molteplicità. Ma la molteplicità non può essere assorbita dalla primazialità del protos. Il ministero insostituibile del protos non può sostituire il ministero dei “molti”, cioè dei pastori delle Chiese locali. A livello, perciò, della provincia (metropoli) o, in modo più ampio, della Chiesa patriarcale, c’è un centro di unità – il metropolita, il patriarca. L’uguaglianza reale di tutti i vescovi si esprime attorno a un centro di unità reale. Il riferimento a tale centro di unità è vincolante. Ma come gli altri vescovi della provincia o del Patriarcato non devono prendere decisioni che abbiano effetti fuori dalla propria circoscrizione loro affidata senza tener conto del parere del metropolita o del patriarca, così anche lui non può prendere decisioni vincolanti per gli altri vescovi prescindendo dal loro parere. Reciprocità perfetta,  a immagine di quella delle Tre Persone dell’Unica Divinità. La santissima Trinità è l’archetipo dell’unità conciliare della Chiesa. L’azione sinodale dei vescovi nella concordia rende gloria a Dio." (Fonte: mensile 30GIORNI - settembre 2005). 
Questo  canone, fondamentale per comprendere le realtà giurisdizionali ortodosse, è stato disconosciuto dalla Chiesa Cattolica per la quale il Pontefice non è il primo tra pari ma, considerandosi il Vicario di Dio in terra, ha pieno potere d'autorità e di giurisdizione su tutta la Chiesa.


Filippo Ortenzi, episcopo e Rettore dell'Università San Giovanni Crisostomo

mercoledì 12 dicembre 2018

La Septuaginta

www.ortodossiatorino.net
La Septuaginta

dell'arciprete Andrew Phillips
dal sito Orthodox England
Questo testo è una versione riveduta di una lezione che è stata originariamente tenuta al
Midlands Orthodox Study Centre nel novembre del 2007. È solo una breve introduzione alla
Septuaginta e deve molto agli studi di altri. Essa delinea l'ambiente religioso e culturale in
cui la Septuaginta è stata prodotta; descrive com'è nata questa traduzione della Bibbia
ebraica; accenna alle differenze tra la Septuaginta e la Bibbia ebraica; mette in evidenza
alcune delle caratteristiche distintive della Septuaginta, e il suo significato e uso nella
Chiesa primitiva; e conclude considerando le traduzioni in inglese esistenti e imminenti.
Nel suo libro The Orthodox Church, il metropolita Kallistos di Diokleia definisce in modo
molto semplice e chiaro la posizione dell'Antico Testamento greco, la Septuaginta: [1] 'La
Chiesa ortodossa ha lo stesso Nuovo Testamento del resto della cristianità. Come suo testo
autorevole per l'Antico Testamento utilizza l'antica traduzione greca conosciuta come la
Septuaginta. Dove questa differisce dal testo ebraico (il che accade molto spesso), gli
ortodossi credono che i cambiamenti nella Septuaginta sono stati fatti sotto l'ispirazione
dello Spirito Santo, e devono essere accettati come parte della rivelazione continua di Dio'.
La Septuaginta è stata prodotta nel mondo culturale elleno-romano, ovvero, grosso modo,
nel periodo compreso tra le conquiste di Alessandro il Grande (c. 325 a. C.) e la costituzione
dell'Impero Romano. La lingua franca di quel mondo era il koinè dialektos (dialetto comune)
greco. Allora come oggi molti più ebrei vivevano al di fuori della Terra Santa di quanti
vivevano al suo interno, e la grande maggioranza di loro non parlava l'ebraico. C'era,
dunque, una chiara necessità di una versione della Bibbia ebraica in greco. La Septuaginta è
stata scritta da ebrei di lingua greca della diaspora giudeo-greca, impiegando non, come
alcuni studiosi hanno immaginato, una forma semitica separata del greco, ma la lingua
comune (koinè) con un vocabolario specializzato (compresi gli idiomi) e uno stile che riflette
i propri interessi particolari. Per un confronto adeguato si potrebbe pensare all'inglese
legale o giornalistico dei nostri giorni.
Che cos'è la Septuaginta? (Il nome stesso deriva dalla parola latina septuaginta, che
significa settanta). Ha avuto origine in Egitto. L'origine della traduzione è riportata nella
1
Lettera di Aristea, scritta tra il 150 e il 100 a. C. Si suppone che la lettera sia opera di un
funzionario di corte del re egiziano Tolomeo II Filadelfo (285-246 a. C.). Aristea dice che il
re Tolomeo, da lui sollecitato, desiderava avere una traduzione greca della Torah ebraica
(cioè la Legge, ovvero da Genesi a Deuteronomio). La Torah era, naturalmente, il principale
documento legale del giudaismo e quindi dei sudditi ebrei alessandrini del re. Così re
Tolomeo diede ordine di inviare una lettera al gran sacerdote Eleazar a Gerusalemme,
chiedendogli di inviare traduttori esperti ad Alessandria, al fine di intraprendere questo
progetto. Eleazar rispose inviando al re una magnifica edizione della Torah, 'rotoli su cui la
legge era stata incise con le lettere ebraiche in oro', assieme a settantadue traduttori (non
settanta), sei da ciascuna delle tribù d'Israele, 'in modo che, dopo l'esame del testo
approvato dalla maggioranza, e il raggiungimento dell'accuratezza nella traduzione,
possiamo produrre una versione eccezionale'. Al loro arrivo, i traduttori furono portati
all'isola di Pharos fuori Alessandria, dove in 72 giorni produssero la traduzione greca della
Torah. Questa fu letta pubblicamente ai sudditi ebraici del re, che la ascoltarono con grande
entusiasmo. Il re ne fece quindi fare copie per la sua biblioteca reale e per i suoi sudditi
ebrei. Fu solo la Torah a essere tradotta. In senso stretto, il termine Septuaginta dovrebbe
essere applicato alla traduzione originale dei soli cinque libri della legge. Le traduzioni
greche dei restanti libri della Bibbia furono opera di mani più tarde tra il terzo e il primo
secolo a. C.
Il racconto di Aristea dell'origine della Septuaginta potrebbe essere apocrifo. Ma si tratta di
un racconto molto antico, e si vede chiaramente che prima del tempo del nostro Signore
esisteva un'altra tradizione testuale della Bibbia ebraica, che era almeno contemporanea, se
non precedente, a quella rappresentata oggi dal testo masoretico.
La Chiesa cristiana è nata a Gerusalemme fra gli ebrei che hanno riconosciuto Gesù di
Nazaret come il Cristo, 'l'Unto' e che hanno trovato nelle scritture sacre del giudaismo del
loro tempo il significato della sua morte e risurrezione. La Bibbia ebraica era anche la loro
Bibbia. Ma se poniamo come presupposto, come fanno tanti in Occidente, che una Bibbia
ebraica proto-masoretica era 'il' testo canonico dell'Antico Testamento ai tempi del nostro
Signore, allora la maggior parte degli autori del nuovo Testamento non è riuscita a citare
correttamente l'Antico Testamento, perché di solito citavano dalla Septuaginta. Uno studio
del XIX secolo di 275 brani del Nuovo Testamento di D. M. Turpie [2] ha concluso che il
Nuovo Testamento, la Septuaginta e il testo ebraico concordano tutti solo in circa il 20%
delle citazioni. Dell'80% in cui si verifica qualche disaccordo, meno del 5% è d'accordo con
l'ebraico contro la Septuaginta. Queste cifre dimostrano quanto pesantemente gli scrittori
del Nuovo Testamento abbiano usato la versione greca del Vecchio Testamento e quanto
significativa sia stata la Septuaginta per l'emergente Chiesa cristiana. E quando il
cristianesimo si diffuse al di fuori dei confini della Palestina, fu apparentemente dalla
Septuaginta che gli Apostoli, in particolare san Paolo, predicarono Cristo. Per quasi un
secolo i cristiani e gli ebrei usarono entrambi la Bibbia greca, ma la capivano in modo
diverso; e questo è il motivo principale per cui la Septuaginta cadde in disuso nel giudaismo
e perché gli ebrei intrapresero nuove traduzioni del testo ebraico. Tra gli ebrei la
Septuaginta iniziò a essere soppiantata nel II secolo d. C. dalle recensioni successivi di
Aquila, Teodozione e Simmaco, che furono tutte progettate per assimilare il testo greco all'
ebraico allora corrente. Sopravvivono solo frammenti di queste versioni. La traduzione di
Aquila di fatto sembra essere stata una versione dell'ebraico così estremamente letterale
2
che difficilmente avrebbe potuto essere capita senza una qualche comprensione dell'ebraico
in sé. Rimase in uso nella sinagoga fino al VI secolo d. C.
Mentre il primitivo rapporto tra cristiani ed ebrei ha senza dubbio svolto un ruolo
importante nella storia delle versioni greche dell'Antico Testamento, ci fu un altro fattore
che non deve essere trascurato. Qui ci troviamo nel complesso mondo della critica testuale.
Il compito della critica testuale è classicamente descritto come 'seguire all'indietro i fili di
trasmissione di un testo e cercare di ripristinare il testo il più vicino possibile alla forma che
aveva in origine'. Ma nel caso dell'Antico Testamento, il problema è che cosa in realtà
costituisce il testo originale e se è possibile tornarvi se vi è più di una tradizione testuale. Le
prove dei rotoli del Mar Morto mostrano chiaramente che, nel periodo poco anteriore alla
nascita del cristianesimo, non c'era nessun testo fisso della Bibbia ebraica e che alcuni libri
della Bibbia ebraica circolavano in versioni marcatamente differenti. Una di queste forme
testuali, il testo proto-Masoretico, è emersa come testo standard entro l'inizio del II secolo d.
C. Molto lavoro di redazione su questo testo fu poi intrapreso dagli studiosi rabbinici e dagli
scribi masoreti, oltre che dai membri della setta semi-eretica dei caraiti. I primi manoscritti
superstiti della Bibbia ebraica risalgono solo a circa l'abbi 1000, molti secoli più tardi
rispetto a quelli della Septuaginta. Il testo masoretico è la versione ebraica che sta
praticamente dietro a tutte le traduzioni moderne dell'Antico Testamento. Tuttavia, è stato
notato dal biblista danese Mogens Muller [3] che: 'Storicamente la Septuaginta dovrebbe
essere dotata di un significato speciale come traduzione, perché, per alcuni ambienti
dell'ebraismo di lingua greca, ha sostituito la Biblia Hebraica, e divenne così loro Bibbia.
Essendo stata accettata come prova conclusiva della rivelazione biblica, è stata utilizzata
dagli autori degli scritti del Nuovo Testamento gli autori, e di conseguenza è giunta ad
avere un impatto decisivo sulla teologia del Nuovo Testamento. In una prospettiva storica, è
diventata, in misura ancora maggiore rispetto alla Biblia Hebraica, l'Antico Testamento del
Nuovo Testamento. Questa circostanza è fondamentale in quanto questa traduzione, come
testimone della trasmissione della tradizione, costituisce un riesame del contenuto di base
dell'Antico Testamento. Secondo Robert Hanhart, esprime ancor più profondo
apprezzamento della testimonianza della rivelazione dell'Antico Testamento (cioè, più
profondo di quello ebraico)'.
La Septuaginta mostra diverse caratteristiche molto significative. Kyrios – Signore, è
costantemente utilizzato in tutta la Septuaginta, senza l'articolo determinativo, per il nome
divino Yahweh. In seguito il suo utilizzo nella Septuaginta vera e propria, è stato utilizzato
allo stesso modo in tutte le altre versioni dell'Antico Testamento greco. C'è ancora un certo
dibattito sul fatto che Kyrios fosse la versione originale del nome divino nella Septuaginta.
Origene e il beato Girolamo Beato insistono che non era così, e che era utilizzato il
Tetragramma (vale a dire le quattro consonanti YHWH del nome di Dio) in un modo o
nell'altro. (Per chi è interessato, ci sono su Internet fotografie di papiri frammentari della
Septuaginta che hanno il Tetragramma.) Ma altri scritti ebraici del tempo forniscono la
prova che Kyrios era utilizzato dagli ebrei di lingua greca al posto di Yahweh, e che
potrebbe essere stato così con la Septuaginta.
Ai nomi propri è data la forma greca, così come nella Bibbia di re Giacomo, nella
Douay-Rheims e altre versioni precedenti del Nuovo Testamento, per esempio Elias (o Eliou)
al posto di Elijah e, cosa molto importante, Gesù invece di Joshua/Giosuè. Quest'ultimo,
3
quando Gesù/Giosué sale sul monte Sinai con Mosè (Es 24:12-18), è visto dai Padri della
Chiesa come un tipo della santa Trasfigurazione. E Gesù/Giosué che scende nel fiume
Giordano (Gs 3:14-4:14) è visto chiaramente come un tipo del battesimo del nostro Signore
Gesù Cristo.
Nella Septuaginta si usa molto spesso la 'traduzione prestito', vale a dire l'adozione di una
frase in ebraico traducendo le sue parti costitutive, piuttosto che rendere il senso di tutta la
frase. per esempio, per l'espressione ebraica 'alzare il viso di qualcuno' che significa
'favorire', la Septuaginta utilizza il più letterale 'lambano prosopon'. Al contrario, in tutta la
Septuaginta vi è un marcato tentativo di evitare quelle molto caratteristiche espressioni
ebraiche antropomorfe o metaforiche che si usano per descrivere Dio, come, 'roccia' o
'pietra', forse per il desiderio di evitare ogni possibile suggerimento che il Dio ebraico era in
qualche modo equivalente alle pietre e agli idoli sacri così diffusi nell'Egitto pagano e nel
mondo ellenico. Così la Septuaginta utilizza termini come Dio, aiutante, guardiano,
protettore, che conservano il senso, ma non le vivide immagini degli ebrei.
Ma quali sono le variazioni più significative tra la Septuaginta e la Bibbia ebraica? In primo
luogo, la Septuaginta differisce dalla Bibbia ebraica sia nel numero di libri sia nella loro
disposizione, come fanno anche la Vulgata e le traduzioni ufficialmente approvate dalla
Chiesa cattolica romana, come la Bibbia di Gerusalemme. Ovviamente, la Septuaginta ha 49
libri rispetto ai 39 della Bibbia ebraica 39 (anche se contando alcuni libri insieme l'ebraismo
li riduce a 24 libri). La Bibbia ebraica non comprende ciò che l'Occidente protestante
chiama gli Apocrifi. Vi sono notevoli differenze tra i libri e il loro ordine effettivo tra la
Bibbia ebraica, la Septuaginta e la Vulgata. Infine, i testi di alcuni singoli libri sono molto
diversi. I testi del Masoretico e della Septuaginta di Geremia, Giobbe e Proverbi differiscono
così tanto che si è costretti a concludere che il testo ebraico dietro la Septuaginta non può
essere stato il testo che conosciamo oggi.
La Septuaginta testimonia molto chiaramente lo sviluppo del concetto del Messia atteso nel
periodo ellenistico. Il nostro Salvatore Gesù Cristo ha citato i Salmi e li ha applicati a se
stesso. (Per esempio, il Salmo 90: 'Egli incaricherà i suoi angeli di custodirti in tutte le tue
vie', e il Salmo 109: 'Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io
ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi'). Ci sono anche riferimenti messianici
chiave nei Salmi 59 e 107. In Luca 24:27 egli mostra ai suoi discepoli tutta la Legge e i
Profeti e dice che si sono compiuti in lui. Ci sono altri esempi del messianismo nella
Septuaginta. In Amos 4:13 Dio è descritto nel Testo Masoretico (MT) che Dio fa conoscere al
genere umano 'ciò che è il suo pensiero'. La Septuaginta legge 'annuncia il suo unto agli
uomini'. Ezechiele 17:22b-23a nel TM recita 'E io stesso pianterò un germoglio su un monte
alto ed elevato; sulla sommità del monte di Sion lo pianterò'. In greco è 'E io stesso lo
pianterò sopra un alto monte; e lo appenderò sulla sommità del monte di Sion'. Numeri 24: 7
e 24:17 sono spesso citati come letture messianiche presenti nella Septuaginta, ma non nel
TM. 24:7 nel TM recita: 'l'acqua scorre dalle sue secchie, la sua progenie avrà abbondante
acqua' e nella Septuaginta diventa: 'un uomo uscirà del suo seme, e regnerà su molte
nazioni'. 24:17 nel TM ha 'Una stella uscirà da Giacobbe e uno scettro da Sion', e nella
Septuaginta è 'Una stella uscirà da Giacobbe, un uomo da Sion'. Prima che diamo troppo
facilmente per scontato che la trasmissione di queste e simili letture è semplicemente a
causa di una lettura successiva tipicamente cristiana di un testo ebraico, perché la maggior
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parte dei manoscritti superstiti della Septuaginta provengono da fonti cristiane, forse
dovremmo ricordare che il giudaismo antico non era affatto identico al giudaismo moderno.
Il concetto teologico di resurrezione personale si è apparentemente sviluppato nel
giudaismo nel periodo ellenistico. La Septuaginta nei Salmi lo dimostra chiaramente. Quindi,
per quanto riguarda il concetto di risurrezione personale, 'Perciò i malvagi non staranno in
giudizio' del Salmo 1 ebraico diventa 'Perciò gli empi non risorgeranno nel giudizio', con il
parola greca anistemi, che significa in particolare sollevarsi, sorgere. E gli autori del Nuovo
Testamento usano anistemi con riferimento alla risurrezione, come fa per esempio 2
Maccabei 7:9,14, che contiene il racconto della tortura e l'esecuzione dei sette figli, e la loro
testimonianza della resurrezione personale: '...ci respingete da questa vita presente, ma il
Re dell'universo ci risusciterà in un rinnovamento perenne della vita, dopo che saremo morti
per le sue leggi... amare Dio dà speranza di essere risuscitati di nuovo da lui. Ma per voi non
ci sarà risurrezione alla vita'. La Septuaginta fa anche un riferimento molto esplicito alla
preghiera per i defunti, che è intimamente legata alla risurrezione personale, in 2 Maccabei
39-45. I libri dei Maccabei non si trovano nella Bibbia ebraica, e la preghiera per i morti è
respinta dalla maggior parte delle comunioni protestanti.
È un fatto che, per quasi cento anni della sua storia più antica, la Chiesa cristiana ha
condiviso la sua Bibbia con l'ebraismo. Quella Bibbia era la Septuaginta. La Septuaginta è
stata la prima Bibbia della Chiesa cristiana. Prima e durante il tempo di Nostro Signore
Gesù Cristo la Septuaginta è stata utilizzata dagli ebrei di lingua greca (la grande
maggioranza degli ebrei) in tutto il mondo greco e romano. Tra questi la Septuaginta
possedeva grande autorità, che è cessata solo dopo successive controversie con i cristiani
che citavano le sue profezie innegabilmente messianiche a favore della loro nuova fede. Fino
alla metà del secondo secolo non troviamo prove di scritti cristiani originali – Vangeli, Atti e
Epistole – che appaiono come Scrittura insieme con libri dell'Antico Testamento. La Bibbia
ebraica è stata trasformata nella Bibbia cristiana quando i primi cristiani e la Chiesa
primitiva sono stati in grado di adottarla come loro Antico Testamento senza alcuna riserva
esteriore, leggendola e interpretandola alla luce della fede in Gesù come il Cristo. (Questo è
naturalmente esattamente ciò che i Vangeli dicono che il nostro Signore stesso ha fatto.) Si
tratta di un approccio che inizia con il Nuovo Testamento e poi torna all'Antico Testamento.
In altre parole, l'Antico Testamento ha senso solo quando viene letto alla luce del Nuovo
Testamento: Vetus Testamentum a Novo receptum, cioè, l'Antico Testamento recepito nel
Nuovo.
L'antica Bibbia greca continua ancora oggi essere il testo autorevole dell'Antico Testamento
utilizzato nell'Oriente cristiano ortodosso, e le versioni slava, araba, copta e altre traduzioni
sono state tutte realizzate a partire dalla Septuaginta. Il caso della Vulgata latina è un po'
diverso, a causa del crescente riguardo che il beato Girolamo aveva per quella che definiva
'la verità ebraica' dopo che si trasferì a Betlemme nel 386 d. C. (la somiglianza della Vulgata
alla Septuaginta è ancora abbastanza sorprendente, tuttavia, in gran parte perché il Salterio
dall'ebraico di Girolamo non sostituì il precedente Gallicanum, che era stato tradotto dalla
Septuaginta, e anche perchè Girolamo non aveva tradotto i libri deuterocanonici, in modo
che le vecchie versioni latine di questi ultimi inclusi nella Vulgata sono traduzioni dalla
Septuaginta). Ma l'insistenza di Girolamo sul primato del testo ebraico e la conseguente
svalutazione della Septuaginta che questo atteggiamento provocò in Occidente
5
paradossalmente può essere visto come il seme da cui è cresciuta la venerazione che i
riformatori occidentali XVI secolo avevano per il testo ebraico masoretico. Questa divenne la
base di quasi tutte le traduzioni in vernacolo dell'Antico Testamento, soprattutto in inglese,
anche se ciò distorceva il rapporto dell'Antico Testamento con il Nuovo. William Tyndale,
prima della sua morte sul rogo nel 1536, tradusse circa la metà dell'Antico Testamento
direttamente dal testo ebraico masoretico piuttosto che dalla Septuaginta greca o dalla
Vulgata latina della cristianità. I libri che non fanno parte della Bibbia ebraica non erano
stati in un primo momento esclusi dai riformatori inglesi del canone, ma erano stati messi
insieme alla fine dell'Antico Testamento come i cosiddetti Apocrifi. Infine sono stati eliminati
del tutto, come si può vedere ispezionando le Bibbie inglesi più moderne che provengono
dalle varie fonti protestanti. Questo sviluppo è stato più sfortunato: ha gravemente
indebolito l'atteggiamento della Chiesa primitiva di Vetus Testamentum a Novo receptum, e
ha portato all'attuale anomalia della critica biblica condotta al di fuori della Chiesa. La
Sacra Scrittura non può, ripeto, non può, essere indipendente dalla Chiesa che la canonizza
e la delimita. L'idea è assurda. E se non c'è un'esatta corrispondenza tra il testo dell'Antico
Testamento e le citazioni fatte nel Nuovo Testamento dal Salvatore stesso, dagli evangelisti
e dagli apostoli, in particolare san Paolo, il legame salvifico vitale tra l'Antico Testamento e
il Nuovo è fondamentalmente oscurato. Muller [4] va al cuore della questione: '...la
questione di qual è il 'vero' testo dell'Antico Testamento non può essere separata dalla
questione di ciò che la Chiesa primitiva considerava la propria Bibbia... è del tutto
irragionevole dire che il 'vero' testo (cioè quello ebraico) in realtà è diverso da ciò che la
Chiesa primitiva credeva che fosse... la citazione di Isaia 7,14 citato in Matteo 1,23, (che è
un testo di prova della nascita verginale), lo rende assolutamente chiaro. Matteo dice
'vergine' in conformità con la traduzione parthenos della Septuaginta greca, mentre il testo
ebraico usa la parola per 'giovane donna', alma, (che in greco sarebbe neanias). Sarebbe
inutile rimproverare l'evangelista per aver usato il testo 'sbagliato'. Al contrario, il
cosiddetto testo 'sbagliato' guadagna un significato proprio per essere stato usato'.
Quanto sopra avrà dimostrato il motivo per cui è quanto mai insoddisfacente che i cristiani
ortodossi utilizzino le traduzioni dell'Antico Testamento che sono fatte a partire dall'ebraico.
È molto importante che noi ortodossi conosciamo e utilizziamo la versione della Septuaginta
dell'Antico Testamento o in originale greco o in traduzione. I nostri formulari e servizi
ecclesiali (certamente i più teologicamente complessi e profondi di tutti i servizi ecclesiali
cristiani) sono un mosaico virtuale di citazioni scritturali della Septuaginta e delle parafrasi
e commenti di testi della Septuaginta per opera dei Padri della Chiesa. Per un esempio di
questo prendete proprio la prima riga del primo libro della Bibbia, la Genesi. Nella Bibbia
ebraica e nelle traduzioni in inglese da questa ricavate abbiamo 'In principio Dio creò il
cielo e la terra'. Nella Septuaginta, è 'In principio Dio fece il cielo e la terra'. La prima
clausola del Simbolo niceno, a seguito della Septuaginta, ha in inglese Maker (fattore), e
non Creator (creatore). (Il Credo apostolico della Chiesa cattolica romana, seguendo la
traduzione di san Girolamo dall'ebraico, ha Creatorem, creatore.) Nella frase successiva
della Genesi la Septuaginta descrive la terra al momento della creazione come 'invisibile e
senza forma'. La parola della Septuaginta 'invisibile' è messa nella successiva clausola del
Simbolo niceno, dove abbiamo '...e di tutte le cose visibili e invisibili'. In ebraico il passaggio
recita 'informe e vuota'. È un dato di fatto che l'apprendimento della fede ortodossa viene in
gran parte attraverso la frequentazione delle sue funzioni. Se non possiamo riconoscere
queste citazioni scritturali quando le incontriamo nelle funzioni, la nostra comprensione
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della fede è handicappata.
Gli ortodossi di lingua inglese sono stati per lungo tempo handicappati in tal modo. È vero
che per molto tempo ci sono stati due traduzioni in inglese della Septuaginta. Alla fine del
XVIII secolo Charles Thomson, uno dei padri fondatori dell'America, riconoscendo la
connessione vitale della Septuaginta con il Nuovo Testamento, produsse la prima traduzione
inglese della Septuaginta, sulla base del testo greco di J. Field stampato nel 1665. Poi, nel
1851 Sir Lancelot C. L. Brenton pubblicò la sua traduzione della Septuaginta. È quest'ultimo
che è generalmente disponibile e abbastanza noto oggi in edizioni bilingui in forma di libro o
su Internet. Tuttavia si tratta di un testo diplomatica (vale a dire basato su un singolo codice,
in questo caso il Vaticanus), che non del tutto d'accordo con il testo greco della Chiesa
ortodossa. Ora sono state completate o sono in corso molte altre traduzioni in inglese. Le
più significative tra queste sono la New English Translation of the Septuagint (NETS) e la
Orthodox Study Bible (OSB). Le altre includono la traduzione fatta da Peter Papoutsis del
testo ufficiale greco-ortodosso (in corso), e la Eastern Orthodox Bible (EOB), un progetto
che è destinato alla fine a includere il testo della Septuaginta in una moderna versione
inglese della traduzione di Brenton, notando anche le varianti testuali della Peshitta siriaca,
del Masoretico e di altre versioni antiche. E chi scrive ha prodotto una versione inedita in
base al testo dell'Apostoliki Diakonia della Chiesa di Grecia, con la Bibbia di re Giacomo
come modello inglese, ma cambiata dove si differenzia dal greco, cosa che fa molto spesso.
La New English Translation of the Septuagint (NETS) è un testo eclettico accademico
tradotto dall'edizione critica Gottinga/Rahlf [5] della Septuaginta. Il primo volume di questa
traduzione, i Salmi, è apparso nel 2000. La Oxford University Press ha pubblicato la
traduzione completa nel mese di ottobre 2007. Il testo della NETS si basa sull'Antico
Testamento della New Revised Standard Version della Bibbia. Poiché si basa su un testo
greco eclettico, questa versione della Septuaginta non è adatta per l'uso da parte degli
ortodossi di lingua inglese.
La seconda di queste traduzioni ha un significato più diretto per l'Ortodossia. La Orthodox
Study Bible, New Testament and Psalms (OSB) è stato originariamente pubblicato nel 1993.
Il testo del Nuovo Testamento testo della OSB è la New King James Version (NKJV), che è a
sua volta basata sul Textus Receptus bizantino, il testo tradizionale delle Chiese di lingua
greca, anzi di tutta la cristianità fino al XIX secolo. In assenza in quel momento di una
traduzione inglese adeguata della Septuaginta, i Salmi sono stati presi direttamente dalla
traduzione del Masoretico ebraico fatta dalla della New King James Version. Questa prima
OSB ha ricevuto molte critiche avverse. Ora, sotto la direzione di padre Jack Sparks, una
nuova traduzione della Septuaginta è stata pubblicata negli Stati Uniti come parte di The
Orthodox Study Bible: Septuagint and New Testament.
La nuova Orthodox Study Bible è stata pubblicata nel febbraio 2008. Ha note di studio e
guide teologiche. Si tratta di una traduzione 'parola per parola' del greco fatta da un certo
numero di autori in un inglese moderno formale, ma con echi della Bibbia di re Giacomo.
Come il suo predecessore nel 1993, la nuova OSB utilizza la New King James Version come
propria base, ma afferma di averla cambiata laddove differisce dal testo della Septuaginta.
Tuttavia, non è sempre così. La dipendenza della OSB dalla NKJV della Bibbia è a volte un
deciso svantaggio: sembra che ci sia una forte riluttanza a deviare dal testo della NKJV
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anche quando il significato letterale del greco lo richiede. Un esempio egregio si verifica nel
testo messianico fondamentale di Genesi 49:10. Il significato del greco è, 'Un dominatore
non mancherà da Giuda né un sovrano dai suoi fianchi, fino a quando verranno le cose in
serbo per lui, e lui è l'attesa delle nazioni'. La OSB, seguendo esattamente la NKJV, ha: 'Lo
scettro non sarà tolto da Giuda, né un legislatore dai suoi fianchi finché verrà Shiloh: e per
lui sarà l'attesa delle genti'. Tuttavia, nonostante le sue molte evidenti carenze, sembra che
l'OSB, con un importante editore (Thomas Nelson) dietro di essa, rimarrà la traduzione
ortodossa standard della Septuaginta nell'immediato futuro.
Note
[1] Ware, Kallistos (Timothy): The Orthodox Church, p.208; Penguin 1963
[2] Turpie, D.H.: The Old Testament in the New; Williams e Norgate 1868
[3] Muller, M: The First Bible of the Church, pp.115-6; Sheffield Academic Press 1996.
[4] Muller, M: op. cit., p.23
[5] Septuaginta. Id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes. Stuttgart:
Wurttembergische Bibelanstalt, 1935

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